Recensione: Arcanum Gloriae
Un artwork efficace e dal sapore medievale presenta “Arcanum Gloriae”, primo album in carriera firmato dagli italiani Astral Domine ed uscito all’inizio del nuovo anno.
Guardando semplicemente l’eloquente copertina che accompagna il lavoro, è possibile capire senza difficoltà quali siano le trame musicali orchestrate dall’ennesima band che ha fatto del Power Metal sinfonico la propria Mecca.
Nonostante dunque l’opera sia permeata da una mancanza di personalità dovuta nuovamente alla presenza dei classici ingredienti del genere, già ampiamente sfruttati da decine di altri gruppi, va comunque riconosciuto come i nostri abbiano saputo svolgere il proprio compito in maniera esemplare: l’opera è infatti caratterizzata da un’ottima produzione (curata da Andrea De Paoli, tastierista dei Labyrinth fra gli altri) che ne rende decisamente agevole l’ascolto.
I primi istanti dell’album sono concentrati nelle atmosfere mistiche della breve “Arcanum Gloriae”, immancabile intro narrata e fortemente sinfonica, che accompagna il fruitore al cospetto della massiccia opener “Holy Knights”, la quale dopo un’ulteriore breve intro acustica, esplode con tutta la potenza tipica del Power Metal più epico, richiamando subito le classiche melodie da sempre molto care ai connazionali Rhapsody Of Fire, per un risultato complessivo sicuramente piacevole ma per nulla innovativo.
Stessa sorte anche per la successiva “King Of North”, brano in cui è evidente la notevole bravura tecnica del combo nostrano che, tuttavia, non mostra l’intenzione di voler fare affidamento su idee particolarmente originali, limitandosi a riproporre le soluzioni compositive già ascoltate molte volte negli anni passati da tanti altri colleghi: un pezzo che si lascia comunque ascoltare, pur non riuscendo ad esaltare a causa della esagerata canonicità che ne caratterizza ogni istante.
La seguente “Moonlight”, addolcisce i toni dell’opera, presentandosi come una classica ballad sinfonica, comunque molto ben composta e di piacevole ascolto.
Il gruppo torna poi su lande più propriamente Power sulle note dell’articolata “Tale Of The Elves And Pain”, episodio in grado di offrire qualche momento melodico interessante, dimostrando ancora una volta la preparazione tecnica dei singoli che, tuttavia, non è patrimonio del tutto sufficiente a salvare questa prima release da una sconveniente sensazione di convenzionalità, come dimostrato pure dalla seguente “Where Heroes Die”, traccia nella quale fa la sua comparsa (direttamente proprio dai Rhapsody Of Fire), Fabio Lione in qualità di ospite d’eccezione.
“I Am The King”, avvia senza troppe sorprese l’ascoltatore alle fasi conclusive del platter, così come anche le seguenti “My Lord”, “Welcome To My Reign” e “Falsi Dei”, quest’ultima traccia cantata interamente in italiano e realizzata con la collaborazione di Giuseppe Cialone dei Rosae Crucis.
Nonostante le buone premesse, questa prima fatica degli Astral Domine si rivela essere un’opera ancora acerba, caratterizzata da molta buona tecnica ma da un songwriting deludente in quanto poco personale.
Di certo l’esordio dl gruppo tricolore non mancherà di far gioire gli appassionati più accaniti del genere, mentre andrà incontro allo sdegno di chi, dopo quasi due decadi di Power Metal sinfonico, è ormai stanco di ascoltare sempre la stessa formula riproposta solo con un moniker differente.
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