Recensione: Archangels In Black
Apparsi sulle scene nel 2001 con Sanctus Ignís e consacrati
soli due anni dopo con lo stupefacente Underworld, i francesi
Adagio hanno proseguito sulla propria strada abbandonando, già con il
successivo Dominate, orchestrazioni e partiture più elaborate a
favore di un sound più semplice, diretto e sempre più lontano dagli stilemi
proposti nei primi due lavori. Netto cambio di rotta quindi, che risultava
essere ugualmente efficace e non privo di fascino.
L’evoluzione continua e, forse, arriva alla fine proprio con Archangels In
Black, album ancora più semplice e diretto del precedente e ormai lontano dai
lidi progressive che caratterizzavano le produzioni del passato. La domanda a questo punto sorge spontanea:
che genere suonano gli Adagio nel 2009? Il sound della band francese è ormai
classificabile come un power metal dalle forti tinte gothic, riscontrabili
sopratutto nelle tematiche oscure che contraddistinguono i testi. Nulla da
criticare sul fattore dell’esecuzione, ci mancherebbe altro, il gruppo riesce
anche tutt’ora ad esprimersi su altissimi livelli, sopratutto per quanto
riguarda la tecnica in dotazione, ma
quello che forse riesce a far storcere il naso è la qualità di un songwriting
non del tutto brillante. Le idee ci sono, ma nella maggior parte, ahimè, vengono
sfruttate piuttosto malamente.
Eppure l’iniziale Vamphyri fa ben sperare per quelle che saranno le sorti di questa
nuova uscita. Traccia dove a imporsi, come sempre, è la chitarra
dell’autoritario Forté, il quale non si limita solamente a ricamare
ritmiche tanto semplici quanto furiose e assoli funambolici, ma prende anche
possesso del microfono con quelle parti in scream già presenti in Dominate
e che, a dirla tutta, stonano non poco con quello che il contesto del disco. In
ogni caso l’opener, così come la conclusiva Getsu Senshi, appaiono
come due pezzi ispirati, freschi e coinvolgenti. Ma il vero problema di
Archangels In Black sta nella restante parte della tracklist, quei brani
piazzati in mezzo ai due pilastri appena citati. Nulla di assolutamente
fallimentare, sia chiaro, la band svolge benissimo il proprio compito, ma lo fa
senza troppo scomodarsi e senza tirare fuori qualcosa che vada oltre
l’ordinario, oltre il già sentito (anche nelle produzioni della band stessa),
lasciando l’ascoltatore con l’amaro in bocca per più di un’occasione. Fra le
novità migliori c’è sicuramente la prestazione del nuovo arrivato Christian
Palin, autore di una prova vocale eccellente, grazie ad un cantato altamente
interpretativo, aggressivo e melodico al punto giusto. Ma non basta, i pezzi
faticano a decollare per più di un occasione, risultando essere privi
d’ispirazione, godibili ai primi ascolti, ma noiosi durante i successivi giri
nel lettore.
Doveva pur succedere prima o poi, anche se non si può parlare di fallimento
completo. Archangels In Black alla fine dei conti è semplicemente
un compitino svolto alla perfezione, ma con poca, pochissima personalità e senza
alcuna ambizione, deficit non da poco che gli garantiscono una limitata
longevità, per poi essere tranquillamente messo da parte a favore di prodotti
ben più validi e ispirarti. Netto passo falso per gli Adagio quindi, una
band che ha tutte le carte in regola per fare molto di più, come è già successo
in passato.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Vamphyri
02 The Astral Pathway
03 Fear Circus
04 Undead
05 Archangels In Black
06 The Fifth Ankh
07 Codex Oscura
08 Twilight At Dawn
09 Getsu Senshi