Recensione: Architects Of Perfection

Di Daniele D'Adamo - 16 Luglio 2011 - 0:00
Architects Of Perfection
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Genere:
Anno: 2011
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82

Quando la brutalità si unisce mirabilmente alla melodiosità, è tempo di sognare, di devastare campi di gente con la forza del suono e di farli volare con l’azione dell’armonia. Quest’effetto sinergico prende il nome di metalcore e, fra quelli che vivono il genere, quello di Six Reasons To Kill; fra i capostipiti della covata malefica nata sotto l’egida dell’accordatura ribassata.
Terra d’origine, ovviamente (Heaven Shall Burn e Neaera, parenti stretti che togliendo un po’ di delicatezza al suono fanno deathcore), la Germania. Anno di formazione: 1999. Quindi, una solida esperienza che si sente tutta, dal vivo, e una produzione discografica che conta altri tre full-length oltre all’ultima creatura, “Architects Of Perfection”.

Il metalcore, come tutti i generi del metal, ha una dignità artistica che esula dalle regole del commercio, anche se spesso e volentieri è accostato solo e soltanto alla fetta più giovane e meno attenta, musicalmente parlando, del mercato discografico internazionale. Ciò è un grossolano errore, poiché il susseguente pregiudizio impedisce di gustare appieno gruppi dannatamente solidi sia per quanto riguarda la preparazione tecnica, sia per quello che concerne l’abilità compositiva. Come il quintetto di Koblenz, appunto. La cui musica, invero non ‘così’ melodica come si potrebbe pensare, difficilmente si potrà ascoltare al supermercato sotto casa.

Da buona scuola del miglior metalcore i Six Reasons To Kill pestano come fabbri, scatenando dei terribili breakdown un po’ ovunque; breakdown davvero micidiali nel loro passo e nella loro potenza, imbastiti da chitarre usate a mo’ di motosega e da bordate di hyper-bass da far ballare le budella. Non si contano neppure le sfuriate dei blast-beats assassini, le furibonde accelerazioni e i repentini rallentamenti, da brivido caldo. Lars Tekolf passa con abilità e mestiere i tre modi di cantare caratteristici delle tipologie *-core: scream scellerato, growl cavernoso e, ultimo ma non ultimo, violento inhale. Marco Andree e Loc costruiscono senza esitazione alcuna un terribile wall of death cavalcando la scia dei migliori, assieme a band come i The Black Dahlia Murder e Bleeding Through; appartenenti alla stessa famiglia energetica dei Nostri. L’enorme forza erogata dal motore ritmico alimentato da Matthias Machenheimer e Florian Dürr non presenta né indecisioni né soluzioni di continuità. Eccellente, inoltre, il missaggio per merito dell’amico di vecchia data Kristian “Kohle” Bonifer (Crematory, Agathodaimon, Sieges Even, …).

E i brani?
La domanda è lecita poiché è qui, infatti, che è nascosto il vero punto di forza del combo teutonico: la capacità di scrivere buone canzoni. Canzoni niente affatto scontate. Anzi, bisogna passare il CD più di una volta per consentire a queste di entrare nel cervello. L’impianto compositivo non è particolarmente complicato, tuttavia le armonie sono lontane da quell’immediatezza che, magari, ci si potrebbe aspettare. I Six Reasons To Kill sono stati in grado di crescere, nel corso della loro carriera, facendo evolvere la loro musica verso un’espressività notevole lontana da trappole quali la troppa sdolcinatezza o l’essere accattivanti a tutti i costi. Del resto, il sound di “Architects Of Perfection” è incentrato sullo sviluppo della potenza del suono, della pulizia dello stesso e della sua consistenza. E non sulla ricerca di ciò che occorre per accaparrarsi la più ampia possibile fetta di mercato discografico. Gli inserti di ambient/elettronica, per esempio, non sono stati inseriti – di certo – per aggraziare l’insieme ma solo per accrescere l’onda d’urto complessiva e, anche, per dare più sostanza alla ricetta; cioè con quel sottilissimo retrogusto malinconico che rimanda ai Devil Sold His Soul, per fare un esempio. Fra le dieci song, tutte sedute sul gradino più alto della qualità tecnico/compositiva, emergono “My Bitterness” e “Perfection”. Semplicemente stupende.        
   
Lavoro da non perdere nel modo più assoluto, “Architects Of Perfection” è l’esempio della vacuità dei pregiudizi applicati al metalcore. I Six Reasons To Kill sono dei cavalli di razza, tanto fini nell’arte della composizione musicale quanto brutali nell’esecuzione dei pezzi. Il loro è un metallo estremo, pesante e moderno. Difficile non rimanerne affascinati. Stupendo rimanerne intrappolati.   
   
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Welcome To Forever 4:05     
2. My Bitterness 5:06     
3. False Absolution 4:08     
4. Perfection 4:50     
5. Awaken 5:17     
6. My Poison 5:03     
7. Day Of The Apocalypse 5:08     
8. Scum Belongs To Scum 4:19     
9. Wandering Stars 2:47     
10. Buried To The Sea 6:39                         

All tracks 47 min.

Line-up:
Lars Tekolf – Vocals
Marco Andree – Guitar
Loc – Guitar
Matthias Machenheimer – Bass
Florian Dürr – Drums
 

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