Recensione: Arise- From Ginnungagap to Ragnarök- The History of the Vikings Volume III
Terzo ed ultimo capitolo della saga dei Vichinghi narrata dai teutonici Rebellion, “Arise– From Ginnungagap to Ragnarök– The History of the Vikings Volume– III” si occupa stavolta delle leggendarie gesta del popolo nordico lungo il corso del cammino da Ginnungagap (l’abisso cosmico esistente prima della creazione, n.d.r.) a Ragnarök (la guerra finale fra le potenze della luce e dell’ordine e quelle della tenebra e del caos, n.d.r.).
È bene in ogni caso mettere subito le mani avanti: nonostante l’ostentata epicità (anche nell’artwork), la musica non mutua pari pari quest’impostazione, assumendone anzi in modo abbastanza marginale i relativi caratteri distintivi. In buona sostanza, i Rebellion macinano un Heavy Metal pesante, massiccio, quadrato, con poche concessioni sia alla melodia che ai toni solenni. Il groove delll’album non si discute. I musicisti hanno esperienza ed altrettanta antica cultura Metal, per cui la produzione metallica che offrono è senz’altro fluida, attuale ma con radici che affondano nel passato, continua e consistente. Senza cali ed indecisioni, insomma.
A partire dal cantato “a petto in fuori” di Michael Seifert, permeato da un forte sentore di testosterone, con una sezione ritmica (Tomi Göttlich, basso, e Gerd Lücking, batteria) che si può assimilare ad un’incudine sulla quale vengono battuti i poderosi riffs delle due arme bianche (Uwe Lulis e Simone Wenzel), il risultato cui si giunge è un Heavy Metal moderno, tonante, dai chorus spesso anthemici, ma piuttosto statico e relativamente scontato. Il songwriting, pur essendo professionale, non presenta infatti elementi di particolare novità ed originalità: l’attitudine è tanto ortodossa, che non potrebbe esserlo di più. Caratteristica, questa, che può prendersi sia come un pregio, sia come un difetto.
Già da subito l’opener “War” dimostra inequivocabilmente l’attitudine sopra menzionata, rivelandosi un macigno, mancante di decorazioni ed addobbi, duro da rodere per chiunque. Più godibile “Arise” che, sottolineata dal piano, si avvia non troppo velocemente verso un ritornello ove si intravede un primo timido, soffuso tono epico ed anche degli assoli di chitarra in accordo con il tono stesso. “Asgard” (dimora degli dèi, n.d.r.), romba sin dall’inizio con un riff “gigantesco”, ma la miticità del luogo che titola la canzone non si trova altrettanto profusa nella canzone medesima, che comunque genera un impatto sonoro non indifferente. Anche “Odin”, forse, non rende pieno onore al nome che si porta anche se, ad onor del vero, il perenne muraglione di suono eretto dai tedeschi non presenta la benché minima crepa.
“Runes” non aggiunge ne’ toglie alcunché a quanto descritto per i brani precedenti, se non una linea melodica più presente. “Bolverk”, vivace e frizzante, si allinea per continuità stilistica al pezzo precedente, aggiungendo un pizzico di “verve” durante l’incrociarsi degli assoli delle sei corde. Finalmente, con “Thor”, si inizia a respirare il groove eroico che permea i testi del lavoro. Un robusto mid-tempo sale costantemente di intensità, sino ad arrivare ad ampi spazi corali e fragorose cascate di note delle chitarre in occasione del ritornello, che innalzano la canzone al livello di Colui che essa descrive aiutandosi, anche, con le (poche) orchestrazioni sparse qua e là attraverso il lungo viaggio. La miglior song dell’album, forse rappresentativa dello stile che avrebbe dovuto esserci ovunque. Si cambia poi con la velocità riottosamente sostenuta in “Evil”, identificabile da un ritornello composto dalla voce solista più il coro, per un risultato che obiettivamente appare a questo punto ormai scontato. Un pizzico di rallentamento nel ritmo di “Loki”, che va ad annoverarsi nel gruppo delle canzoni “senza infamia ne’ lode”. “Prelude” apre in maniera ritmicamente regolare ma con pochi spunti artistici degni di nota.
“Ragnarök” possiede un buon motivo portante, nel senso che è memorizzabile ed anche melodico; motivo portante che, sfortunatamente, finisce nel più scontato dei ritornelli. La fine di “Arise– From Ginnungagap to Ragnarök– The History of the Vikings– Volume III” arriva con “Einherjar”, introdotta da una parte acustica, cantata con sentimento da Seifert. Questa emotività prosegue lungo il percorso innevato del pezzo, nel quale si torna con piacere a respirare l’aria rarefatta che ammanta le solenni, alte vette del Mito.
Nonostante alcuni brani di alto livello, nella globalità “Arise– From Ginnungagap to Ragnarök– The History of the Vikings– Volume III” è un lavoro appena più che discreto sia dal punto di vista artistico, che tecnico, che della produzione (volutamente stridente, ma a volte leggermente confusa); un album di puro e fragoroso Heavy Metal, certo, che però, purtroppo, manca alla base di un songwriting capace di dar vita ad un’“anima” tale da farlo restare per sempre indimenticato nei cuori degli amanti delle saghe nordiche.
Daniele “dani66” D’Adamo.
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Tracklist:
1. War 03:53
2. Arise 04:39
3. Asgard 03:19
4. Odin 04:39
5. Runes 05:14
6. Bolverk 03:15
7. Thor 09:06
8. Evil 04:09
9. Loki 04:10
10. Prelude 03:42
11. Ragnarök 05:47
12. Einherjar 07:21