Recensione: Armageddonize

Band: Eclipse

Album

Etichetta:

Genere: Hard Rock 

Anno: 2015

Nazione:

Scopri tutti i dettagli dell'album

88

Gli amanti dell’hard rock melodico (MHR per i fans anglosassoni) hanno atteso gonfi di fiducia il nuovo lavoro degli Eclipse, in arrivo in questi giorni via Frontiers Music con il titolo di “Armageddonize”.
Il four-piece svedese, infatti, ha fatto gridare pubblico e critica al miracolo, negli anni scorsi, grazie ai suoi precedenti album, e soprattutto a Bleed & Scream, tra i lavori più acclamati dell’hard rock del secolo in corso.
Non solo. La premiata ditta Erik Mårtensson/ Magnus Henriksson ha marchiato a fuoco con la propria griffe le più svariate proposte di MHR ed AOR degli ultimi tempi (sarebbe inutile citarli, per gli attenti visitatori di TM, ma rammentiamo giusto W.E.T. e Jimi Jamison per i più distratti). In questo modo, si è resa artefice di un vero e proprio canone di riferimento per tale genere, un marchio di fabbrica creato forgiando insieme energia e melodia in muro sonoro per qualcuno fin troppo glaciale e che, inevitabilmente, vanta ormai innumerevoli tentativi d’imitazione.
A quanto pare gli Eclipse non si sono per nulla fatti intimidire dalle attese, realizzando, anche con il nuovo album, un centro perfetto che non dà motivo di perplessità o delusioni. Ancora una volta i rockers scandinavi, difatti, sono stati in grado di esprimere al massimo grado di qualità la loro musica fatta di adrenalinica determinazione, maestria strumentale ed armonie cristalline e immediatamente memorizzabili, riuscendo a licenziare un rosario di undici canzoni tra le quali non si registra neanche un singolo calo di ispirazione.

I brani di Armageddonize sono, invero, una sequenza micidiale che lascia l’ascoltatore senza respiro e senza tregua, abbandonandolo alla fine felice  e pieno d’ottimismo grazie all’ariosità delle composizioni interpretate.
Il full-length parte con I Don’t Wanna Say I’m Sorry. Si tratta di un tripudio di riff saettanti, di cascate di elettricità e di ritmi arrembati, percorsi dai lampi di  melodia dispensata a profusione. Questo clima è subito bissato da Stand On Your Feet, contraddistinta da una sezione ritmica implacabile e da una voce che si arrampica grintosamente lungo i sentieri melodici della canzone.
L’arpeggio iniziale della successiva The Storm non deve trarre in inganno: gli Eclipse, infatti, sono ancora alle prese con il rock, sebbene su ritmi più cadenzati, drammatici ed evocativi.
Con Blood Enemies la band cambia atmosfera, protendendosi in uno scenario sonoro ombroso e minaccioso di tastiere e chitarre che si apre in un incedere marziale ed epico.
Grazie a Wide Open, torniamo dalle parti di un rock grintoso con squarci luminosi di armonia nel chorus.
Live Like I’m Dying è la “obbligatoria” ballata,  intensissima e magnificamente cantata, ma sempre pervasa di determinazione e potenza  strumentale con tanto di possente assolo della sei corde.
Breakdown realizza un’interruzione parziale nel flusso di rovente lava hard rock per proporre un brano con spunti blues e – a tratti – country ma sempre in un ambiente MHR.
Torniamo sui consueti binari espressivi con Love Bites, trascinante e frizzante, e con Caught Up In The Rush, fiera e spavalda.
One Life – My Life è un uptempo melodico dove fanno capolino intarsi elettronici molto anni ottanta, ma resa attuale dalla possanza delle asce, e, infine, All Died Young irrompe quale ultimo terremoto hard rock, anch’esso implacabile ed epico pure nel suono delle chitarre.
 

In definitiva, Armageddonize consolida il ruolo precipuo degli Eclipse nel panorama musicale di riferimento, grazie ad un flusso ininterrotto di energia tempestosa, di melodia avvincente, di chitarre irruenti ed al tiro implacabile della sezione ritmica, senza il più piccolo calo di tensione nel corso dei suoi quarantatré brucianti minuti di durata.