Recensione: Armchair Theatre / Zoom / Live
Meritoria senza dubbio l’opera messa in atto da Frontiers Records che, dopo averne recentemente acquisito i servigi – suggellati con la pubblicazione del Greatest Hits “Mr. Blue Sky” e del solo album “Long Wave” – torna a far circolare il nome di un grande artista quale Jeff Lynne, protagonista nel corso dei ‘70’s di alcune grandi uscite al comando dell’Electric Light Orchestra (E.L.O.), band divenuta seminale grazie al caratteristico sound ricco di effetti e sfumature, costantemente a cavallo tra il pop più leggero, il rock d’annata e venature progressive.
L’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è quello probabilmente di donare nuovo lustro alla carriera di un grande esponente della musica rock/pop di quegli anni, permettendo anche alle generazioni più giovani di venirne agevolmente in contatto.
Il mezzo, oltre alle due precedenti uscite citate poc’anzi, è questa volta la realizzazione contemporanea di ben tre album distinti, suddivisi in due reissue con le consuete bonus track a corredo ed un live (di epoca recente), del tutto inedito.
Jeff Lynne – Armchair Theatre (Reissue)
Edito originariamente nel corso del 1990 per Reprise Records, “Armchair Theatre” è il primo vero disco solista di Lynne dopo la ventennale esperienza a capo dell’E.L.O. e i nobili divertissement con i Traveling Wilburys.
Leggero, primaverile, decisamente ammantano di ottimismo e sensazioni rilassate sin dalla bucolica copertina, l’album si dipana nell’arco di undici tracce perennemente vicine alle soluzioni della band madre, frammiste agli abituali riflessi “beatlesiani” tipic del songwriting di Lynne.
Accompagnato da una crew spesso di grande prestigio, l’album si presentava talvolta come una sorta di continuazione dell’avventura vissuta proprio con i due LP targati Traveling Wilburys, straordinaria rock band costruita pochi anni prima con la collaborazione di Bob Dylan, Tom Petty, Roy Orbison e George Harrison.
Le gioiose “Every Little Thing”, “Don’t Say Goodbye” e le celestiali “What Would It Takes” e “Lift Me Up” (splendido omaggio alle arie degli E.L.O.) i pezzi forti di un album gradevolissimo, completato dalla presenza di un paio di cover (“September Song” e “Stormy Weather”) che, in questa nuova versione confezionata da Frontiers, si arricchisce delle bonus “Bordeline” (b-side del singolo “Lift Me Up”) e “Forecast” (del tutto inedita).
Per lungo tempo introvabile, “Armchair Theatre” riconferma le sensazione di un tempo, rimanendo intatto proprio come ce lo ricordavamo: deliziosamente aggraziato e ricco di solarità.
Electric Light Orchestra – Zoom (Reissue)
Fuori nel giugno 2001 su Epic Records, “Zoom” fu, per i tanti fan dell’E.L.O., una sorta di profondo ed inatteso tuffo nel romantico mare dei ricordi passati.
Nuovamente a capo dello storico moniker dopo più di quindici anni, Lynne rispolverò le luci della mitica astronave più per diletto personale che per reali velleità di successo artistico: pensato in partenza come secondo disco solista, l’album – probabilmente per ragioni prettamente commerciali – assunse invece il nome dell’Orchestra, senza tuttavia averne i requisiti reali.
Composta e suonata dal solo mainman britannico in compagnia di guest d’eccezione (Ringo Starr e l’amico e sodale George Harrison tra gli altri), la selezione di brani vedeva la collaborazione del solo Richard Tandy tra i vecchi partner, lasciando un po’ d’amaro in bocca tra coloro i quali avevano creduto nelle possibilità di una qualche reunion effettiva.
Il disco risultò ad ogni modo buono, per quanto impossibile da paragonare alle eccellenze del sommo passato. Più asciutto e meno elaborato, “Zoom” annoverava una serie di pezzi al solito gradevoli e di facile ascolto, sempre a cavallo tra il rock vecchia maniera, ballate old style con qualche accenno pop ed insospettabili tratti AOR, proprio come apprezzabile nella piacevolissima e divertita “Melting In The Sun”.
“Alright” traccia portante, non a caso scelta come apertura, le deliziose “State Of Mind” e “Stranger On A Quiet Street” ed il rockabilly “Easy Money” – episodi ancora una volta ancorati all’asse Electric Light Orchestra / Traveling Wilburys – rappresentavano i momenti migliori di un LP che non sconvolse i cuori dei vecchi fan, pur garantendo ancora una volta, tanta di quella buona musica da sempre presente nel songbook del grande Lynne.
L’inedita “One Day” ed una versione live della celebre “Tirn To Stone”, le bonus di questa reissue made in Frontiers, ulteriore opera di riscoperta di un album presto uscito dai cataloghi.
Electric Light Orchestra – Live
A corredo conclusivo di questo interessante giro di uscite a marchio Jeff Lynne, Frontiers propone infine un gradevole ed immancabile live contenente alcuni dei maggiori successi del gruppo britannico.
Dimensione non proprio abituale negli ultimi tempi per l’E.L.O., l’album proposto è essenzialmente incentrato sull’esibizione tenuta da Lynne in quel di Los Angeles ad inizio millennio, proprio in occasione del tour a supporto dell’appena uscito “Zoom”.
L’ascolto di brani inarrivabili quali “Confusion”, “Twilight”, “Mr. Blue Sky” e “Can’t Get It Out Of My Head” ha sempre il potere di richiamare immagini celestiali nella mente di chi ha amato l’Orchestra, lasciandosi alle spalle il consueto velo di malinconia per un’epoca che ormai non c’è più.
Supportato dalla consueta schiera di grandi nomi (tra gli altri, il solito, fraterno, Richard Tandy alle tastiere, ed i fratelli Bissonette alla rhythm session), Lynne ripercorre – un po’ malinconicamente a dire il vero – alcuni dei capisaldi della propria carriera artistica realizzati con la straordinaria band madre.
Già edito in DVD qualche tempo fa “Electric Light Orchestra Live”, è in realtà la riproposizione con quattro tracce aggiuntive della stessa opera già immortalata su supporto digitale, cui vanno ad aggiungersi le due inedite “Out Of Look” e “Cold Feet”, a dire il vero, forse il maggior motivo d’interesse nei confronti di questa opera dal vivo.
Allegro e scanzonatissimo rockabilly la prima, lenta ed intensa la seconda, sono sostanzialmente due episodi che si innestano in modo lineare nella recente produzione del songwriter inglese, riverberandone con fedeltà i temi, le atmosfere e la produzione dei suoni.
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Come già riferito in apertura, una piacevole ed encomiabile operazione di riscoperta a favore di un grande artista della musica rock di qualche decade fa: l’effetto nostalgia è, per chi ne ha amato il percorso sin dagli inizi, assolutamente assicurato.
I tre album proposti non sono, con tutta probabilità, opere imprescindibili senza le quali dirsi incompleti o sprovvisti di pezzi assoluti.
Data la difficile reperibilità acquisita nel corso degli anni, tuttavia, un’interessante motivo di valutazione per i collezionisti accaniti o per i vecchi fan dell’E.L.O..
Con la certezza che, qualora qualche neofita dovesse pure imbattersi in “Zoom” o ancor più, “Armchair Theatre”, ben difficilmente potrebbe bollarne i contenuti come sgradevoli o dozzinali…
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