Recensione: Army Of Dreamers

Di Manuel Gregorin - 12 Settembre 2022 - 0:01
Army Of Dreamers
Band: Allen/Olzon
Etichetta:
Genere: Symphonic 
Anno: 2022
Nazione:
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75

Secondo lavoro per Allen/Olzon, il progetto musicale che vede duettare assieme le voci di Russell Allen (Symphony X, Adrenaline Mob) e Anette Olzon (ex Nightwish, The Dark Element), il tutto dietro la regia esperta di Magnus Karlsson (Primal Fear, Free Fall,The Ferryman).

A dire la verità la collaborazione fra Karlsson e Allen era iniziata già nel 2005 con Allen/Lande, in cui il cantante dei Symphony X era impegnato a collaborare con il vocalist norvegese Jorn Lande (Masterplan, Millenium) mentre il buon Magnus si occupava della parte musicale. Questo sodalizio poi andrà avanti fino al 2014, quando gli impegni dei vari musicisti coinvolti ne decreterà la fine. In tempi recenti Karlsson ricontatta Allen per intraprendere una nuova strada artistica includendo questa volta Annette Olzon e dare così il via ad un nuovo progetto. Questa esperienza musicale porterà al disco esordio Worlds Apart del 2020.
Visti i buoni riscontri del debutto ecco arrivare ora il come back discografico  con questo nuovissimo Army Of Dreamers.

Edito da Frontiers Music, prodotto da Karlsson stesso con la collaborazione di Jacob Hansen, il secondo capitolo discografico vede, oltre alle voci di Russell ed Annette, Magnus Karlsson ad occuparsi delle chitarre, basso e tastiere. Viene riconfermato infine alla batteria Anders Köllerfors, già impegnato con il progetto solista di Anette Olzon oltre che con Heart Healer e Starbreaker.
Anche Army Of Dreamers ripropone la formula già presente sull’esordio Worlds Apart: metal melodico dalla produzione cristallina con decise influenze sinfoniche, tutto costruito su misura per le voci dei due talentuosi singer.

Un intro di tastiere maestose che ricorda le colonne sonore dei colossal hollywoodiani introduce alla title track, messa in apertura di questo lavoro. Il pezzo si presenta ben ritmato dove si gioca con i vocalizzi di Allen tendenti all’aggressivo alternati a quelli più melodici della Olzon. Fra le due voci poi trova spazio un buon assolo di chitarra di Karlsson. Infatti teniamo a ribadire quanto in questo progetto, Karlsson non sia da considerare un semplice turnista, ma al contrario abbia un ruolo di rilievo. Essendo lui la mente dietro a tutto l’impianto non sarebbe per niente fuori luogo se il suo nome stazionasse sulla copertina del disco insieme a quelli dei due cantanti.
Si procede con So Quiet Here decisamente più melodica, così come Carved In Stone, con i due cantanti impegnati in vocalizzi raffinati che volteggiano in mezzo a partiture orchestrali e riff di chitarra quadrati.

Bene o male tutti i brani sono strutturati su tempi medi, e tutti gli elementi sono sempre ben bilanciati: le parti sinfoniche non sono mai invadenti e gli assoli di chitarra sempre ben dosati senza eccedere in noiose prove di abilità tecnica. Allen e Annette Olzon si dividono in egual misura il microfono, a volte alternandosi, altre duettando contemporaneamente in parti vocali appaiate. I due vocalist infatti prestano la propria voce a tutti i brani, a differenza invece del debutto World Apart, dove in certe canzoni si vedevano (o meglio si sentivano) Russel ed Annette esibirsi singolarmente.

Le note malinconiche di tastiere aprono All Alone, dove la ritmica precisa della chitarra di Karlsson imprime un certo piglio hard rock al pezzo, mentre l’interpretazione dei due cantanti crea atmosfere sognanti. Architetture melodiche in evidenza anche con Until Its’ Over con vocalizzi vicini ad un certo pop e ritmiche sempre tenute alla briglia.
Look At Me parte invece con un bel riff di chitarra ad opera di Magnus. Il pezzo è un po’ più ritmato senza mai però portare via spazio alla melodia. Buona anche qui la prova dei due cantanti intenti ad interpretare liriche scorrevoli ed orecchiabili.
Il lavoro procede alternando parti melodiche, inserti symphonic e non rare sfumature dal gusto prog. Ogni tanto ci si imbatte in passaggi un po’ più energici ma mai troppo eccessivi. Out Of Nowhere ne è un esempio, dove si gioca ancora sulla dualità tra la voce più grintosa di Allen e quella più soave della Olzon.

A Million Skyes presenta dei nemmeno tanto casuali riferimenti ai Nightwish ed un assolo dal vago sapore orientaleggiante di Karlsson. Come già specificato poco fa, Il chitarrista svedese infatti ci tiene a sottolineare ancora una volta il suo ruolo di protagonista assieme al duo Allen/Olzon facendosi in più occasioni notare con riff di chitarra ispirati e assoli fluidi. Non da meno poi il suo lavoro alle tastiere con partiture che spaziano da quelle più maestose e sinfoniche ad altre più atmosferiche.
Su Are We Really Strangers le voci di Allen/Olzon cavalcano con disinvoltura le note di chitarra. Inoltre alcuni innesti di tastiere dal vago sapore AOR conferiscono ulteriore feeling un po’ anni ottanta al pezzo. In chiusura Never Too Late, introdotta da un preludio di tastiere che successivamente cede il passo ad una cavalcata solenne, fa da colonna sonora al duello conclusivo fra Russell Allen ed Annette Olzon.

Un buon lavoro anche questo secondo capitolo della coppia Allen/Olzon, che riconferma le buone qualità già messe in evidenza nell’esordio Worlds Apart. Altrettanto buona la prova di tutti i musicisti coinvolti, anche se durante l’ascolto capita di percepire qua e là una certa staticità nelle composizioni. Una caratteristica che effettivamente può essere abbastanza frequente nei progetti musicali fatti a tavolino come quello in questione.
Particolare che non offusca la buona prova dei musicisti coinvolti: l’album scorre comunque via piacevolmente, anche grazie alla saggia scelta di lavorare più sull’orecchiabilità dei brani e sulla melodia che non sulla tecnica.

Un lavoro che pur senza stupire offre non pochi momenti di interesse. Consigliato ai fan del symphonic metal melodico.

https://www.facebook.com/SirRussellAllen
https://www.facebook.com/anetteolzonofficial

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