Recensione: Army of One
Tornano i Riot, e torna con loro un pezzo di storia dell’heavy metal. Cosa chiedere nel 2006 alla band che ha spalancato le porte di queste sonorità al Nuovo Continente? La risposta è “Army Of One”, che non sarà il capolavoro epocale che qualcuno, irrispettosamente, potrebbe reclamare, ma un prodotto che si arroga il diritto di esibirsi come un buon disco che non si accontenta di essere tale e, avendone ben donde, generosamente ci concede pure un bel ripasso di storia raccogliendo un po’ tutti gli stili che si sono succeduti in quasi 30 anni di carriera. Tutto questo senza disdegnare qualche capatina in favore di certe ruvidità degli esordi, come pare preannunciato da una copertina in cui la classica foca torna a farci compagnia, questa volta in dissolvimento sui pick-up della Gibson Black Beauty di Mark Reale.
Entrando più nel dettaglio, si premette che la formazione è quella collaudata delle ultime prove, con il sublime canto del cigno di Mike DiMeo (su cui torneremo in seguito) e con la novità, a livello di studio-album, rappresentata da Frank Gilchriest, al quale non deve essere parso vero di poter lisciare le sue pelli dopo il discutibile mixaggio che l’ha relegato in secondo piano alla corte di DeFeis. E così, a scaldare i muscoli del nuovo arrivato, ci pensa subito la title-track, una mazzata speed che ci riporta indietro di 25 anni, epoca “Fire Down Under”, con un DiMeo battagliero quanto basta, mentre al centro del pezzo la sezione ritmica sembra voler abdicare per concedere le luci dei riflettori al belligerante solo di Mark Reale. Occorre subito sottolineare che, a differenza di quanto mostrato nelle uscite più recenti, si evidenzia qui un certo sviluppo nel minutaggio dei pezzi (spesso oltre i 5′ di durata), ed un contestuale ridimensionamento delle sonorità “power”, che fanno capolino solo in un altro paio di brani (peraltro buoni). In questo ambito, la prima segnalazione va alla headbanging track del disco, quella “The Mystic” che, riallacciandosi ai Riot di “Inishmore” e “Sons of Society” (l‘attacco magari ricorda un po’ troppo “Angel Eyes”), dispiega in un refrain irresistibile le folate gemelle di Reale e Flyntz che si divertono come matti a macinare raffiche di riffs e twin-solos; discorso simile per “Shine” (firmata da Mike Flyntz), che dopo un arpeggio fuorviante, finisce per farci rimbalzare dalle parti di “Thundersteel” per un heavy-power massiccio in cui la grancassa non ci sta a tirare il freno neppure nei tempi dimezzati del melodico refrain.
Congediamoci ora dal power, e facciamo un passo indietro nella 1a parte del disco, quella meno “audace” ed orientata sul più recente indirizzo HR melodico (che comunque non va a degradare il livello del platter: tutt’altro). Spetta alla cadenzata “Knockin’ at my door” -dal ritornello “alto” e un assolo che ha il suo coronamento nella fase di appaiamento delle chitarre- e alla più classica “One More Alibi” -con Reale che ci emoziona in fase solista- il compito di riprendere il filo del predecessore “Through the Storm” (entrambi i pezzi sono arricchiti da basi tastieristiche e da cori che vedono impegnato, ancora una volta, l’ormai ex-TNT Tony Harnell). Ad uscirne vincitore, in questa sezione del disco, risulterà tuttavia l’heavy metal più granitico, che incontriamo in “It All Falls Down”, davvero riuscita nel certosino lavoro delle due chitarre, il doppio pedale che supporta il riff per 3/4 battuta e le linee melodiche dal gusto pregiato, laddove spetta a “Blinded” il gradino più alto del podio, grazie ad una vigorosa strofa dall’incedere sinistro, un bridge sapientemente arpeggiato ed un clamoroso ritornello nel quale è impossibile non cantare con DiMeo “…is it yesterday…am I on my way…” mentre si fa accompagnare da Reale nel suo harmony-solo (soprattutto nell’ultimo ritorno, agognato, del tema, che succede a sfoggi ritmici a cui partecipa con successo il duo Perez-Gilchriest). C’è poi spazio in sesta posizione per la semiballad “Helpin’ Hand”, hard-rock nella strofa e classica tormentata storia d’amore nel ritornello, ma le sorprese sono dietro l’angolo, ed ecco in 8a e 9a traccia i Riot che non ti aspetti nel 2006, a ricordarsi delle loro origini con il marchio hard rock dal piglio “bluesy” di “Still Alive” e la vena “southern” (con tanto di slide-guitar e banjo) di “Alive in the City”: un pezzo, quest’ultimo, in cui DiMeo sfodera una prestazione di livello assoluto, dimostrando (alla faccia di quanti hanno continuato ad invocare il pur bravo Mike Tirelli) di essere un vero professionista del microfono in grado di districarsi con bravura in tutto l’arco del panorama hard’n’heavy, e la vigila della sua dipartita (per accasarsi nei Masterplan, prescelto -non a caso- per sostituire nientemeno che l’ugola d’oro di Jorn Lande) non poteva non essere occasione per dare risalto all’invidiabile mix timbrico-tecnico di questo sottovalutato singer -peraltro autore di tutti i testi- e per ringraziarlo di quanto fatto in questi anni nella band.
In chiusura, “Stained Mirror”, delicato tema chitarristico di Mark Reale (ispirato da Nino Rota per il film “Romeo&Juliet”), ad aprire con stile per il class-metal di “Darker Side of Light”, che non fa altro che confermare le buone impressioni accumulatesi nell’ascolto di questo “Army of One”: non chiedevamo un capolavoro, ci aspettavamo un disco di buona qualità, e siamo stati accontentati.
E ad arricchire il valore “emozionale” del prodotto, va infine menzionata la sentita nota di Mark Reale che, sullo sfondo trasparente del jewel-case, dedica l’album al compianto Guy Speranza, storico singer dei tempi pionieristici della band stroncato dal cancro nel 2004 (e fa un certo effetto leggere che una decina d’anni orsono si era ad un passo dalla reunion…): meritevole chiosa di un disco fatto col cuore e doveroso omaggio a cui allinearsi anche in questa sede.
Ciao, Guy.
Alessandro “poeta73” Marcellan
Tracklist:
1. Army of One
2. Knockin’ At My Door
3. Blinded
4. One More Alibi
5. It All Falls Down
6. Helpin’ Hand
7. The Mystic
8. Still Alive
9. Alive in the City
10. Shine
11. Stained Mirror (Instrumental)
12. Darker Side of Light