Recensione: As Dystopia Beckons

Di Daniele D'Adamo - 9 Aprile 2016 - 16:33
As Dystopia Beckons
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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Come se il suo curriculum vitæ non fosse già letteralmente spaventoso – Down Among The Dead Men, Echelon, Johansson & Speckmann, Necrogod, Paganizer, Putrevore, Revolting, Ribspreader, The Grotesquery, ex-Bloodgut, ex-Carve, ex-Dead Sun, ex-Demiurg, ex-Foreboding, ex-Humanity Delete, ex-Severed Limbs, ex-Swarming, ex-Terminal Grip, ex-Those Who Bring The Torture, Eaten (Swe), ex-Banished From Inferno, ex-Fondlecorpse, ex-Graveyard After Graveyard, ex-Sinners Burn, ex-Soulburn, ex-The 11th Hour, ex-Deranged (live), ex-Bone Gnawer, ex-To The Gallows – , uno dei massimi mastermind mondiali di death metal, e cioè il chitarrista / bassista Rogga Johansson, da circa un lustro si diletta con un B-project chiamato Megascavenger.

Una specie di giocattolo personale che, bene o male, ha sin qui sfornato un EP (“Songs Of Flesh (Part I)”, 2012) e ben tre full-length (“Descent Of Yuggoth”, 2012; “At The Plateaus Of Leng”, 2014; “As Dystopia Beckons”, 2016).

Abbandonato dal batterista Brynjar Helgetun, al Nostro non è rimasto che rivolgersi ai più rinomati colleghi ugulati, per l’interpretazione vocale delle nove song del lavoro in esame. Otto, in realtà, poiché in ordine alla title-track trattasi di mero strumentale ambient. Così, da Sven Gross dei Fleshcrawl a Kam Lee dei The Grotesquery, passando dallo stesso Helgetun, “As Dystopia Beckons”, si srotola piuttosto tranquillamente in poco più di mezz’ora di death metal dal taglio eminentemente fantascientifico. Cyber death metal à la Terminator, insomma.

Niente di nuovo sotto il sole, quindi, giacché il tema è stato trattato abbondantemente da gente del calibro di Fear Factory, Myrskrog, The Kovenant, Sybreed, Mechina e Vortech, per dirne qualcuno. Certo, appartenere a un genere di metal estremo non significa necessariamente non essere originali e / o innovativi, ma ad ascoltare e riascoltare “As Dystopia Beckons” pare non esserci, sotto, quella spinta, quel vigore, quel tentativo di mettere in opera qualcosa di veramente memorabile. “The Machine That Turns Humans Into Slop”, per esempio, con il suo incipit da colonna sonora science-fiction e il suo incedere rapido e incalzante, meccanico, robotico, è una canzone che si può gustare con soddisfazione. Ma niente di più, anche per via, perlomeno a parere di chi scrive, di una drum-machine che sa proprio di… drum-machine (“Dead City”).

E proprio con l’appena citata “Dead City”, troppo fiacca e scontata per essere vera, s’insinua nel cervello l’orrenda sensazione che “As Dystopia Beckons” sia soltanto un riempitivo, nella feconda carriera di Johansson. Una sorta di raccoglitore di scarti d’idee. Circostanza giustificata dal fatto che i brani appaiono slegati l’uno dall’altro (“As The Last Day Has Passed”, unico momento ove si faccia davvero sul serio, con lo stupendo refrain melodico, non pare avere nulla a che fare con l’hardcore di “Steel Through Flesh Extravaganza”), stilisticamente non coesi. Incapaci di formare un insieme compatto, continuo, identificativo di uno stile personale e adulto.

Probabilmente, anzi sicuramente, non giova il fatto di cambiare vocalist a ogni pezzo. Le linee vocali, anche nel death metal, hanno la loro fondamentale importanza nel disegnare il sound di una band.

Peccato. Qualche pensata non era così male, tutto sommato.

Daniele D’Adamo

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