Recensione: As in Gardens, So in Tombs

Di Manuele Marconi - 8 Febbraio 2023 - 11:59
As in Gardens, So in Tombs
Etichetta: Season Of Mist
Genere: Black 
Anno: 2023
Nazione:
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65

Fra i tanti gruppi nordici, classici o moderni, ce ne sono alcuni che sgomitano insistentemente per crearsi la propria nicchia all’interno della scena: obiettivo non facile, considerando le pressioni dettate da barriere all’ingresso del mercato ormai ridotte ai minimi termini (e quindi foriere di una concorrenza a dir poco cannibale) e dalle dimensioni del mercato stesso, infinitamente ridotte rispetto al mare magnum della musica al di fuori del contesto metal – in particolare black. In questo nutrito insieme di realtà troviamo l’oggetto dell’analisi di oggi: i finnici “…And Oceans”. I sei ragazzi che compongono la formazione calcano le scene ormai dal lontano 1995 (non essendo però tutti membri originari, ad onor del vero), e nonostante un buon volume di materiale prodotto non sono riusciti a ritagliarsi un ruolo abbastanza di spicco nel panorama musicale odierno. Hanno cercato di sovvertire l’ordine degli eventi con la loro ultima fatica, il sesto full length dal titolo “As in Gardens, So in Tombs”.

L’album si propone così all’ascoltatore nei suoi 50 minuti di durata del quale risultano rimarchevoli alcuni passaggi. Il primo sussulto lo regala il terzo brano della scaletta, ovvero “Within Fire and Crystal”, che in controtendenza rispetto a quanto ascoltato in precedenza dona molto spazio alla sei corde, che però non aggredisce la traccia, ed anzi risulta molto melodica e morbida, fino all’esplosione nella seconda parte del pezzo, che lo avvicina molto a produzioni sul genere dei Limbonic Art. Anche “Cloud Heads” e “The Earth Canvas” risultano episodi particolarmente riusciti: entrambi manifestano personalità da parte del gruppo, in particolare il secondo si distingue per la completezza compositiva; una chitarra molto calda costruisce insieme ad una batteria martellante ed a synth ben amalgamati un brano massiccio e di sostanza.

Stanti i punti forti dell’ultima produzione degli “…And Oceans” non possono essere ignorati tutti gli altri elementi che la compongono. I brani poc’anzi riportati infatti sicuramente si distinguono, ma vanno a spiccare in un contesto abbastanza povero. Beninteso, non si sta in questa sede affermando che il prodotto sia di scarsa qualità, piuttosto la pecca maggiore risiede nella scarsa personalità espressa dai nostri. Il disco infetti risulta sicuramente gradevole all’ascolto, ma non lascia particolari sensazioni, a maggior ragione se pensiamo ad un gruppo che ormai porta sulla copertina il proprio nome da 28 anni. Davvero troppo poco per un lavoro che forse sa di amara conferma per un gruppo che trova la sua zona di comfort nell’area dei semplici comprimari.

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