Recensione: As The Light Does The Shadow
Dopo quasi 18 anni di onorata carriera e quattro full-length, i Funeral sono un nome di rilievo nella scena doom: non per niente, è anche grazie a loro se si è sviluppato il sottogenere oggi conosciuto come funeral doom (il monicker non mente, dopotutto). Ma lungo questi 18 anni ne sono successe di cose, e molto è cambiato rispetto agli esordi, tanto che ora come ora, di funeral hanno solo il nome; diversi cambiamenti di direzione musicale si sono succeduti (fra cui anche doom melodico con voce femminile), e numerosi componenti si sono avvicendati nel corso del tempo (e purtroppo, due membri fondatori sono morti), al punto che solo il batterista rimane della line-up originale. Tante difficoltà e disgrazie hanno portato il gruppo ad produrre musica in modo molto discontinuo, e a ricostruire in modo radicale il loro sound e la loro identità più di una volta. Da un paio d’anni a questa parte il gruppo è riuscito a trovare un po’ di pace in line-up (seppure non sia mancata una defezione in tempi relativamente recenti), e a dare una nuova svolta alla loro carriera: As The Light Does The Shadow, loro ultima fatica, riprende il discorso iniziato col precedente disco (From These Wounds), assestandosi quindi sul doom melodico con voce maschile pulita.
Diciamo subito che chi aveva apprezzato From These Wounds, può acquistare As The Light Does The Shadow a colpo sicuro: il secondo non è che un’evoluzione del primo, e capitalizza le già notevoli qualità mostrate in precedenza. Abbiamo dunque del doom metal generalmente lento ma non troppo, che si distingue per melodie estremamente tristi e delicate, sostenute da un drumming cadenzato e asciutto, e da un basso molto profondo; ciò che si distingue maggiormente, però, sono la chitarra e le tastiere. La chitarra spicca grazie a splendidi passaggi acustici, ad un gusto ritmico decisamente azzeccato, e per un lavoro solistico altrettanto ben riuscito. Le tastiere, dal canto loro, sono l’elemento che più di ogni altro definisce l’atmosfera epicamente malinconica del sound dei Funeral, con le loro melodie pregne di nostalgia, ma mai invadenti o preponderanti: l’utilizzo dello strumento è perfettamente calibrato, così da alternare passaggi dove il suo ruolo è più di background, ed altri dove divengono l’elemento trainante del sound. L’apporto vocale è costituito, come già si è detto, dalla sola voce maschile pulita, che col suo tono profondo e sofferto, funge da perfetta narratrice per la malinconia evocata dalla musica. Ad onor del vero, c’è da dire che una maggiore varietà vocale non avrebbe fatto male ad uno stile che alla lunga rischia di risultare un po’ monocorde, ma è probabile che la scelta sia del tutto voluta, al fine di esaltare le atmosfere catartiche della musica. L’album è composto da 10 tracce di durata considerevole (una media di sette minuti), ma tutte sufficientemente varie e diversificate da assicurare sempre una salda presa sull’attenzione dell’ascoltatore; da segnalare anche la presenza di Robert Lowe (Solitude Aeturnus, Candlemass) nella quinta canzone, e di un curioso esperimento come ultima traccia: un episodio interamente vocale cantato a cappella, senza alcun intervento strumentale.
Insomma, i Funeral non inventano nulla di nuovo, ma ciò che fanno lo fanno molto bene, e con uno stile e con un’eleganza molto spiccati. As The Light Does The Shadow è un album ben al di sopra della media, senza difetti eclatanti, ma anzi con numerosi pregi nella manica. Chi aveva apprezzato le ultime evoluzioni del gruppo, non si lasci sfuggire questa loro ultima uscita; a chi i Funeral non erano mai andati giù nelle loro precedenti incarnazioni, dia ugualmente una possibilità a questo disco: i cambiamenti rispetto al passato sono molti, e questa loro nuova identità potrebbe rivelarsi una gradita sorpresa per molti doomsters.
Giuseppe Abazia
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Tracklist:
01 – The Will To Die (06:18)
02 – Those Fated To Fall (07:31)
03 – The Strenght To End it (07:31)
04 – The Elusive Light (06:32)
05 – In The Fathoms Of Wit And Reason (08:00)
06 – Towards The End (07:14)
07 – Let Us Die Alone (06:59)
08 – The Absence Of Heaven (08:14)
09 – Hunger (09:17)
10 – Fallen One (04:18)