Recensione: As the Wolves Gather

Di Ivo Dell'Orso - 7 Maggio 2006 - 0:00
As the Wolves Gather
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Anno: 1994
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82

La band di Olav Berland è stata, e rimarrà per sempre nel ricordo di chi l’ha amata, una delle più grandi band di black metal mai apparse nel panorama estremo. La sua povera discografia annovera due album capolavoro (questo “As the Wolves Gather” del 1994 e “The Curse of Mankind” del 1996), uno storico e ottimo ep (“Sjel Av Natten” del 1995) e vari demo quali “Through the Woods” del Maggio 1993, “Forgotten Woods” dell’Ottobre 1993, il “Promo ‘94” ed il “Promo ‘95”.
Nel 2004, la No Colours Records ha ristampato i due album e l’ep in un box-set di 3cd chiamato “Baklengs Mot Stupet”: un’occasione da non perdere per chi ancora (e sono tantissimi, purtroppo) non conosce questa band.

Dopo questa presentazione doverosa della loro discografia, passo a descrivere questo disco che, se paragonato ai capolavori usciti nello stesso anno, non può essere minimamente accusato di inferiorità. Con i suoi costanti richiami al doom, “As the Wolves Gather” è un gran disco di metal oscuro e morboso. Granitici riff chitarristici si adagiano sulle morbide e lenti parti ritmiche per conferire al tutto un’atmosfera solenne e desolata, il tutto arricchito dalla voce straziante di Thomas Torkelsen (che, in verità, usa moltissimo il deelay) che urla in modo sconvolgente, quasi disturbante.
Degli otto pezzi che compongono questo disco, due sono brevi strumentali mentre le canzoni vere e proprie sono sei e hanno tutte una durata decisamente lunga. Il primo pezzo è fantastico: i riff di chitarra ad opera del grande Olav Berland (che ha scritto tutte le musiche) non si contano, il lavoro al basso fatto da Rune Vedaa (che si occupa delle lyrics) è eccellente e pulito, la batteria non si lascia affascinare dalla velocità e rimane sempre su ritmi cadenzati, spesso e volentieri lenti, e la voce straziante di Thomas Torkelsen è il tassello conclusivo che completa il mosaico sonoro del brano. “Eclipsed” è una canzone bellissima che si piazza al centro del vostro cervello e non se ne va più via.
Almeno fino all’inizio della seconda canzone: perchè “As the Wolves Gather”, forte dei suoi oltre dieci minuti di durata, è la canzone migliore del disco e rispecchia veramente bene lo spirito che pervade l’album. Melodie create e riprodotte con cura e attenzione, parti vocali urlate all’inverosimile, sezione ritmica lenta e impeccabile sono i punti di forza del pezzo. È davvero difficile dire quante parti diverse ci siano in questo pezzo, ma hanno tutte un minimo comune denominatore: il riffing ispiratissimo di Berland che ha saputo creare melodie validissime (ispirandosi ai Black Sabbath) come pochi tra i suoi colleghi hanno saputo fare. Una dolce parte acustica dopo dieci minuti e mezzo chiude il brano-simbolo di un album che si rivela davvero grandioso.
“In my Darkest Visions” segue a ruota i primi due pezzi e si accosta a questi ultimi come preziosissimo esempio di dark/black metal che moltissimi gruppetti di oggi dovrebbero andare a riascoltarsi al più presto. Notevoli gli arpeggi che arricchiscono il finale della canzone esaltandone maggiormente la potenza melodica.
“Winter” è un gradevole interludio in chiave acustica che rimanda ai Black Sabbath di “Master of Reality” (’71). Nella sua breve durata, “Winter” può vantare una costruzione esemplare e chiude la prima parte del disco.
“Grip of Frost” è uno dei tre pezzi (gli altri sono la titletrack e “In my Darkest Visions”) già editi sui demo realizzati dalla band prima di incidere il debutto. La canzone si adatta molto bene al mood generale dell’album e rappresenta un ulteriore esempio di come i Forgotten Woods siano stati una band fuori dal comune in grado di scrivere grandi canzoni senza mai cadere nella banalità.
La successiva “Dimension of the Blackest Dark” è la canzone più particolare del disco: troveremo sempre grandi riff e ritmi lenti, ma anche break acustici, parti di batteria più energiche e poi nella parte centrale della canzone una morbida parte chitarristica che si candida ad essere la migliore trovata melodica del disco; l’outro struggente chiude poi in maniera perfetta il pezzo.
“Svartedauden” è un pezzo un po’ anonimo e la sua breve durata non permette molte considerazioni: consideratelo l’intro della conclusiva “Through Dark and Forgotten Valleys”.
L’ultimo pezzo è il capolavoro conclusivo di questo “As the Wolves Gather”: i nove minuti di durata sono funzionali alla resa finale del brano che presenta un numero elevatissimo di riff, squisiti assoli, cambi di ritmo, d’atmosfera.

“As the Wolves Gather” è un gran disco di una band finita immeritatamente nel dimenticatoio generale, in fondo ad un mucchio di dischi impolverati di un inconsapevole negoziante ma che ancora emoziona il cuore di qualche attento nostalgico dalla memoria lunga. La fresca ristampa è un’occasione d’oro da non farsi sfuggire per potersi dire ancora un po’ più completi: i Forgotten Woods sono stati una gran band e perdersi la loro musica significa perdersi una parte importante della storia del black metal “Made in Norway”.

Line-Up:
Olav Berland – Guitars
Rune Vedaa – Bass
Thomas Torkelsen – Vocals
Jarle Swahn – Drums

Tracklist:
01 Eclipsed (06:26)
02 As the Wolves Gather (10:29)
03 In my Darkest Visions (08:45)
04 Winter (00:48)
05 Grip of Frost (05:55)
06 Dimension of the Blackest Dark (07:13)
07 Svartedauden (01:49)
08 Through Dark and Forgotten Valleys (09:01)

Ivano Dell’Orco

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