Recensione: Ascending Hate

Di Luca Rimola - 27 Agosto 2015 - 6:00
Ascending Hate
Band: Graveworm
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2015
Nazione:
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75

I Graveworm sono uno di quei gruppi che si possono vantare di non aver mai fatto un brutto album; infatti, seppur i loro lavori non abbiano mai raggiunto livelli di qualità altissimi, sono comunque dotati di una freschezza compositiva degna di nota, che riesce sempre a soddisfare le aspettative dei numerosi e affezionati fan.

Ascending Hate’, nono album in 18 anni di gloriosa carriera, arriva assieme a degli avvenimenti importanti all’interno della formazione altoatesina, avvenimenti che hanno causato un ritardo significativo rispetto ai tempi piuttosto precisi delle uscite precedenti.

Il nuovo contratto con la AFM Records e il cambio di Line-up che li ha portati ad essere un quintetto sono tra i principali motivi; ma una volta che il full length è uscito non si può far altro che complimentarsi per l’ennesimo buon lavoro, che conferma il buono status della band.

‘Ascending Hate’ riesce ad’essere pulito e corente con se stesso, portandoci in tavola un bel connubio tra Death e Black addolcito da atmosfere gotiche di ottimo livello. Le chitarre richiamano sapori molto simili a quelli nord europei, e la voce di Fiori non fa altro che aumentare queste sensazioni, grazie ad una prova canora molto emotiva ed efficace; convincenti sono le parti sinfoniche che completano il tutto. Le 10 tracce del lotto non hanno particolari picchi e scorrono tutte ottimamente, senza grossi problemi di composizione.

Tra le traccie più importanti abbiamo senz’altro la bellissima opener, che tra riff facili da ricordare ed una linea melodica evocativa, riesce ad impressionare positivamente; stesso discorso per le aggressive quanto drammatiche ‘Blood/Torture/Death’  e ‘To The Empire Of Madness’ che ci portano alla metà dell’album con una formula consolidata e sempre funzionante.

Ottima traccia è ‘Stillborn’ che con un bellissimo duetto tra violino e tastiera conferisce alla canzone un tono lacrimevole degno di nota, innalzandola qualitativamente sopra le altre. Il punto più alto dell’album però è riservato all’ultima traccia del platter :” Nocturnal Hymns Part II (The Death Anthem)”, che si rifà ad una traccia contenuta nell’ormai datato ‘As The Angels Reach The Beauty’ e riporta in auge le sonorità passate del gruppo, mantenendo però uno sguardo rivolto al presente, concludendo l’album con un tocco malinconico perfetto.

‘Ascending Hate’ è esattamente quello che ci si aspetta dagli italiani Graveworm nel 2015. Li conferma, ancora una volta, come una garanzia della scena nostrana ed europea, capace di creare buoni prodotti, la cui unica pecca è quella di non riuscire a personalizzare il proprio sound in maniera significativa; speriamo però che la strada intrapresa dalla band possa aumentarne la sempre crescente fama internazionale.

Luca “Bēl” Rimola

 

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