Recensione: Ascending in Synergy

Di Luca Montini - 13 Giugno 2024 - 19:00
Ascending in Synergy
Band: Elvellon
Etichetta: Napalm Records
Genere: Symphonic 
Anno: 2024
Nazione:
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70

Terzo lavoro in carriera per gli Elvellon, band proveniente dalla Renania Settentrionale-Vestfalia dedita ad un metal sinfonico che ricorda da vicino i primi Nightwish, con atmosfere nordiche cariche di orchestrazioni complesse e strutturate e che giunge sul mercato con “Ascending in Synergy”, pubblicato per Napalm Records. A farla da padrona nello stile del gruppo sono indubbiamente le linee di tastiera di Pascal Pannen ed il canto di Nele Messerschmidt, che si fa unica interprete di tutti i brani con un approccio talvolta operistico e talvolta più da musica leggera. Completamente assenti parti in growl maschili o femminili: la band teutonica sembra viaggiare sospesa nel sognante mood del metal sinfonico di metà anni 2000, quando il genere irruppe sulla scena internazionale come novità assoluta grazie a gruppi come i già citati Nightwish, Within Temptation ed Epica.

Uno stile derivativo, dunque, ma di gran classe, possiamo dirlo fin da subito. Dopo aver calcato i palchi assieme a band del calibro dei Visions of Atlantis e raggiunto il quattordicesimo anno di attività, infatti, gli Elvellon si dimostrano notevolmente maturi nel songwriting di questo lavoro. Lo dimostrano brani come il singolone “A Vagabond’s Heart”, forse tra i più rappresentativi del lotto, con una bella intro orchestrale ed un ritornello decisamente efficace, sovrastato da orchestrazioni che sembrano composte direttamente dal signor Tuomas Holopainen.

Sempre in stile nordico il singolo “My Forever Endeavour” che parte con i flauti per esplodere nel solito ritornellone efficace e diretto, con Nele sempre molto generosa nei vibrato. Considerata l’assenza di harsh vocals e del peso delle chitarre di Gilbert Gelsdorf che sembrano più accompagnare le composizioni che imporsi a suon di riff e solos, tra i mood forniti dal disco risultano più efficaci le parti positive ed epiche come in “A Legacy Divine”, piuttosto che i passaggi più metallici. Molto positive quindi le ballad, come la dolcissima ed onirica “Last of Our Kind”, con il tempo che rallenta su un tappeto di chitarre acustiche e pianoforte, in un crescendo di intensità. Molto bella anche la mini-suite “The Aeon Tree”, che nei suoi nove minuti abbondanti presenta una sezione centrale narrata da una voce maschile come gli ultimi lavori della band di Kitee (qualcuno ha detto Richard Dawkins?), ma ben lungi dagli sproloqui dei loro ultimi dischi.

Con “Ascending in Sinergy” i tedeschi Elvellon sembrano aver percorso con determinazione l’Elvenpath, producendo un metal sinfonico derivativo ma efficace e solido che farà la gioia di tutti i fan nostalgici e sognanti dei Nightwish della prima ora. Per raggiungere il prossimo livello potrebbe però rendersi necessario un salto di consapevolezza: continuare a percorrere il sentiero sicuro tracciato dagli elfi o intraprenderne uno nuovo e più incerto, con maggiore personalità?

Luca “Montsteen” Montini

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