Recensione: Asgard
Mi rendo conto che uno dei problemi che debbono affrontare le giovani band sia la scelta del nome: in un mercato stra-saturo di monicker tipo Black, Steel, Storm, Power, Fire… bla bla bla non sia nemmeno facile trovare un qualcosa che suoni originale nel 2007. I Nostri, a scanso di equivoci, hanno scelto come nome della band l’inflazionatissimo “Asgard”, che con Valhalla, si contende il primato fra le schiere degli amanti del metallo di stampo epico.
Poco male, quello che conta poi è la sostanza e di quella nella opener Fury of the Night non ne manca di certo: attacco all’arma bianca di chitarra e un suono fresco, fatto da gente che lo fa per divertirsi. Il timbro del cantante richiama quello di Luca Bonzagni dei Crying Steel e la ritmica riporta più a cose della NWOBHM che non a odi barbare nordeuropee. Keep the Flame Alive suona più epica del pezzo che l’ha preceduta e si stampa in testa per il buon chorus. Disciples è meno ragionata e più diretta, grazie a una batteria molto pesante che strizza l’occhio al power più classico. Gli Asgard nella fattispecie si perdono un po’ ma poi si riprendono prontamente con Guardians of the Holy Gates, il quarto e ultimo brano del disco, un omaggio dei Nostri ai primi Virgin Steele di David DeFeis e Jack Starr.
Il giovane gruppo italiano mi dà l’idea di essere un combo che suona per divertirsi e divertire, senza farsi troppe illusioni e prendersi troppo sul serio. Quello che conta, il songwriting, certo non difetta agli Asgard. Sarà un piacere poterli giudicare sulla lunga distanza, in futuro. Per ora in alto le spade: un nuovo gruppo molto interessante di HM classico è nato nella nostra cara e metallara penisola.
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Stefano “Steven Rich” Ricetti