Recensione: Ashes From The Past
Un’altra band specializzata nel ‘modern metal’, per l’etichetta nostrana Coroner Records.
Dopo i The Stranded, i No Drama, i Rise To Fall, tocca ora agli spagnoli Bleed The Man. Di nuovo la Spagna (The Stranded e Rise To Fall), quasi che le sue torride lande fungano da rifugio ideale per un genere, il melodic death metal, nato e cresciuto in mezzo ai ghiacci scandinavi. Un fatto, questo, che non ha una spiegazione apparente data l’antitesi culturale, sociale, climatica e geografica esistente fra i Paesi del Mediterraneo e quello del Circolo Polare Artico. Ma tanto è, e pertanto non si può che prendere atto della vivacità di questa scena così particolare e nuova nonché, per adesso, ancora in fase embrionale.
I Bleed The Man giungono al secondo full-length in carriera (iniziata nel 2007) con questo “Ashes From The Past”, dopo il debutto avvenuto nel 2010 con “Behind The Walls Of Reality”. Tutto ruota attorno alla figura di M. A. Riutort, primigenio batterista poi dedito al basso, alle backing vocals e alle tastiere. Il quale, come se ciò non fosse bastato, si è occupato anche della registrazione, del missaggio, della produzione e, assieme ai suoi compagni, del songwriting. Con un risultato finale davvero buono, nel senso che – coerentemente con il genere più su citato – l’album si presenta perfettamente in linea con i tempi per tutti gli aspetti che lo riguardano.
Primo fra tutti, la musica. Ben distante dal death classico ma comunque ancorata a certi suoi stilemi caratteristici di base come l’uso del growling e l’attitudine ad accelerare sino a sfondare la soglia dei blast-beats, per svilupparsi successivamente in direzione di una spiccata melodiosità. Aiutata, in tale cammino, dalla grazia di un suono chiaro, pulito, cristallino; robusto, potente e, a volte, pure aggressivo. Tuttavia, sempre voltato dalla faccia più accattivante e morbida di quello che, in fin dei conti, non è nient’altro che death metal melodico spruzzato – con moderazione – da qualche manata di riottosità *-core. Rispetto alla veemenza del ‘gothenburg metal’ la grandezza dell’impatto sonoro è minore, pur tuttavia “Ashes From The Past” è un lavoro definibile in ogni caso trascinante e vigoroso. Che raggiunge lo status di ‘adulto’ grazie a uno stile che, seppur non originalissimo, si rivela personale e – nonostante le numerose influenze rilevabili – identificativo con continuità di quello che è il marchio di fabbrica del combo di Palma di Maiorca.
Non è solo il sound ad aver raggiunto la maggiore età: le canzoni del platter, altresì, configurano un insieme compatto; magari senza acuti da classifica ma sicuramente senza buchi o riempitivi. I Bleed The Man spaziano da morbide, vellutate atmosfere hard rock (“Walk Trough My End”) a vere e proprie mazzate sui denti (“Face To Face”), non perdendo mai il bandolo della matassa di una proposta che all’inizio può sembrare dispersiva in virtù dei numerosi flavour che accompagnano i vari brani e che, alla lunga, si dimostra al contrario solidale con l’anima artistica insita nella formazione stessa. Certo, l’hit teorica c’è (“The Most Precious Gift”) così come “Automatic Thoughts” ha tutto in regola per far battere il piede e roteare la testa; tuttavia la mancanza di un pugno di song da mandare a memoria per lungo tempo si fa sentire, accorciando un po’ la longevità dell’opera.
Opera che lascia intravedere una potenzialità inespressa a livello di composizione, giacché il resto – al contrario – è palesemente esplicito; compreso una classe complessiva che fa dei Bleed The Man un ensemble in prima linea, attualmente, nel presentare una tipologia musicale in piena spinta progressista. In futuro, a parere di chi scrive, non potranno che esserci dei miglioramenti poiché, appunto, il ‘modern metal’, in primis, è ‘evoluzione’.
Daniele “dani66” D’Adamo
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