Recensione: Asia
Quant’è sottile la linea che segna il confine tra il pop(ular) e la musica per i pochi adepti, leggi generi di nicchia come il prog rock?
Sinceramente non sono di quelle persone che si pongono granché questo problema, e di sicuro non se lo saranno posto i membri degli Asia al momento della formazione della band, all’epoca vista come poco più che un super-gruppo nato con l’intenzione di far breccia tra fruitori non troppo esigenti.
Ma attendersi qualcosa di banale da gente come Steve Howe, direttamente proveniente dallo split degli Yes, Geoff Downes dei The Buggles, Carl Palmer degli Emerson, Lake & Palmer, e John Wetton dei King Crimson è la cosa più folle che io possa pensare in questo momento…
La fiamma che gli Asia accendono con questo disco e col successivo (Alpha) è straordinariamente brillante di luce propria, staccandosi quasi completamente dai rispettivi grandiosi fuochi che l’hanno generata, anche se sfortunatamente sarà destinata a spegnersi irrimediabilmente in seguito.
Non è sicuramente un caso che il ruolo di opener per il progetto nascente sia stato affidato ad una super-hit AOR come “Heat Of The Moment”, dal travolgente ritornello-tormentone, atta forse a far scappare quelli che, con la puzza sotto il naso da progster incalliti, si aspettavano da quattro mostri del genere un disco complicato (e lasciatemelo dire, dal songwriting scadente). Anche “Only Time Will Tell” e “Soul Survivor” ribadiscono la matrice pop/rock della nuova band, con la voce di Wetton che non potrebbe tessere melodie meno orecchiabili e che si dimostra adattissima alla causa; matrice che qua e là, però, si impreziosisce via via di gustosi elementi progressivi: ora è la volta degli assoli articolati di Howe in tipico Yes-style, ora di Palmer con le sue elucubrazioni percussionistiche, qui a dire il vero più pacate rispetto agli ELP, ma sempre tese e serrate, talmente ben inserite nei fraseggi melodici da ricordare a sprazzi il songwriting dei Rush più pomposi.
Downes condisce il tutto con il suo Hammond, facendo spesso prendere al sound la silouette tradizionale del prog rock settantiano, e grazie ad esso brani come “Time Again”, “Without You” e “Cutting It Fine” risultano cangianti e progressivi nel vero senso della parola, ovvero si snodano sinuosi tra le peripezie tastieristiche di Geoff e le avvolgenti vocals di Wetton, sempre in grado di dare pathos ed emotività ai pezzi. I refrain vengono oltremodo sospinti verso i territori dell’AOR dalle polifonie vocali create insieme a John da Steve e Geoffrey, e le linee disegnate sono puntualmente memorabili fin dal primo ascolto, rendendo “easy” anche gli arrangiamenti più intriacati.
Non mi sento in dovere di controbattere coloro che reputano gli Asia il progetto commerciale di Howe e compagni, partendo dal presupposto che non ne avessero affatto bisogno, ma non posso esimermi dal ricordarvi che un singolo come “Heat Of The Moment”, in grado di rimanere per due mesi primo in classifica negli Stati Uniti, fa guadagnare un posto in home page a questo disco, in un clima di revival AOR del tutto inaspettato per il sottoscritto, ma di certo graditissimo.
Tracklist:
- Heat of the Moment
- Only Time Will Tell
- Sole Survivor
- One Step Closer
- Time Again
- Wildest Dreams
- Without You
- Cutting It Fine
- Here Comes the Feeling