Recensione: Aspiral

A quattro anni di distanza dal loro ultimo lavoro Omega la celebre Symphonic Metal band di Mark Jansen torna con un disco, Aspiral, che vuole essere un proseguito ma allo stesso tempo un nuovo inizio, sia dal punto di vista concettuale e lirico che da quello strettamente musicale, portando il tema del rinnovamento artistico e personale come concetto centrale di questo ambizioso nuovo lavoro.
Già dal punto di vista strettamente visuale si nota subito un drastico cambiamento rispetto al passato, con una copertina minimale, senza logo, ma allo stesso tempo pregna di significato che mostra delle mani scandite da delle spine che cercano di afferrare una specie di sole posto nel mezzo dell’artwork. A detta della band questa copertina (creata dall’illustratore e scultore Hedi Xandt), rappresenta il tentativo di raggiungere il sapere, la conoscenza e allo stesso tempo una maturità interiore (questi elementi rappresentati dal sole), attraverso un percorso pervio e pieno di sfide, che lascerà un segno indelebile sulla nostra strada (ecco la ragione delle ferite sulle mani che cercano di “afferrare” il sole). Questo perché per conquistare qualsiasi obbiettivo (che sia tangibile o strettamente cognitivo), occorre il sacrificio, la perseveranza e spesso quelle inevitabili ferite patite attraverso la via. Il titolo del disco Aspiral invece, è ispirato dal nome di un’opera di bronzo dello scultore polacco Stanislaw Szukalaski che anch’essa a livello di simbologia e significato, ha avuto un impatto importante sui membri della band.
Aspiral è un disco per certi versi ambizioso e per altri che semplifica la proposta musicale degli Epica, offrendo partiture meno complesse, meno estreme (meno presente il growl di Mark nel disco rispetto ai precedenti), ma allo stesso tempo mantenendo quel sound bombastico e sinfonico, coadiuvato dalla Philharmonic Orchestra di Praga. Ci sono inoltre dei nuovi sorprendenti elementi musicali in questo album, come nel brano Fight To Survive- The Overview Effect, che vede la presenza di un elettronica minimale e dei mini-breakdown con tanto di chitarre djent che dagli Epica non ci saremmo mai aspettati!
Ma in mezzo a tutte queste novità la band ha voluto anche donarci quel senso di “ritorno a casa”, ripescando e concludendo la saga di A New Age Dawns, iniziata nell’album Consign To Oblivion del 2005 con i primi tre pezzi, proseguita con il disco Design Your Universe del 2009 con i seguenti tre e infine conclusa a sedici anni di distanza con questo nuovo album, dove compaiono gli ultimi tre capitoli di questa “tripla trilogia”, estremamente personale da parte di Mark Jansen che vede il songwriter olandese affrontare temi come la rinascita personale e spirituale in un momento di caos interiore. In Darkness Dies In Light (primo capitolo di questa ultima trilogia), Mark parla inoltre dell’esperienza e del cambiamento interiore derivato dall’essere diventato padre per la prima volta.
Questi tre capitoli della saga A New Age Dawns sono senz’altro i più articolati, progressivi e bombastici del lotto. Abbiamo adorato l’incessante muro di blast-beat sul finale di The Grand Saga Of Existance, per una delle sezioni più brutali del platter, con il growl di Mark in primo piano, così come le atmosfere oniriche e spirituali dell’apertura di Metanoia che riportano in mente le sensazioni di un brano come Consign To Oblivion (la title-track del disco omonimo del 2005). Belle anche le atmosfere celestiali e sinfoniche dell’apertura di The Grand Saga Of Existance, mentre gli assoli di chitarra di Isaac Delahaye offrono sempre un qualcosa in più ai pezzi.
Da notare che a questo giro, chitarra, basso e batteria sono stati registrati assieme per dare maggiormente quel senso di “dimensione live” che la band voleva offrire in questo album, mentre a livello di scrittura ci ha molto sorpreso, guardando i crediti del disco, il fortissimo contributo del bassista Rob van der Loo. Naturalmente le liriche dell’album sono state scritte come sempre per metà da Simone Simons e per metà da Mark Jansen.
Cross The Divide potrebbe essere la singola canzone degli Epica più catchy mai scritta dalla band, una sorta di Edge Of The Blade parte due, con dei bei vocalizzi da parte di Simone sul finale per un brano che è ispirato al celebre film di Christopher Nolan, Interstellar.
T.I.M.E rappresenta l’acronimo di Transformation, Integration, Metamorphosis, Evolution e si apre con dei vocalizzi di bambini a mo’ di filastrocca spettrale, riportandoci alle sensazioni creepy di un brano come The Skeleton Key dal precedente album. Nel suddetto pezzo troviamo riff groovosi di Mark Jansen alla chitarra, mini sezioni in blast-beat e quel “TIME! TIME” TIME!” scandito in maniera bombastica da Simone per un pezzo che ci ha convinti sin dal primo ascolto.
Appartition porta con se degli elementi Industrial nei primissimi secondi, quasi come reminiscenza delle sessioni in studio condivise da Simone e Arjen Lucassen l’anno scorso nella creazione del primo album solista della vocalist olandese (Vermillion appunto). Anche qui non mancano i riff carichi di groove da parte di Mark, ed una interessante sezione ritmica che accompagna la strofa del pezzo, per una creazione che a livello tematico si discosta da quelle più usuali del platter, narrando di storie di fantasmi. Anche questo è un brano dall’aurea spettrale con quel vocalizzo/scream nel mezzo della canzone da parte di Simone da cui parte un gustoso assolo di Isaac.
Melodie dal vago sapore mediorientale per l’incipit di Eye Of The Storm, un pezzo breve, catchy, ma allo stesso tempo pesante che però non offre particolari motivi di interesse se non per il bell’assolo di Isaac (uno dei più virtuosi presenti su questo album). Sicuramente il ritornello, seppur un pochino scontato, risulta godibile, ma questo ahimè non si può dire per quanto ci riguarda, per molte delle melodie vocali presenti su questo disco che appaiono un pochino stanche e poco ispirate soprattutto se consideriamo il repertorio discografico di grande livello degli Epica. Stessa cosa si può dire dei riff di chitarra che raramente incidono veramente (lo stesso difetto che avevamo trovato sul precedente Omega). Meglio quando la band si appoggia alle grandiose sinfonie e ai momenti più orchestrali e cinematici come nella bella The Grand Saga Of Existance di cui abbiamo già parlato e il cui incipit ci dona quella sensazione di essere trasportati improvvisamente in una colonna sonora targata John Williams. Davvero regale il chorus di questo brano la cui melodia portante è ripresa negli ultimi secondi suonati al pianoforte, per una degna chiusura della A New Age Dawns Saga.
Un tocco molto particolare e di classe dell’album è la chiusura con Aspiral, una semi-ballad minimale che cresce in intensità con una sentita sezione in spoken-word dell’artista e scultore Stanislaw Szukalaski, un degno tributo alla persona la cui opera ha ispirato il titolo del disco, per un brano denso di significato e che offre dei bellissimi vocalizzi da parte di Simone in coda al pezzo. Un finale di album carico di emotività, originale e reso alla grande.
In conclusione, tuttavia, Aspiral risulta essere per quanto ci riguarda un piccolo passo falso nella discografia degli Epica che ci avevano abituato fin troppo bene sino ad ora. Un disco che da un lato semplifica la proposta della band in diversi pezzi, ma che dall’altro introduce delle piccole novità sonore (riff e breakdown dal sapore djent, parti elettroniche…), mantenendo l’aurea sinfonica e bombastica che aveva contraddistinto un disco come Omega. Aspiral rappresenta in tutto e per tutto il rinnovamento di una band che negli anni si è sempre dimostrata una garanzia di qualità, ma che a questo giro cade in troppe sezioni “stanche” e in troppi brani poco coinvolgenti e poco ispirati a livello sia di linee vocali che di riff chitarristici. L’album rimane comunque assolutamente ricercato e ambizioso, soprattutto dal punto di vista lirico, ma mancano quei pezzi da novanta che gli Epica ci hanno sempre regalato nei loro album. Sarà questo Aspiral solo un piccolissimo calo in una discografia costellata di assoluta classe? Consigliato comunque ai fan della band.