Recensione: Assassine
Ebbene sì, questa volta è proprio il caso di dirlo, alcune band italiane stanno raggiungendo standard qualitativi degni del rispetto dei più gettonati colleghi europei.
Quello a cui ci troviamo di fronte, infatti, è un prodotto di caratura abbastanza elevata da toccare con un dito le super-produzioni estere degne di nomi come Cradle Of Filth e Dimmu Borgir.
Ma cominciamo dal principio.
I Dark End sono una band di formazione piuttosto recente, locata in quel di Reggio Emilia e inizialmente dedita ad un Gothic Black Metal sinfonico e simile a quanto proposto da Cradle Of Filth e soci (nonostante la vena goth sia ben distinguibile il genere predominante del disco rimane comunque il Black), che nel tempo ha tuttavia saputo personalizzare e valorizzare le proprie qualità, stemperando le influenze troppo “ingombranti” che ne minavano la classe compositiva. Influenze queste ben distinguibili nel, comunque pregevole, debut album “Damned Woman And A Carcass“, uscito nel 2008 per la Necrotorture.
Con questo secondo lavoro il gruppo dimostra di aver raggiunto una buona consapevolezza compositiva e, grazie ad una produzione professionale, di poter esprimere le proprie doti appieno sprigionando atmosfere decadenti e sinfonie funeree che, nonostante si muovano su un sound ancora leggermente derivativo, denotano una qualità compositiva decisamente al di sopra della media.
L’aspetto maggiormente rappresentativo di “Assassine” (leggasi in italiano) è la volontà della band di creare un concept che tratti, traccia per traccia, l’originale tema delle più famose donne killer della storia, omettendo volutamente la stra-abusata figura della celeberrima contessa Elizabeth Bathory.
Attraverso trame tastieristiche di elevato valore, riff serrati, soli ultratecnici e vocalizzi azzeccati i Dark End riescono a centrare in pieno il bersaglio espressivo/emozionale prefissato.
Grazie a curate lyrics, capaci di spaziare tra il sempre presente inglese, il francese, l’italiano e addirittura il latino, risulta notevole come nel caso in questione l’aspetto lirico ricopra un importanza assolutamente paragonabile a quella della componente musicale.
A tal proposito mi sembrerebbe incompleto evidenziare solamente le tracce migliori da un punto di vista sonoro in quanto risulta chiaro, data anche la ricchezza del libretto, completo di photo session e lyrics, e la cura dell’artwork, l’impegno enorme che il gruppo ha riversato nella creazione di un prodotto completo e professionale sotto ogni aspetto.
Inutile a questo punto divagare ulteriormente, credo che oramai sia giunto il momento di avventurarci nell’oscuro mondo delle donne che hanno tinto di sangue le cronache del proprio tempo con efferatezze a volte dettate dalla pazzia, altre dall’amore, altre ancora da un primordiale desiderio di morte, ecco a voi Assassine:
I cancelli dell’oscurità vengono aperti in modo magistrale da “Tenebrae I: Spirit in Darkness“, pregevole ed atmosferica intro incentrata sulla preghiera di una ragazza disperata. Alle parole latine pronunciate con sofferenza dalla protagonista risponde dall’oscurità un’agghiacciante voce demoniaca, che, con furia sommessa e supportata da un opprimente organo da chiesa, crea un crepuscolare e suntuoso crescendo atto a catturare sin da subito l’attenzione dell’ascoltatore.
L’angoscia suscitata dal primo brano prende forma ed esplode nella prima vera traccia del disco, “Mater Terribilis”, incentrata sulla figura di Catherine Hayes, killer vissuta nel diciassettesimo secolo. Il brano, fra i più violenti del platter, si snoda tra tempi veloci e possenti digressioni tastieristiche dove la componente Sympho-Black è onnipresente pur sfociando talora in aperture maggiormente ponderate.
Nonostante la canzone si assesti su buoni livelli di songwriting è la successiva “A Bizarre Alchemical Practice” la prima vera mazzata del disco. Il brano è dedicato alle vicende della reggiana Leonarda Cianciulli, detta anche “la saponificatrice di Correggio”: venditrice d’abiti, maga e chiromante vissuta a cavallo tra fine ottocento e seconda metà del novecento, accusata dell’omicidio e della trasformazione in saponi e dolcetti di tre sue ingenue amiche.
Un’apertura decadente e melodica, supportata dal preciso e potente blast beat del dotato batterista Valentz, prepara il terreno per l’ingresso di vocals decisamente maligne, perfettamente calate nella parte dell’assassina reggiana. Un drammatico e viscerale ritornello in italiano si fonde in modo perfetto con gli oscuri e potenti drappeggi musicali creati da chitarre e tastiere, agendo sinergicamente ad essi e imprimendosi nella mente dell’ascoltatore sin dal primo ascolto.
Nota di assoluto valore va inoltre al solo del chitarrista solista Imajes, toccante e decadente, bilanciato al punto giusto, in grado di risultare piacevole e mai esagerato, nonostante l’elevata dose di tecnica e lo stile quasi ottantiano che lo contraddistingue.
Il brano infine sottolinea in modo netto la spiccata attitudine neoclassica del tastierista Antarktica, capace di conferire profondità, sentimento ed omogeneità alle partiture, rendendole perfettamente sinergiche.
Si procede con un altro ottimo episodio, “Poisoned Lips Of Lust“, sempre incentrato su atmosfere gotiche e decadenti, dove il gruppo si fa portavoce della storia della Marchesa di Brinviellirs, Marie-Madeleine d’Aubray, nobile ninfomane incriminata dell’omicidio del padre (colpevole di aver tentato di impedirne una relazione amorosa) e di due fratelli mediante l’arsenico. La donna, dopo varie vicissitudini tra cui la morte, durante un esperimento, dell’amante prediletto (che l’aveva per altro erudita sulla manipolazione dei veleni) scrisse una lettera in cui si auto-accusava degli omicidi e di una vita dissoluta e dopo essere stata torturata barbaramente venne decapitata nel 1676.
Anche in questo caso i tempi veloci e le ritmiche serrate delineano la struttura generale del brano, sempre e comunque supportati da un ottimo lavoro di tastiera e da vocals originali e mai monotone.
Altro pezzo da novanta di questo “Assassine” si conferma “Bounded, Sisters By Solitude“, incentrata sulla figure di Pauline Parker e Juliet Hulme (ora scrittrice di successo sotto lo pseudonimo di Anne Perry), amiche/amanti Neozelandesi, accusate dell’omicidio della madre della prima.
In quest’episodio notiamo una leggera variazione nell’attitudine ritmica, con riff rocciosi ed un solo al fulmicotone che farà la gioia degli appassionati del chitarrismo estremo.
Un attimo di respiro ci è regalato dallo stacco strumentale “Tenebrae II: For Those Who Died“, vero e proprio momento d’aria del disco, dove atmosfere soffuse si fondono ad un solismo chitarristico progressivo e delicato.
Giungiamo così a “Two Faced Beast” episodio più Gothic oriented del concept e dedicato a Denise Labbè (che uccise la propria figlia per amore del perverso marito), dove tastiere polverose e ritmi marziali alla Cradle Of Filth di “Dusk… and Her Embrace” si fondono ad un’aura crepuscolare costantemente adornata da riff di buona fattura e da un cantato maligno, che all’improvviso muta in profonde clean vocals, indice di buone capacità del cantante Animae anche sotto tale profilo stilistico.
Jeanne Weber, bambinaia francese, macchiatasi dell’orrenda uccisione di dieci bambini, compreso il proprio, e morta suicida all’interno della cella dov’era stata reclusa è la protagonista di “Her Mayesty Ogress“, brano che, muovendosi sulle coordinate enunciate in precedenza, riesce nell’arduo compito di non far crollare l’attenzione anche a disco profondamente inoltrato.
Giungiamo finalmente a quella che si configura, a parere di chi scrive, come la miglior doppietta del lotto, costituita da due vere e proprie chicche targata Dark End.
La prima, “The Thorns, The Pain, The Horror“, grazie ad un sound maggiormente easy, l’uso di tastiere pompose ed orecchiabili ed un irresistibile refrain riesce ad imprimersi a livello cerebrale in modo superiore ad ogni altro episodio del disco. Il brano si muove attorno alla celebre figura di Lizzie Borden, ragazzina per bene che uccise, apparentemente senza movente, padre e matrigna.
Il Dies Irae di Giuseppe Verdi funge da preludio al secondo colpo della succitata doppietta, introducendo “Perinde Ac Cadaver“, canzone complessa e variegata, della durata di quasi dieci minuti e costituita da costanti cambi di tempo, registro e atmosfere.
Sfuriate omicide, setosi drappeggi atmosferici, picchiettanti tocchi d’angoscia, una ritmica a volte serrata, altre intrecciata, gestita con sapienza da Ashes e Specter. Questi gli elementi base di quello che probabilmente è il pezzo più impegnato del platter, che vede come figura centrale la monaca Elga Gurroci, che in preda a crisi mistiche sacrificava le proprie consorelle a Dio spingendole in un precipizio. Da notare che gran parte del testo è steso in italiano e latino.
Il disco si conclude con “Tenebrae III: Darkness In Spirit“, atmosferica outro ambient costituita da angoscianti pianti di bambini, urla disumane e un’agghiacciante risata finale, ovviamente femminile!
Per concludere ci tengo a sottolineare l’importanza di un prodotto come “Assassine” per quanto riguarda il Metal nostrano. I Dark End con questo lavoro sono riusciti a costruire qualcosa di entusiasmante ed originale (soprattutto sul piano lirico ed emozionale) che guarda al passato lasciando tuttavia risplendere buona classe compositiva e personalità. Ovviamente, la strada per arrivare al successo su scala nazionale è lunga e tortuosa e la band deve imparare ad osare qualcosa di più sul piano compositivo, tuttavia i margini di miglioramento, su doti comunque già evidenti, si sono vedono eccome.
Per questi motivi consiglio vivamente l’acquisto di “Assassine” a tutti coloro che vogliono addentrarsi in questo pericoloso mondo, creato ad hoc, una volta tanto, da una promettente realtà italiana.
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Line Up:
Animæ: vocals
Valentz: drums
Imajes: lead guitar
Antarktica: piano & synts
Specter: rhythm guitar
Ashes: bass
TRACKLIST:
1. Tenebrae I: Spirit In Darkness
2. Mater Terribilis
3. A Bizarre Alchemical Practice
4. Poisoned Lips Of Lust
5. Bounded, Sisters By Solitude
6. Tenebrae II: For Those Who Died
7. Two Faced Beast
8. Her Majesty Ogress
9. The Thorns, The Pain, The Horror
10. Perinde Ac Cadaver
11. Tenebrae III: Darkness In Spirit