Recensione: Assurdo

Di Orso Comellini - 8 Febbraio 2012 - 0:00
Assurdo
Band: Garden Wall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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80

«Everything is absurd when you see it clearly»

                                                            Robert Musil

Il movimento progressive in Italia, storicamente, è sempre stato molto importante e radicato. Non a caso la scena italiana muove i suoi primi passi (temporalmente e qualitativamente) a ridosso dei grandi gruppi britannici di fine anni sessanta/primi settanta, che in molti individuano come i modelli quantomeno da eguagliare. A ben guardare però alcuni di questi si sono formati praticamente in contemporanea con i gruppi d’oltremanica (Le Orme, Banco Del Mutuo Soccorso) altri immediatamente dopo nei primissimi anni settanta (Area, PFM, Osanna), adeguando le sonorità al proprio background culturale, invece che limitarsi a copiare. Il Bel Paese, infatti, può vantare una tradizione di tutto rispetto a livello europeo e mondiale. Sebbene negli anni il movimento abbia perso qualcosa in termini di popolarità, si è sempre mantenuto solido e all’avanguardia, per merito anche di un pubblico ormai più che fidelizzato. Alcuni dei grandi nomi tuttora in attività hanno fatto della coerenza la propria bandiera anche a distanza di decenni, alcune delle nuove leve hanno preferito fare un percorso di riscoperta e rivalutazione delle sonorità originarie, mentre altri, pur senza rinnegare le proprie radici, nel cercare di dare continuità al genere -nel senso di continuare a sperimentare in nome di una innovazione volta a spingersi oltre i propri limiti, da sempre una caratteristica della musica progressiva- hanno contaminato le proprie composizioni con vecchi e nuovi elementi: dal prog metal al beat oppure dal folk al jazz. A quest’ultima categoria appartengono i Garden Wall, combo di Cervignano (Udine) capitanato da Alessandro Seravalle e attivo sin dai primi anni novanta, arrivato al non trascurabile traguardo dell’ottavo album sulla lunga distanza con “Assurdo” dello scorso anno.

“Assurdo” è il titolo esemplare per un lavoro complesso e denso di contenuti, atipico, anomalo e a volte quasi stravagante. Difficile penetrarlo e comprenderlo appieno dopo solo un paio di ascolti, eppure, nonostante i Nostri dimostrino una tecnica ragguardevole, non ne fanno sfoggio fine a se stesso: non troverete, infatti, i passaggi impossibili che caratterizzano altri lavori del genere. Sembra quasi che la musica fluisca con estrema semplicità e naturalezza se analizziamo i singoli passaggi. Nonostante questo, le dieci tracce che compongono l’album nel complesso appaiono tutt’altro che di facile comprensione, anche perché, pur essendo divise e distinguibili, in qualche modo risultano legate tra di loro come un’unica lunga suite multiforme e dalle molteplici sfaccettature. In più, essendo alcuni dei musicisti coinvolti dei polistrumentisti e grazie a illustri collaborazioni (tutte da scoprire e dettagliatamente descritte nel generoso booklet), in ogni brano troverete suoni e armonie variegate, date anche da strumenti differenti, sapientemente utilizzati con gusto e perizia, a volte solo in sottofondo, altre ben in evidenza. Vi sembrerà quasi di addentrarvi in una dimensione eterea e onirica fatta di rassicuranti passaggi quieti e suadenti e altri destabilizzanti e alienanti, passando da sogno a incubo e viceversa. Oppure in una sorta di moderna installazione in cui suoni, parole, immagini, colori e profumi andranno a solleticare i vostri sensi, alcuni quasi vi aggrediranno altri dovrete essere voi a dissotterrarli. Quanto alla musica in sé, scavando in profondità si possono trovare richiami a gruppi come King Crimson, Marillion, Pink Floyd, E.L.P., Jethro Tull, persino le geniali divagazioni degli High Tide (con tanto di uso del violino), ma rimangono sempre sotterranee, non salgono mai in superficie e si fondono perfettamente con i modernismi che indubbiamente sono parte integrante della loro proposta. Una miscela ben dosata quindi di tradizione e innovazione. Dalle folli e dissonanti note iniziali di “Iperbole” si passa a quelle gentili e leggiadre di “Butterfly Song” per poi addentrarsi nella ritmata e funkeggiante “Trasfiguratofunky” in cui sale in cattedra il basso fretted di William Toson e la cupa “Negative”. Ma è solo l’inizio del viaggio che, dopo le note acid jazz di “Just Cannot Forget”, raggiunge il suo apice con “Flash (Short-Lived Neorealism)” in cui dirompe un ammaliante solo di chitarra, la dilatata “Clamores Horrendos Ad Sidera Tollit” che porta in seno elementi di hard rock settantiano e le atmosfere orientaleggianti di “Vacuum Fluctuation”. Nessun significativo calo di tono anche nelle conclusive “Re-awakening” che superficialmente può sembrare debitrice alle atmosfere eteree dell’album “Promise Land” dei Queensrÿche e l’ossessiva e catartica “Isterectomia”.

Tirando le somme, il consiglio è quello di concedervi poco più di un’ora di relax in compagnia magari di un buon sigaro, un copioso bicchiere di vino rosso o di cognac da sorseggiare lentamente o quant’altro vi permetta di rilassarvi completamente e di lasciarvi trasportare da questo avvolgente fiume carsico orchestrato dai Garden Wall che risponde all’azzeccato titolo di “Assurdo”, che ha forse solo l’unica “pecca” nella sua non facile assimilabilità, ma che vi ripagherà in termini di soluzioni innovative e longevità.

Orso “Orso80” Comellini

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Tracklist:
1. Iperbole 6:21
2. Butterfly Song 8:31
3. Trasfiguratofunky 7:31
4. Negative 7:03
5. Just Cannot Forget 2:25
6. Flash (Short-Lived Neorelism) 5:23
7. Clamores Horrendos Ad Sidera Tollit 6:49
8. Vacuum Fluctuation 8:04
9. Re-awakening 8:03
10. Isterectomia 7:26

All tracks 68 min. ca.

Line-up:
Alessandro Seravalle – Vocals, Guitar, Keyboard
Raffaello Indri – Guitar
William Toson – Bass
Ivan Moni Bidin – Drums
Gianpietro Seravalle – Electro-Percussions

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