Recensione: Astralism

Di Enzo - 11 Maggio 2006 - 0:00
Astralism
Band: Astral Doors
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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75

Dopo uno strepitoso debut album ed un ottimo seguito (Evil is Forever), gli svedesi metallers tornano in studio per incidere la loro terza fatica: Astralism. Il sound della band, sempre molto vicino a gruppi come i tardi Black Sabbath di Dio, su Astralism sterza verso un suono più “fast n’ furious”. Sorvolando sulla scandalosa copertina, c’è da dire che il disco non delude le aspettative stabilizzandosi sulle coordinate di un rovente e rigorosissimo Heavy Metal.
Gli Astral Doors le cose le mettono in chiaro dal primo momento dell’album grazie a quella EPV che, con il suo Us Metal ed i suoi epici refrain riesce a far comprendere immediatamente quale sia il verbo musicale che la band ama proclamare. La voce di Nils Patrik Johansson (una sorta di discepolo di Ronnie James Dio) è ancora una volta una piacevolissima sorpresa intenta com’è a costruire rocciose ed aggressive melodie ben sorrette dall’ottimo livello tecnico e compositivo che i nostri hanno raggiunto nel corso degli anni.
Certo, ripetere i mirabilanti fasti del primo disco sarebbe stata impresa a dir poco improba per tutti, ma la band riesce cmq a regalarci altri ottimi esempi di tuonante metallo pesante grazie a song del calibro di fast anthem come Fire In Your House e Raiders of The Ark (fantastica la sua eroica cavalcata musicale) mentre si cimenta addirittura nel ripercorrere lontanamente i magici momenti dell’era del colosso “Heaven And Hell” grazie al mega cadenzato Tears from a Titan, incredibile heavy metal song dal flavour sabbathiano. Dopo l’imbarazzante Oliver Twist gli Astral Doors hanno in serbo altre fulminanti frecce nel loro metallico arco e le scagliano con millimetrica precisione attraverso la potenza sonora del guitar riffing di Vendetta (brano sorretto da una possente costruzione melodica). Con Rock We Trust la band si spinge su coordinate stilistiche care ad un pachidermico Us/Epic metal di lontane reminescenze marcate Thunder Rider dove la voce di Johansson sembra imitare, del tutto involontariamente, i fasti che furono al tempo del mitico John Blackwing (dubito i due personaggi si siano mai conosciuti). C’è anche tempo e spazio per la classica suite conclusva che viene questa volta a titolo di Apocalypse Reveale, ottima sintesi di quanto durante il corso di questo platter la band ha messo in evidenza.

Gli Astral Doors mettono in commercio un disco più che discreto, con i suoni numerosi punti alti e le sue debolezze, lontanissimo dai fasti dell’album di debutto e forse leggermente inferiore (a causa di scelte di produzione non proprio azzeccate) anche al precedente Evil is Forever. Ci resta tra le mani tuttavia un solido lavoro di roccioso Heavy Metal, incredibile musica di cui gli Svedesi ne sono degni rappresentanti.

Vincenzo Ferrara

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