Recensione: Astron Black And The Thirty Tyrants

Di Daniele D'Adamo - 26 Agosto 2010 - 0:00
Astron Black And The Thirty Tyrants
Band: Nightfall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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82

Finalmente, si accendono le luci della ribalta mondiale per gli ellenici Nightfall, dopo una carriera relegata negli angusti confini nazionali. Sin dal 1990, infatti, il leader carismatico Efthimis Karadimas ha dato anima e corpo alla formazione riuscendo soltanto ora, con “Astron Black And The Thirty Tyrants”, ad arpionare un lusinghiero contratto discografico con la Metal Blade Records.

E i risultati si vedono sin dallo stupendo artwork – disegnato da Travis Smith (Nevermore, Opeth, Katatonia, Death) – , il quale dimostra, una volta di più, che il buongiorno si vede dal mattino. Non solo. L’accurata scrittura dei temi (relativi a un concept-album pregno di epicità, non solo letteraria), l’irreprensibile esecuzione tecnica (accanto a Karadimas, Stathis Kassios e Nikos Papadopulos ci sono il giovane chitarrista statunitense Evan Hensley e l’esperto batterista tedesco Jörg Uken) e la pomposa produzione (frutto degli stessi Karadimas e Uken (God Dethroned, Sinister)) regalano agli appassionati un’opera di assoluto livello internazionale.

Impossibile da definirsi, questa. Il miscuglio fra, praticamente, tutti o quasi i sottogeneri del metal estremo è un artificio di rara abilità compositiva e poliedricità stilistica. Il cantante greco, oltre a condurre le linee vocali (compreso i cori da saga) con una profondità abissale, escogita sia le musiche (spesso assieme a Hensley) sia i testi sì da manifestare un innato, dirompente talento. Con il risultato, non certo irrilevante, di creare un poema epico-musicale dalle gigantesche dimensioni artistiche. Accompagnando l’incredibile viaggio di Astron Black si naviga fra i flutti dell’Odissea omerica, fra avventure leggendarie, magiche rivelazioni e sogni visionari.   

Lo stentoreo piglio del vocalist (assestato su un brutale growling ma capace di spaziare anche altrove), accompagnato dal titanico lavoro delle chitarre e dalle fini cuciture delle tastiere, dà vita a un sound personalissimo e unico. Potenza, furia e melodia sono tre ingredienti dal forte sapore mischiati con un’abilità e un’intelligenza tali che non si avverte mai, durante i ripetuti (le canzoni sono come le ciliegie: una tira l’altra) passaggi, né noia né stanchezza.

Dopo l’immancabile incipit (“Intro”), l’attacco di “Astron Black And The Thirty Tyrants” fa comprendere al volo che fra le mani si ha un disco di gran qualità: “Astron Black”, dal ritmo sostenuto e frizzante, mette subito le cose in chiaro. Cioè che l’inconfondibile timbro di Karadimas è il nucleo di condensazione attorno al quale si formano, come i legnosi strati di un albero, i brani del full-length. La melodiosità dell’opener – generata dal guitarwork di Hensley e completata dai ceselli di Kassios – si arrotola su una solida struttura costituita dalla rocciosa sezione ritmica. Il sentore è vicino a quello emanato da quello che si definisce – da tanti anni a questa parte – come «melodic death metal» anche se, come scritto prima, tale definizione è sicuramente riduttiva. Qualcosa si può rimandare, in effetti, ai Children Of Bodom (le keyboards di “Astronomica/Saturnian Moon”) o al gothic metal della fine degli anni novanta (“The Criterion”). Si tratta però di echi lontani. Dannatamente vicina, invece, la consistenza di pezzi quale “Ambassador Of Mass”; clamorosa hit dal ritornello talmente semplice da essere disarmante nella sua efficacia e nella sua capacità di stamparsi in testa. “Astra Planeta/We Chose The Sun” mostra che la NWOBHM ha, più o meno, influenzato tutti i musicisti metal della generazione di Karadimas.
La melodia deborda dal CD, senza mai essere né ridondante né ampollosa, completandosi alla perfezione (o quasi) con i tanti, ariosi accordi immersi nella leggenda (“Asebeia”). Non mancano, nemmeno, una strizzatina d’occhi al folk (“I-I”) e una bella scudisciata sulla schiena (“Epsilon Lyræ”). I più trascinanti mid e up-tempo (“Archon Basileus”) si scatenano all’improvviso lampeggiando in un cielo dall’umore plumbeo, foriero d’imminenti tempeste mediterranee. C’è spazio anche per qualcosa che non è così distante come sembri dal black metal (“Proxima Centauri/Dead Bodies”) e per le dissonanze più arcane (“The Thirty Tyrants”).

“Astron Black And The Thirty Tyrants” è un album completo, maturo, consistente. Longevo, dall’alto peso specifico, non stanca praticamente mai anzi invogliando al suo ascolto; con le sue sonorità davvero pregevoli sia nella loro finezza, sia nella loro robusta sostanza.
Da possedere senza «se»«ma».    

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Intro 0:37
2. Astron Black 4:20
3. Astronomica/Saturnian Moon 4:09
4. Astra Planeta/We Chose The Sun 4:43
5. Ambassador Of Mass 4:34
6. The Criterion 3:13
7. Asebeia 4:16
8. I-I 1:14
9. Archon Basileus 3:28
10. Proxima Centauri/Dead Bodies 4:44
11. The Thirty Tyrants 4:11
12. Epsilon Lyræ 3:33

Line-up:
Efthimis Karadimas – Vocals
Evan Hensley – Guitars
Stathis Kassios – Keyboards
Jörg Uken – Drums
Session recording:
Nikos Papadopulos – Bass
 

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