Recensione: Asylum Cave
Per dare il corretto significato alla frase ‘macello assoluto’ non occorre fare molto sforzo. È sufficiente, infatti, porre nel vostro lettore CD il nuovo full-length dei transalpini Benighted, “Asylum Cave”, per averne l’immediato riscontro. Per nulla rammolliti dall’inesorabile trascorrere del tempo, quantificabile in tredici anni di carriera e nella pubblicazione di sei studio-album, i francesi hanno fuso – direi con profitto – l’esperienza incamerata nei lustri alla più devastante forma di metal estremo oggi esistente: il brutal death metal, qui presente nella sua versione più affine al technical death metal. Tanto affine da esserne quasi omologa. ‘Quasi’ perché un ingrediente della ricetta del brutal è il grind, che i Benighted non difettano di unire in grandi quantità al loro sound assieme a momenti di slam death metal (sic!), identificabili negli attimi in cui Julien Truchan, il cantante, usa la tecnica dell’‘inhale’ per emettere i suoi vari suoni gutturali.
Dissertazioni stilistiche a parte, di cui si troverà comunque traccia seguendo l’ascolto del neonato di casa Benighted, il brutal death metal di questi ultimi è interpretato dagli stessi con il massimo vigore possibile, creando un sound ai limiti della resistenza umana; senza per ciò perdere mai, neppure per un BPM, la bussola. Merito sia della grande preparazione tecnica dei musicisti, sia della loro competenza e, non ultimo, della produzione; abile a non trasformare “Asylum Cave” in un’accozzaglia indistinguibile di suoni. Al contrario, il suono che esce dagli altoparlanti del nostro impianto Hi-Fi è una muraglia di suono senza fine, immensa, impenetrabile; ma descrivibile in ogni particolare. Tutti gli incredibili passaggi, alcuni dei quali davvero complessi, che fanno da membrature alle strutture delle canzoni del platter sono chiaramente individuabili e leggibili; con ciò, fornendo al platter stesso una longevità quasi ‘da immortale’. Prima di riuscire a far nostri tutti i preziosi ricami musicali tessuti dai cinque di Balbigny ne passerà, di tempo: i quarantacinque minuti di durata di “Asylum Cave” sono così ‘pieni’ di musica che occorrerà davvero molta pazienza per assimilarli in toto. E, in questo consiste la bravura dei Nostri. Senza provocare né noia né confusione, la capacità tecnica dei musicisti è al servizio della musica e non il viceversa. Con che, le canzoni non diventano meri esercizi di tediosa accademia musicale, bensì palestre ove scatenare una rabbia infinita e una furia (quasi) senza pari, al Mondo. Per fare un paragone in quanto a… ‘densità di violenza musicale’, “Asylum Cave” può significare, per il death, quello che fu per il thrash “Reign In Blood” degli Slayer. Chiaramente si tratta di un esempio parziale, poiché se si guarda all’innovazione, invece, non si va tanto lontano. Sì che ci sono diversi momenti di divagazione dagli schemi classici del genere, tuttavia il modus operandi dei Benighted non è così dissimile da quello di altri act estremi come gli Annotations Of An Autopsy o i Decrepit Birth. Poiché con tali band siamo ai massimi livelli attuali del genere, questo non è un demerito, anzi. Tuttavia, gli squittii e i gorgoglii di Truchan non sono stati certamente i primi a comparire sulla Terra. Comunque sia, non si può non rimanere affascinati di fronte all’impetuoso, sterminato muro di suono costruito dai riff delle chitarre di Olivier Gabriel e Liem N’Guyen; tenuto su dal gigantesco esoscheletro realizzato dall’iper-cinetica coppia Eric Lombard/Kevin Foley. Il tutto è avvolto – altro punto forte del disco – da un umore cupo, folle e allucinato come da tema delle canzoni, che s’insinua in un’ipotetica mente umana malata tipo quella di Josef Fritzl (il mostro di Sankt Polten), ove la schizofrenia la fa da padrone.
Credo che i concorrenti del combo della Rhône-Alpes faranno molta fatica, quest’anno, a tirar fuori dal cilindro un lavoro dalla qualità media molto alta come “Asylum Cave”. Qualità che si rispecchia in tutte le parti vitali di un’opera musicale: dal songwriting all’esecuzione, passando per la produzione e la messa su disco. Difficile se non impossibile trovare un punto debole. Forse il già citato immobilismo in rapporto agli stilemi del brutal/grind, che comunque non toglie nulla alla modernità e freschezza della proposta. Un esempio per semplificare al massimo tutto ciò? Il break centrale di “Asylum Cave”, la canzone…
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Asylum Cave 3:30
2. Let The Blood Spill Between My Broken Teeth 3:51
3. Prey 3:53
4. Hostile 2:39
5. Fritzl 4:36
6. Unborn Infected Children 4:07
7. The Cold Remains 3:58
8. A Quiet Day 3:39
9. Shadows Descend 2:57
10. Swallow 3:00
11. Lethal Merycism 3:34
12. Drowning 5:19
All tracks 45 min. ca.
Line-up:
Julien Truchan – Vocals
Olivier Gabriel – Guitars
Liem N’Guyen – Guitars
Eric Lombard – Bass
Kevin Foley – Drums
Guest appearances:
Vocals on “Unborn Infected Children” by Sven (Aborted)
Vocals on “A Quiet Day” by Mike (Devourment)
Vocals on “Fritzl” by Asphodel (Pin-Up Went Down)
Scratching on “Drowning” by Dirk Bretträger
Guitar Solo on “Lethal Merycism” by Freddy Kroeger