Recensione: At Least We Will Die Together

Di Alberto Fittarelli - 2 Dicembre 2006 - 0:00
At Least We Will Die Together
Band: Allfader
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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70

È proprio vero che l’abito non fa il black metaller, se gli Allfader si possono permettere di scegliere una cover decisamente ‘emo’ per il loro disco, spiazzando a prima vista chiunque non li conosca (cioè più o meno tutti, visto che stiamo parlando del loro debut), per poi proporre un black/death metal moderno e soprattutto malvagio, con rari ma azzeccati sprazzi di melodia.

La band è decisamente giovane, essendo nata nel 2001 ed avendo sfornato solo
una lunga serie di demo prima di questo debut album: una gavetta servita
sicuramente a rinsaldarne e compattarne il sound, dato che non sembra certo di
trovarsi di fronte ad un debut, se si pensa specialmente a quanto esce
dall’Italia a volte… È anche vero che gli Hansen Studios, in Danimarca, dove
il disco è stato registrato, hanno saputo rendere bene l’essenza tagliente e
insidiosa di un suono che pone le proprie radici nella Svezia (e non nella loro
madrepatria Norvegia) di una decina d’anni fa, con certi Marduk
imbastarditi da soluzioni thrash e death.

Intendiamoci, niente che non sia già stato detto in 15 anni di storia del genere, ma pezzi come la tagliente opener
We Will Go o la successiva This Blackened Heart, in cui risaltano vocals melodiche di tutto rispetto, mettono in evidenza passione e talento in giusta quantità. Se poi il disco arriva da una label, la stessa Osmose di cui
parleremo a breve anche per i Phazm, che normalmente non predilige suoni particolarmente rifiniti, significa allora che le qualità ci sono tutte.

Buono il dialogo delle chitarre con la sezione ritmica, sempre dinamica e interessante, così come buona è la prestazione vocale di
John Andersen; tutto il disco viene cosparso di idee quantomeno interessanti, che lo rendono un ascolto decisamente piacevole.
Ma solo per affezionati al black/death scandinavo, anche perché il rischio è
di trovarlo anonimo dopo un po’ di tempo e lasciarlo sul classico scaffale a
fare spessore.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. We Will Go 05:06 
2. This Blackened Heart 07:14 
3. Into Nothingness 06:40 
4. Hate Is My Creed 02:52 
5. Sanctimonious 05:22 
6. Born To Serve 06:59 
7. Hevnen 06:02 
8. One Thousand Days Of Poison 04:45 
9. Cursed Chemistry 08:03

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