Recensione: At The Going Down Of The Sun

Di Roberto Cavicchi - 19 Dicembre 2009 - 0:00
At The Going Down Of The Sun
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Anno: 2009
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70

Band di formazione recentissima (2007) gli Imperial Vengeance ci propongono questo loro primo full length dopo un solo EP uscito nel 2008.

La prima caratteristica che si nota è la particolarità della loro immagine, che si rifà alla vecchia gloria dell’esercito imperiale britannico, con tanto di costumi militari ottocenteschi: non ci si aspettava nulla di meno da un personaggio come Mr. Charles Edward-Alexander, meglio conosciuto come Charles Hedger nel suo ruolo di chitarrista per i Cradle of Filth.

Gli elementi caratteristici si fermano però al mero fattore estetico, a fronte di una proposta musicale tutt’altro che innovativa: questo comunque non è necessariamente un male.
Il duo inglese propone un black sinfonico con forti influenze death, creando un mix che non ci lascerà né scampo né riposo per tutta la durata del disco. Non si può infatti non rimanere investiti dalla grezza furia che ci viene scatenata contro fin dall’inizio del disco (ad esclusione della piacevole ma canonica intro sinfonica “The Drop”) e che non accennerà mai scemare per tutta l’ora dell’album, stemperata però dall’ottimo comparto sinfonico, raffinato ed elegante, che, senza rallentare od ammorbidire i brani, dona loro quella varietà e melodicità necessarie per smorzare la monotonia.
Inutile soffermarsi su ogni singolo pezzo, visto che la qualità media rimane sempre invariata, come anche la struttura basata su riff molto veloci sorretti da un tappeto di batteria che si discosta raramente dal classico blast-beat, e completati dalle tastiere, autentiche protagoniste del platter;mi sento però di citare la title track, nella quale c’è un guest member veramente d’eccezione, Henry Patch, ultimo sopravvissuto della prima guerra mondiale, di cui sentiamo la voce in qualità di narratore.
A livello di influenze musicali è impossibile non riconoscere la marcatissima impronta degli Emperor a partire dall’opener 6th Airborne Division. Personalmente sono rimasto molto colpito da Theory of The Grotesque, la cui parte sinfonica mi ha ricordato da vicino “The Wanderer”, leggendaria chiusura di “Anthems to the Welkin at Dusk,”, con un effetto particolare e molto suggestivo.

Il disco purtroppo non è scevro da difetti, a partire dalla durata forse esagerata a fronte di una proposta così monolitica e, talvolta, monotona, tanto che l’attenzione rischia spesso di calare.
Il comparto tecnico è perfetto e dimostra la preparazione dei musicisti, ognuno dei quali svolge un ottimo lavoro: l’unica pecca è rappresentata dalle vocals tutt’altro che indimenticabili, con uno scream statico ma accettabile, a differenza di un growl francamente migliorabile.

Chiude il quadro una produzione assolutamente perfetta, che ci permette di apprezzare alla perfezione ogni passaggio pur senza risultare “plastificata”, rendendo così quel senso vintage che ci riporta all’età vittoriana tanto cara al gruppo.

In conclusione questo “At The Going Down Of The Sun” si dimostra un disco onesto e ben suonato, che non fa di certo dell’originalità e della varietà i propri cavalli di battaglia, ma che saprà regalare a chi gli dedicherà il proprio tempo un po’ di sano head banging. Non di certo una delle migliori uscite dell’anno, ma comunque in grado di alzare la testa al di sopra della massa, e anche questo non è poco.

Roberto “Strangel” Cavicchi

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Tracklist:

1.The Drop
2.6th Airborne Division
3.Aristocratic Sex Magick
4.Unto That End
5.At the Going Down of the Sun
6.From Childhood’s Hour
7.Cwn Anwwn
8.Jus Ad Bellum
9.Theory of the Grotesque
10.Trinovantes

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