Recensione: ATBPO
Dopo l’inevitabile crisi degli anni novanta, epoca in cui la popolarità dell’AOR – variante musicale rock altresì di straordinario successo nel decennio successivo – aveva ceduto il passo nel cuore di pubblico e critica ad altri generi, i Night Ranger (tra le più popolari band di questa categoria, soprattutto negli U.S.A., ove il loro nome e le loro più celebri canzoni degli eighties fanno indissolubilmente parte di certa cultura popolare) hanno conosciuto una seconda giovinezza artistica negli anni duemila, grazie ad un terzetto di dischetti di assoluta qualità.
Il più recente (“Don’t Let Up”) era uscito già quattro anni fa, ma ecco che i musicisti statunitensi tornano ora sul mercato con un nuovo pacchetto di canzoni nel proprio inconfondibile mood – spesso scanzonato – tra AOR e hard rock melodico.
“ATBPO” (novello acronimo che sta per “and the band played on”, del tutto indicativo dell’incessante volontà della band di percorrere, a dispetto degli anni che passano, le roventi strade del rock’n’roll), vede la luce in questa torrida estate del 2021 (stagione peraltro più che propizia per l’ascolto di questa musica in lunghi viaggi in autostrada o costeggianti spiagge assolate) ancora una volta per i tipi della Frontiers.
Tutte le canzoni del nuovo disco sono di ottima qualità sui diversi fronti della composizione, dell’arrangiamento e della forza esecutiva.
Tra le più rimarchevoli segnaliamo subito Tomorrow, un patinatissimo midtempo pop-rock, e Breakout, traccia hard’n’heavy trascinante e contrassegnata da doppie chitarre in stile Thin Lizzy.
Proprio l’hard rock (nella sua chiave più melodica e, come si diceva più sopra, scanzonata), è il principale protagonista dell’album.
Ne sono esempi Cold As December, Bring It All Home To Me (brano molto “americano”, catchy assai nel chorus e permeato di saettanti assoli di chitarre) e una Monkey dalle sei-corde al fulmicotone.
Ancora, Coming For You è un uptempo spavaldo ed arrembante sempre con le asce in primo piano, mentre Dance omaggia nella ritmica apertamente i Queen e pare pronta per coinvolgere e trascinare il pubblico in concerto.
L’anima più spensierata dello stile dei Night Ranger fa invece la sua comparsa nella frizzante ed allegra A Lucky Man e in una Hard To Make It Easy effervescente e dai toni roots e honky tonk del pianoforte.
Un paio di momenti slow, infine, accarezzano le esigenze degli ascoltatori più romantici: parliamo di Can’t Afford A Hero, ballata evocativa dai tipici contorni da soft rock a stelle e strisce, e The Hardest Road, altro lento intenso, elettrificata e carico di soul.
“ATBPO”, insomma, conferma l’attuale stato di grazia dei Night Ranger, capaci ancor oggi di fare grande entertainment e di produrre un lavoro in cui ogni canzone è una potenziale hit (o lo sarebbe stata negli anni Ottanta del secolo scorso), trasmettendo gioia di vivere agli ascoltatori e, allo stesso tempo, mostrando il maggiore “spessore” stilistico dovuto alla maturità e all’esperienza di decenni passati a percorrere le vie dell’hard rock melodico.
Francesco Maraglino