Recensione: Atlantic

Di Giorgio Vicentini - 21 Aprile 2004 - 0:00
Atlantic
Band: The Wounded
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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85

Questa band, per me è una grossa sorpresa davvero, e non capisco come sia possibile che io li abbia ignorati completamente fino ad oggi. Stupore per il disco in sé e per il fatto che non è nemmeno il primo, bensì il terzo della loro storia iniziata con la pubblicazione nel 2000 dell’esordio “The Art of Grief”. Loro stessi definiscono la lo musica come l’espressione di sensazioni quali odio, desiderio, sofferenza, amore, desolazione e terrore nei confronti della vita reale ed infatti ognuna di queste parole trova compimento nei pezzi e nei testi dell’album.

I The Wounded suonano un gothic ovattato ed atmosferico e basano il loro costrutto su un tappeto di tastiere che costituisce la base espressiva dei pezzi sulla quale scorrono i riff portanti, abbastanza semplici dal punto di vista tecnico, ma perfettamente funzionali all’atmosfera generale. Ogni pezzo si innesca grazie ad una semplice “miccia” che in un caso è un riff, nell’altro la voce solista, nell’altro ancora la tastiera, per poi proseguire e svilupparsi vigoroso o malinconico a seconda della sua connotazione. Due sono le caratteristiche fondamentali del gruppo: le tastiere onnipresenti e la voce.

In particolare, il cantato pulito è in primo piano rispetto agli altri pilastri dell’album e si espone senza timore in spezzoni durante i quali resta unico attore sulla scena. Ne è un esempio l’inizio stesso del disco oppure la parte centrale di “Northern Light”, la track migliore, durante la quale l’emotività e le emozioni salgono a livelli altissimi per poi esplodere in un connubio di chitarre e tastiere malinconiche. Ascoltando bene lo stile ed il tipo di impostazione, il cantante Marco van der Velde potrebbe esser accostato a Vincent Cavanagh degli Anathema, in una versione più corposa e più adatta a certe soluzioni espressive (lui stesso cita Cavanagh come uno dei suoi cantanti preferiti).

Trovo decisamente azzeccato il titolo “Atlantic”, infatti il disco, per il modo in cui cresce di pezzo in pezzo e per il tenore di emozioni che suscita, sembra un mare tetro che fluttua vellutato. La registrazione è morbida ed anche le parti più aggressive non disturbano l’atmosfera generale ma costituiscono momenti di sfogo e liberazione emotiva.

Dopo tante note di interesse, non potevo di certo sorvolare la strana scelta di pubblicare in questo CD una cover della famosissima “Smells like teen Spirits” dei Nirvana che, se pur riadatta con perizia, suona troppo distante dal canone del disco e ne rompe un pochino la continuità; insomma: una trovata discutibile. Ho conosciuto i The Wounded nel 2004 ma, alla luce di “Atlantic”, avrei voluto farlo ben prima anche se non è mai tardi per iniziare a seguire la carriera di un gruppo che ha grossissime potenzialità.

Tracklist:
01. Hollow World
02. 18 Carat Dust
03. Running On Empty
04. Day Of Joy
05. Northern Lights
06. Prelude
07. Smells Like Teen Spirit
08. We Are Darker
09. Atlantic

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