Recensione: Atlantis
L’atroce dubbio manifestatosi sinistro, con il deludente album del 2007 “The New Territory”, ha una sonora e purtroppo sconfortante conferma.
I TNT hanno puntato la prua verso il basso e stanno disgraziatamente andando a fondo.
Nessuno immaginava che la perdita del talentuoso Tony Harnell, avvenuta un paio d’anni fa, potesse rivelarsi tanto devastante. Nulla contro il validissimo rimpiazzo scovato, il bravo ed espressivo Tony Mills, ex degli Shy, sia chiaro. Tuttavia, l’impressione che LeTekro, ormai padrone incontrastato delle sorti della band, stia perdendo il filo del discorso, è una certezza divenuta minacciosa e priva di buoni auspici.
L’ascolto del nuovo “Atlantis”, infatti, conduce ad una considerazione drammatica. L’eccellente combo norvegese, pare essersi diretto verso una deriva artistica in cui l’elettiva natura hard rock, è a poco a poco erosa e snaturata, a vantaggio di uno scialbo pop “modernista” dal vago sentore sperimentale, che alla resa dei conti, lascia insoddisfatti e non mostra la minima capacità di rendersi incisivo ed accattivante. Né in un senso, né nell’altro.
Brani inconcludenti ed inefficaci come “Hello, Hello”, “Peter Seller Blues”, “Baby’s Got Rhythm”, la disastrosa “Tango Girl”, “The Taste Of Honey” e “Bottle Of Wine” dimostrano senza scampo la realtà dei fatti.
Nessun segno o fiammata anche solo lontanamente riconducibile al cromato e lussuoso hard rock degli esordi (che aveva comunque saputo mantenersi vivo, anche in epoche più recenti, con gli interessanti “My Religion” e “All The Way To The Sun”) ma, ugualmente, zero idee o spunti in grado di suscitare apprezzamenti, piacere d’ascolto o, nella più malaugurata delle ipotesi, mero divertimento.
Uno sbiadito esempio di rock leggero ed incolore come acqua minerale, che scimmiotta un po’ gli Abba ed un po’ i Queen alla ricerca dell’hookline facile ed immediata ma che, irrimediabilmente, naufraga sbattendo contro un muro di sbadigli e sciocca vacuità.
Cosa si salva? Non moltissimo in effetti.
Unico brano meritevole di piena promozione appare l’allegra e solare “Love Of my Life”, pezzo scandalosamente commerciale ma dalla linea melodica piacevolissima che, insieme alla elegante “The Missing Kind”, (che si dibatte in ogni caso, sempre su territori melodic-pop più vicini ai Backstreet Boys che al caro, vecchio rock), ad una produzione più che discreta e ad una cifra tecnica al solito di alto livello, contribuisce a rendere meno amaro il boccone di questo infausto e doloroso passo falso.
A qualcuno magari uno stile così poco incisivo e graffiate, piacerà. Ciò che però più di tutto appare evidente, è che i TNT degli immortali “Intuition” e “Tell No Tales” sono memorie ormai remote, travolte dal tempo e che, quella che ora si fregia di un moniker tanto altisonante, è una band definitivamente slegata da un passato glorioso e ricco di grandi successi.
A qualcuno l’esperimento piacerà si diceva, ma a tanti il risultato parrà irritante ed a tratti inascoltabile.
Sperando che la mitica Atlantide evocata dal titolo, non sia per il gruppo di Trondheim profezia prossima ad avverarsi, la conseguenza è dunque fatale.
L’archiviare la nuova release di Ronni LeTekro e c. nel reparto delusioni di questo fiammeggiante 2008 giunto ormai alle battute finali, è esercizio triste quanto purtroppo, del tutto inevitabile.
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Tracklist:
01. Hello, Hello
02. Peter Seller Blues
03. Baby’s Got Rhythm
04. Tango Girl
05. Me And Dad
06. Atlantis
07. The Taste Of Honey
08. Bottle Of Wine
09. The Missing Kind
10. Love Of My Life
11. Had It, Lost It, Found It
Line Up:
Tony Mills – Voce
Ronni LeTekro – Chitarre
Victor Borge – Basso
Diesel Dahl – Batteria