Recensione: Atrox Locus
Altro importante tassello licenziato dall’etichetta Black Widow Records, questo Atrox Locus, a opera dei Mater A Clivis Imperat. Un lavoro nuovo di zecca che, restando nell’ambito della label genovese, si riallaccia alle ristampe dei vari Jacula e Antonius Rex. Dietro al moniker latino si celano il padovano Samael Von Martin (Death Dies, Mad Agony, Negatron) alla chitarra, basso, cori e tastiere, Isabella D. (Deusdiva), voce principale e cori, Tomas Contarato, batteria, Natalija Branko, pianoforte, Alessio Saglia, organo, Hammond e Moog e il soprano Elisa Di Marte a mo’ di special guest.
Atrox Locus, nella sua versione su Cd, oggetto della recensione (esiste anche in vinile standard e in edizione limitata), sia accompagna a un intrigante libretto di venti pagine con tutti i testi, sia in latino che tradotti in lingua italiana, foto a tema occulto e le note tecniche di rito. Così come si era usi fare una volta, il classico oggetto indispensabile per poter godere appieno della fruizione della musica, fantasticandoci sopra, attraverso un caleidoscopio fatto di differenti sensazioni, dai suoni alle grafiche. Da segnalare, a impreziosire ulteriormente quest’uscita griffata Black Widow, i disegni di copertina poi riportati, ottimamente ingranditi, sulla serigrafia del Cd fisico, in particolare i visi delle tre ragazze rappresentate, a opera di Enzo Sciotti, scomparso l’anno passato, illustratore, guru delle locandine cinematografiche nonché del fumetto Oltretomba.
L’Orrendo Posto vede la luce, è proprio il caso di dirlo, dopo una lunga gestazione, figlia di un’idea che prese corpo nella mente di Von Martin ben dieci anni fa e che abbraccia la rappresentazione dei luoghi misteriosi, maledetti e occulti della sua zona, in veneto.
Atrox Locus consta di 42 minuti di occult heavy prog rock a tratti spiazzante, capace di alternare brani da brivido quali “Dominae Oculi” a cose più ariose “1974 (Sorgi o Creatura)”. Il cantato e il recitato in latino riportano in modo naturale ad altri giganti della musica cimiteriale italiana, quali Antonio Bartoccetti e Marius Donati (Mario “The Black” Di Donato). I tredici pezzi ricompresi incarnano la perfetta colonna sonora di un ideale film thriller di marca tricolore del tempo che fu, fra situazioni sinistre e improvvise aperture melodiche con la mannaia di Von Martin a dettarne i tempi e le modalità, ma solo quando necessario. Sospensione e violenza, canti gregoriani, organi da Chiesa, momenti liquidi tipicamente anni Settanta misti a effetti vari contribuiscono a costituire l’impalcatura di un album dall’allure antica, un’ulteriore perla nera che va sommarsi ad altre precedenti e a rafforzare il già corposo patrimonio italiano in materia. Chiusura in crescendo con la raggelante “Coemeterium (alternate Version)”, l’highlight assoluto di Atrox Locus, una splendida traccia di heavy massiccio, sacrale e marziale impreziosita dall’organo spettrale di Alessio Saglia e sublimata dalla suadente voce di Isabella D., alle prese con l’unico brano cantato in lingua madre del disco. Mi auguro si tratti del beneaugurante incipit di un prossimo capitolo discografico a nome Mater A Clivis Imperat.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Atrox Locus versione LP standard