Recensione: Attergangar

Di Ragnarok - 6 Gennaio 2007 - 0:00
Attergangar
Band: Cor Scorpii
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Il 2004 è stato un anno di grande dolore a causa della perdita di uno dei più grandi artisti che la scena black metal attuale abbia mai visto: Terje ”Valfar” Bakken lascia dietro di sé un grande vuoto come persona e come musicista. Dopo 10 anni, i Windir, nati all’inizio come progetto solista, scompaiono improvvisamente con la tragica morte del guerriero del nynorsk. A quanto pare il “progetto Windir” è molto di più che semplice musica dato che gli ex-membri si sono riuniti e hanno formato nuovi gruppi sul vecchio stampo della band di Sogndal. La crociata portata avanti a suon di musica da Valfar sembra aver colpito nel cuore le persone che più gli stavano vicine.

Questo è il caso dei Cor Scorpii, band formatasi dalle ceneri dei Windir (Gaute Refsnes alle tastiere, Stian Bakketeig chitarra e Jørn Holen alla batteria), che dei Windir hanno preso l’eredità e l’hanno saputa rielaborare a proprio favore, aiutati da Rune Sjøthun (chitarra ritmica), Inge Jonny Lomheim (al basso) e Thomas S. Øvstedal (screaming) entrambi presenti da tempo nella scena metal locale.

Attergangar sostanzialmente non presenta grandi novità per quanto riguarda il sound che era diventato ormai un marchio di fabbrica delle produzioni di Valfar, ma i più affezionati non possono non riconoscere il grande sforzo che è stato fatto nel mettere insieme i pezzi di questo demo. Dalla prima all’ultima traccia si respira l’atmosfera di Sogndal: vento freddo misto a un alone di malinconica rabbia, che fanno di questo disco qualcosa di unico, qualcosa però che resta pur sempre nella piccola nicchia del metal norvegese.
Quello che Attergangar propone durante i suoi 23 minuti è un black metal norvegese estremo, molto più influenzato dalla musica classica che dal folk, un viaggio negli spazi più freddi e reconditi del Sognefjord. Fa da introduzione “Fall of man” che inizia con un duetto di chitarra e batteria per trasformarsi successivamente in una melodia costellata da mid-tempo e da una voce che va dal classico screaming a una voce pulita, quasi a rappresentare la calma e la solennità dei ghiacci invernali. Segue a ruota “Transcendental Journey”, introdotta da un allegro intermezzo di tastiera, che si scatena con furia, tecnica e precisione tra parti melodiche e parti più ritmate. Calma e d’effetto, la title track “Attergangar” narra la storia di un bambino che viene portato nei boschi e lasciato a morire: lo spirito del bambino tornerà per vendicarsi su sua madre. Liberamente ispirata ad antiche superstizioni nordiche, la canzone presenta gli stilemi tipici dei Windir di “1184” e “Arntor” come del resto la successiva “Når enden er god” accostando chitarre stridenti e tastiere armoniose che si fondono con una voce ben interpretata.

Attergangar non mancherà sicuramente di stupire i fan del compianto Valfar. Le premesse per un buon futuro ci sono tutte: l’identità musicale dei Cor Scorpii, che a differenza dei Vreid sembrano essere rimasti fedeli al sound dei Windir, è qualcosa che non si riesce bene a inquadrare anche se le buone idee ci sono e si fanno sentire. Le basi sono state poste, ora tocca aspettare e vedere fino a dove si spingerà il freddo vento di Sogndal.
Un tocco di classe del nord.

Matteo “Ragnarok” Andretta

Tracklist:

1. Fall of man
2. Transcendental Journey
3. Attergangar
4. Når enden er god

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