Recensione: Aurora Borealis
Uscita numero 300 per la Lion Music, etichetta finlandese, a cura di Lars Eric Mattsson, virtuoso chitarrista e compositore, nonchè presidente della stessa Lion, scoperto per la prima volta nel 1985 da Mike Varney (Shrapnel Records). In questa ultima fatica completamente strumentale e di stampo prettamente neo- classico, Mattsson riesce elegantemente a fondere tra loro chitarra, batteria e basso, con l’armonia della musica classica proposta per l’occasione dall’Astral Orchestra.
Arma fondamentale dell’axeman finlandese, è senz’ombra di dubbio la pulizia nell’esecuzione, minimo ricorso a distorsioni e altri effetti (delay e reverb, ad esempio, sono stati aggiunti in post produzione), una produzione di primo livello, che rendono il suono limpido ed estremamente godibile, e la capacità di sapere tracciare complicate linee melodiche affidandosi solo al suo estro compositivo, riportando al centro dell’attenzione il binomio chitarra/ artista come comunicatore di emozioni, non filtrate da un freddo utilizzo tecnologia, forse un po’ troppo abusata di questi tempi.
Con pochi secondi di tastiera e flauto si apre “Rising”, prima delle 12 tracce contenute nell’album, seguite a ruota dalla batteria e dalla chitarra di Mattsson, che con i suoi accurati e precisi assolo ci regala un pezzo dai toni allegri e vivaci di una rara melodia, che non sfigurerebbero di certo come colonna sonora di una stagione come la Primavera (e che Vivaldi non me ne voglia).
Dal taglio più neoclassico del brano di apertura, si passa al barocco di “Bounce”, dove chitarra e batteria sembrano quasi dei benevoli intrusi, tra i continui fraseggi che intercorrono tra il violino e il clavicembalo, sorretti anche da una corposa sezione d’archi. Insieme alla più introspettiva “Cold Water Spirit”, è una delle tracce dove la componente classica è preponderante rispetto a quella solista, risultando decisamente gradevole sia dal punto di vista melodico sia compositivo. La conferma di quello che sarà un filo conduttore di tutto l’album: l’accostamento tra due approcci musicali di natura diversa, che si integrano tra loro, esaltandosi nella “collaborazione” piuttosto che nelle singole componenti, per una resa sonora delle più elevate.
Violino e violoncello simbolicamente si abbracciano con le loro note in “Forward Thinking”, come in un suadente ballo a due dove la chitarra sembra quasi lamentarsi prima (attraverso l’uso del wah), arrabbiarsi con l’inserimento della batteria, per poi comprendere e riappacificarsi nel finale.
Vivacità e velocità caratterizzano la movimentata “Revolutionary Star”, che con “Eternal Cycles” – in cui riemerge la vena barocca attraverso il clavicembalo – e “Planetary Strength” – brano che vede la maggior presenza di distorsioni, della sezione archi ed una batteria decisamente più protagonista e libera di esprimersi – rappresentano le tracce più progressive dell’intero lavoro. Insieme con la breve e delicata “Parisienne Etude”, eseguita solo con una chitarra acustica, probabilmente la degna chiusura di questa fatica strumentale.
Peccato che all’appello ci siano ancora due assenti, di cui, permettetemi l’ardire, si sarebbe fatto decisamente a meno. “Midnight Sun”, il brano più lungo dell’album, che rimane di difficile assimilazione, oltre che per la durata anche per l’utilizzo del violoncello che con le sue grevi note, rallenta e appesantisce l’esecuzione, e la crepuscolare “Starfall”, che si contrappone al brano di apertura, sia nel titolo, segnando quasi la fine di un ciclo (ancora le stagioni), che nel lento e lamentoso incedere.
In definitiva “Aurora Borealis Concerto For Orchestra & Eletric Guitar”, pur non essendo il primo album di questo tipo, dimostra una solidità e una cura seconda a nessuno. Mediante la sola forza della musica, Mattsson spiana la strada all’ascoltatore, lasciandolo libero di creare attraverso le proprie immagini i testi, di cui non si sente per nulla la mancanza: a ognuno la possibilità di una vera e libera interpretazione del suo operato.
Gli amanti del genere non potranno che apprezzarlo, e perché no, anche i detrattori potrebbero trovare degli spunti interessanti.
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Tracklist:
01) Rising
02) Bounce
03) Cold Water Spirit
04) Forward Thinking
05) Revolutionary Star
06) The Heart
07) Eternal Cycles
08) Clear Skies
09) Planetary Strenght
10) Parisienne Etude
11) Midnight Sun
12) Starfall
Line Up:
Lars Eric Mattsson – Guitars, bass, Keyboards
Eddie Sledgehammer – Drums and percussion