Recensione: Aurum Piraticus Aetus

Di Alessandro Zaccarini - 1 Novembre 2006 - 0:00
Aurum Piraticus Aetus
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Genere:
Anno: 2006
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50

Album di debutto per i giovani canadesi Verbal Deception, combriccola di filibustieri di Calgary completamente devota alla causa della pirateria (per una volta tanto non quella informatica…).

Gli ingredienti iconografici del caso ci sono tutti: galeoni, corde, sciabole e serpenti marini, teschi e bottini. C’è anche una mappa del tesoro pieghevole in aggiunta al normale booklet, ma non basta l’apparenza a fare un buon disco. Insomma l’abito non fa il monaco e quello che conta veramente è la musica, non il contorno.

Con i presupposti tematici elencati in precedenza si potrebbe pensare a una band sullo stile dei Running Wild, veri e propri pionieri del genere piratesco e ormai da anni simbolo di questo modo di concepire il metal. Invece no: i Verbal Deception cercano di unire alla meglio prog metal, heavy metal, death e thrash. Un mischione così disparato che nemmeno nel calderone della più malfamata bettola di Tortuga Bay potrebbe trovare alloggio… e difatti i risultati sono confusionari e deludenti. È anche difficile trovare un’etichetta adatta a un mistura di questo tipo: tastiere deboli e impersonali, chitarre che provano a macinare riffing death metal senza riuscirci in maniera efficiente, ritmiche che non sono in grado si offrire l’intelaiatura necessaria e infine un songwriting che mostra tante tantissime incertezze e debolezze. A tutto ciò va aggiunta un’esecuzione con diverse incertezze, che più di una volta stupisce abbastanza per inesperienza e imprecisione.

Senza dubbio bisogna dare atto alla band di averci provato: i Verbal Deception cercano in modo di risultare vari e intraprendenti, ma purtroppo non riescono a colpire nel segno, partorendo per lo più brani squilibrati e confusi dove soprattutto parti di batteria e chitarra solista viaggiano a un livello davvero inconcepibile per un full-length. Insomma questo non è materiale da album sotto contratto. magari potrebbe risultare un buon demo, una sufficiente base in rough-mix, ma un album da studio proprio no. Mai veramente aggressivi, mai seriamente compatti e convincenti, mai efficaci: detta senza troppi giri di parole e mezze misure, oggi questi ragazzi non hanno né le capacità né le idee per fare ciò che vorrebbero.

L’arrembaggio è fallito.

Tracklist:
01. Pirate Attack
02. Jewels of the Dead
03. Halls of Illusion
04. Northern Shores
05. Pieces of Eight
06. The Scarab
07. High Seas
08. The Watcher
09. The Temptress
10. Voyage
11. Under The Black Flag

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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