Recensione: Avalanche

Di Carlo Passa - 10 Novembre 2023 - 16:44
Avalanche
Band: Temple Balls
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: Hard Rock 
Anno: 2023
Nazione:
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73

Avalanche è il quarto disco dei Temple Balls (beh, il nome della band è proprio brutto), il secondo pubblicato su Frontiers. Rispetto ai primi due dischi dei finlandesi, questo Avalanche prosegue sulla strada della melodia già intrapresa con il precedente Pyromide (del 2021), che smussava certe durezze stradaiole che avevano caratterizzato i primi anni della band.
Si è passati, dunque, da influenze vicine ai Crazy Lixx e agli Hardcore Superstar a chiare ispirazioni da parte del melodic rock adrenalinico di band scandinave come Eclipse e, in particolare, H.E.A.T. Indubbio è, infatti, il tributo che i Temple Balls devono agli svedesi praticamente in tutti i pezzi di Avalanche, che, pur mancando di spunti minimamente originali, riescono a scorrere piacevoli in quanto non solo ben suonati (e arrangiati), ma eseguiti con una bella convinzione, che sa rendere il tutto abbastanza fresco.
Probabilmente il miglior talento dei Temple Balls è quello di saper scrivere ritornelli tanto anthemici da diventare dei veri e propri tormentoni nella mente dell’ascoltatore. Il brano di apertura, All Night Long, è in tal senso esemplare, ma tutto Avalanche trasuda di melodie ficcanti che, se in taluni episodi suonano davvero troppo derivative (Trap e Lonely Stranger sono proprio due pezzi degli H.E.A.T.), ogni tanto regalano momenti decisamente coinvolgenti, come nella cadenzata Stand Up And Fight, vero inno da urlare sotto il palco.
Prisoner In Time risale lungo i decenni a richiamare i primi Europe: il risultato è il miglior pezzo del disco. Strike Like A Cobra, Dead Weight e No Reason ripetono, invece, la consueta formula della band, che alla lunga un poco finisce per annoiare. Meno scontata è Northern Lion, che comunque non si scosta più da tanto da una certa mediocrità, mentre Stone Cold Bones dona qualche momento piacevole.
Infine, la tirata title track ha un bel piglio e, ancora, un ritornello spaziale che chiude il disco lasciando, tutto summato, un bel ricordo.
Insomma, i Temple Balls sono bravi e, a quanto pare, convinti. Avalanche è un buon disco che sconta due limiti: una totale derivatività e una certa ripetitività, che si traducono in un basso livello di personalità della band. Sono questi, in vero, limiti che chiunque si infili in una sala di registrazione nel 2023 volendo suonare melodic hard rock (scandinavo) deve mettere in conto di dover affrontare e poter gestire: pur lontanissimi dai livelli di band come gli Eclipse, i Temple Balls lo fanno dignitosamente. Avalanche non arricchirà di molto la vostra collezione di dischi, ma potrà certamente servire a fare qualche vostra giornata più scanzonata. Ci accontentiamo.

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