Recensione: Avenge The Fallen

Di Manuel Gregorin - 10 Agosto 2024 - 0:01
Avenge The Fallen
Band: Hammerfall
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Power 
Anno: 2024
Nazione:
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75

Gli Hammerfall si sono indubbiamente infilati in un vicolo dal quale difficilmente verranno fuori.
Autori di un esordio che viene indicato all’unanimità come una pietra miliare della rinascita del classic/power di fine anni 90, sono diventati fra i maggiori portabandiera della suddetta corrente musicale, affidandosi ad una formula fatta di inni da battaglia carichi di pathos metallico ed epicità a badilate. Una proposta che a volte corre sul filo del rasoio di una certa pacchianeria nella quale, in qualche occasione, i nostri paiono volersi tuffare dentro di proposito. Un marchio di fabbrica nel quale gli Hammerfall sono forse rimasti un po’ impantanati. Loro ci hanno anche provato ad allargarsi verso nuovi orizzonti con l’album Infected, puntando su di un metal dal suono più diretto, mettendo da parte una certa boriosità da sempre presente nei loro lavori. Quindi nessuno svarione nu metal o alternative, solo un rinnovo della loro ricetta. Ma niente da fare. Il malcontento di fans e critica è bastato per convincerli a tornare sui loro passi già con il seguente (r)Evolution, richiamando, per l’occasione, dietro al banco del mixer, quel Fredrik Nordström già produttore dei primi due album.
Non c’è verso! Se il popolo del metallo vuole questo, allora bisogna accontentarlo. Gli Hammerfall non hanno mezzi termini, o si amano o si odiano. Quindi se non rientrate tra fedeli sudditi all’ombra del martello, probabilmente siete fra quelli a cui viene l’orticaria solo a sentirli nominare. E magari avete anche voi le t-shirt anti Hammerfall come gli sleazer Crashdïet. In tal caso questo album non fa per voi. Al contrario invece, potete continuare con la lettura.

Quindi ecco arrivare il nuovissimo Avenge The Fallen, con cui Oscar Dronjak e soci non si sognano di certo di tirare fuori dal cilindro particolari sorprese. La formazione non cambia dal precedente Hammer Of Dawn, con Oscar Dronjak e Joacim Cans affiancati dal bassista Fredrik Larsson, il chitarrista Pontus Norgen ed il batterista David Wallin. La band afferma di aver composto questo nuovo album per buona parte durante il recente tour di supporto agli Helloween. Grazie ad un mini studio allestito sul tour bus, Oscar e Joacim, una volta scesi dal palco, potevano tuffarsi nel loro studio mobile e beneficiare dell’adrenalina del live appena terminato per riversarla nelle nuove canzoni. E sempre durante questo tour, Joacim Cans, ha avuto la possibilità di conoscere il produttore Jay Rustonp, il quale ha accettato di produrre le parti vocali del nuovo Avenge The Fallen, nel suo studio di Los Angeles. Il resto dell’album è stata registrato in Svezia presso i Fredman studio e mixato dal solito Fredrik Nordström. Alcuni ospiti d’eccezione poi hanno preso parte ai cori, come Thomas Vikström (Therion), Jake E (Cyhra) e Niklas Isfeldt (Dream Evil), John Bush (Armored Saint) e Marc Lopez (Metal Church). Questi ultimi due, sono stati coinvolti dallo stesso Joacim Cans, dopo averli incontrati durante la sua permanenza a L.A. per lavorare con Jay Ruston.

Il suono di un corno ed un coro minaccioso annunciano l’inizio della title track, una marcia cadenzata che ci conferma, se mai ce n’è fosse bisogno, che niente è cambiato in casa (o nel castello) degli Hammerfall. Nessuna nuova, buona nuova quindi. Una batteria galoppante ed un riff di chitarra danno il via a The End Justifies, un pezzo che anche un sordo ricollegherebbe alla Heeding the Call che apriva il secondo platter Legacy of Kings. Freedom è un altro anthem epicissimo dove gli Hammerfall, sfoggiano il loro lato più teatrale. Hail To The King è il singolo che anticipa l’uscita di questo disco, una traccia costruita su di un ritmo marziale con un ritornello solenne. Anche questo pezzo è nato on the road, durante il recente tour. Proprio in occasione della data in cui il wrestler preferito di Dronjak, Chris Jericho, era presente allo show. Chissà se il re che si saluta solennemente sia proprio Jericho.
Hero To All è un brano gioioso con certe strizzate d’occhio agli Helloween. Si vede che il periodo passato in tour assieme alle zucche di Amburgo ha lasciato il segno.
Hope Springs Eternal è una ballata con richiami alla storica Always Will Be. Un pezzo al quale Dronjak stava lavorando già da qualche anno, e solo recentemente, dopo essersi consultato con Cans, è riuscito a trovare la giusta struttura.
Si drizzano le antenne con Burn It Down, dove riaffiora ancora un certo speed power alla Helloween. Interessante anche Capture The Dream, un metal classico con Joacim Cans che, senza particolari sforzi, riesce a trovare delle melodie accattivanti.
Rise Of Evil mostra il lato più graffiante della formazione svedese dove per l’occasione vengono accantonati anche i coretti pomposi a favore di un ritornello più semplice. Un brano questo che avrebbe potuto trovare tranquillamente posto sullo “sperimentale” Infected.

Un fraseggio di tastiere che pare la suoneria di un cellulare di vent’anni fà, introduce la conclusiva Time Immemorial, un inno eroico che punta sul pathos e melodie drammatiche.

In conclusione gli Hammerfall ci presentano il tipico disco che ci si aspettava da loro, un lavoro che comunque saprà soddisfare le esigenze dei fan. Per gli Hammerfall in conclusione vale lo stesso discorso per band come AC/DC o Motörhead, di quelle che sai già a scatola chiusa cosa aspettarti ad ogni nuova uscita. Alle volte possono fare qualche episodio più sotto tono, ma possono ancora stupirci con qualche piccolo gioiellino.
Questa volta si sono sistemati a metà strada, realizzando un lavoro non clamoroso ma godibile. Qualche traccia un po’ anonima come Hero To All, un paio più riuscite come Burn It Down o Capture The Dream.
Per il resto un lotto di brani come da copione.
Sempre una garanzia: verrebbe da dire che una volta ascoltato un album degli Hammerfall li hai ascoltati tutti.
Il che non per forza deve essere un difetto…

 

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