Recensione: Awaken
Nati nel 2009 da una costola dei Lazarus e per mano del talentuoso cantante Glenn DaGrossa, gli americani Awaken giungono al tanto atteso esordio discografico rilasciando alla fine del 2012 questo primo lavoro omonimo per Mausoleum Records.
Il combo a stelle e strisce si presenta determinato e sicuro dei propri mezzi, permettendo così all’album di risultare vincente grazie soprattutto ad una sequela di brani ben realizzati strutturalmente e ben suonati. Il punto di forza risiede nelle energiche melodie vocali interpretate dal vocalist e nei corposi riff inanellati con sapienza e perizia tecnica dalle due chitarre.
I nostri affidano l’apertura del lavoro alla strumentale “March Of Aachen“, traccia che fuga subito ogni dubbio sulle potenzialità di un gruppo che sembra assestato su di un Heavy Metal compatto, roccioso, talvolta condito da leggerissimi tocchi Progressive volti ad impreziosirne la proposta.
Pochi minuti dopo, ecco irrompere la cupa “As The Dark,So The Light“, incentrata su di un lavoro chitarristico ipnotico e travolgente, assolutamente di prim’ordine.
Nella seguente “Bones To Dust“, la ricetta non cambia, le melodie si fanno ancora più accentuate e ad impreziosire il brano, arriva anche un Guitar Solo notevole, che dimostra ancora tutta la classe di una band che continua a viaggiare su alti livelli anche nella potente “Beneath The Surface“, penalizzata forse solo da uno schema compositivo ormai consolidato e piuttosto prevedibile.
Imponenti tastiere arrivano efficacemente ad impreziosire la splendida e malinconica “My Silent Breath“, traccia che permette all’opera di respirare una sana ventata d’aria fresca che trasporta dolcemente l’ascoltatore in un mare calmo di melodia che prosegue anche nella profonda Title Track, abile nell’alternare intensi momenti acustici ad altri più marcatamente Heavy.
La melodia si rivela essere l’assoluta protagonista anche nella massiccia “The Inquisitor“, che dominata da un ottimo Refrain, avvia l’ascoltatore alla conclusione dell’album che si chiude con la cadenza spietata di “Death Of Me“, subito seguita dalla lunga “In This Circle“, ennesima rasoiata che consegna ai fan dell’Heavy Metal melodico un disco da assaporare lentamente e una nuova band da tenere d’occhio in futuro.
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