Recensione: Awakening of the Liar
Nuovo disco death metal dalla Polonia, nuova mazzata sui denti: sembra che
ormai le produzioni provenienti da quelle lande si distinguano per potenza e
ferocia, con un sound molto spesso ben definito e carisma da vendere; senza
andare a toccare mostri sacri come Vader e Behemoth, basta pensare
a gruppi come Decapitated e, in misura pur minore, Devilyn, per
avere il quadro di una scena che ormai funge da punto di riferimento per
l’intero movimento Death europeo, andando a ricoprire il ruolo di quella Svezia
ormai da tempo rivolta a lidi più melodici e/o sperimentali.
Gli Hate: una novità, anche per chi magari li conosceva dal
precedente Cain’s Way, buon album pessimamente distribuito in
Europa; in realtà però la band è attiva addirittura dal 1990, con la
pubblicazione di ben 4 full-lenght ed un EP, più svariate compilations! Una
carriera svoltasi sinora nell’ombra, quindi, perlomeno per quanto riguarda il
grande mercato metal: è la Listenable, etichetta francese quasi sempre sinonimo
di qualità, a prendersi la responsabilità di dare al combo polacco gli
strumenti che merita per emergere.
Diciamo subito che ne è valsa la pena: il sound quadrato del gruppo non è
certo qualcosa di originale, dato che si basa prevalentemente sullo stile
floridiano, con i Deicide come primi numi tutelari, e si incanala parzialmente
su quanto è già stato detto dai conterranei Vader; quindi riffs
chirurgici e regolari, strutture abbastanza semplici e soprattutto patterns di
batteria velocissimi.
Rispetto al disco precedente la band rallenta un po’ i ritmi, irrobustendo le
sonorità in fase di registrazione e girando intorno a ritmiche pesantissime:
nasce così un pezzo come Anti-God Extremity, con i suoi
stacchi da headbanging selvaggio; o la blasfema Immolate the Pope,
uno dei cavalli di battaglia dell’album. Ottima la prova del batterista Hellrizer,
una vera macchina da guerra; mentre il muro di suono creato dalle chitarre è
quello che vi potreste aspettare se avete ben presente i dischi dei connazionali
succitati: timbriche piene, riffs squadrati e raramente arricchiti da
arrangiamenti complessi, una formula ben conosciuta ma che acquista di nuovo
valore in pezzi di grande qualità.
Le tematiche restano, come nella tradizione del gruppo, di impostazione
anticlericale e blasfema: non di sola iconoclastia si tratta, ma anche di più
interessanti spunti relativi alla demonologia (Close to the Nephilim,
Serve God Rely on Me [Hymn of Asael]).
Un album ed un gruppo che non si possono sottovalutare: è vero, per il Death
Metal polacco ho un certo debole, ma oggettivamente Awakening of the Liar
è un disco di ottima qualità, che può portarvi a scoprire in retrospettiva
quanto fatto da questi 4 ragazzi in più di un decennio.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Flagellation
2. Anti-God Extremity
3. Close to the Nephilim
4. Immolate the Pope
5. The Shroud (A Hellish Value)
6. The Scrolls
7. Awakening of the Liar
8. Serve God Rely on Me (Hymn of Asael)
9. Grail in the Flesh
10. Spirit of Gospa