Recensione: Axia
Gli Axia sono una hard rock band formatasi nel lontano 1984. Di nazionalità svedese, ebbero modo di lì a poco di pubblicare un primo EP (registrato in un vecchio fortino militare, dove si trovava lo studio di registrazione del poli strumentista e leader del combo Peo Pettersson) dove mostrarono una notevole capacità di suonare un corposo hard rock perfettamente in linea con i canoni allora imperanti. Il debutto discografico arrivò due anni dopo, nel 1986, con l’uscita (nella sola Svezia) del primo LP intitolato semplicemente “Axia”, album da poco ristampato dalla collana MTM Classixs che qui recensiamo.
Come scritto in precedenza, questo album è composto da buone songs, tutte più o meno inquadrabili secondo i canoni di un hard rock diretto, ben suonato (per certi versi accostabile a gruppi della scena scandinava come Bad Habit, Da Vinci o Europe). Ciò che purtroppo penalizza, ma di poco, il prodotto è la qualità della registrazione che non è proprio eccelsa e non risalta a dovere ogni strumento. Comunque sia il prodotto finale è convincente e meritevole di analisi.
L’apertura del disco è affidata ad un’intro per tastiere della durata di circa un minuto. Quest’intro, suggestiva, lascia poi spazio alla prima vera track del disco, It Ain’t Love”. Un riffone in pieno stile hard rock spadroneggia in questa song, supportato da una sezione ritmica potente e trascinante. Le vocals sono bene impostate e si lasciano notare piacevolmente accompagnate, nel refrain, da una coro molto “old style”. La successiva “Loser” è invece impostata su ritmiche più cadenzate, sulle quali si stende un riffing più ragionato e melodico. Le vocals qui si fanno più calde e si calano bene nelle atmosfere più malinconiche proprie del brano. Grande ruolo gioca, di nuovo, il coro del refrain ma da notare è anche il lavoro in sede solista, che eleva di tono il pezzo.
Nella seguente “In For Rock’n’roll” il combo sfoggia tutto il suo amore per il Rock’n’Roll, come da titolo appunto, strutturando la song secondo i classici stilemi del genere, declinando il tutto secondo la propria personalità interpretativa. “Falling Apart” è una melodica song costruita su un riff dai toni quasi struggenti. A supportare il lavoro delle chitarre, di sottofondo, intervengono le tastiere che stendono discrete orchestrazioni. Il drumming cadenzato permette, poi, alle vocals di calarsi facilmente nelle atmosfere malinconiche proprie di questo pezzo. Tutt’altra impostazione ha invece “Oh My Mary” che, supportata da una sezione ritmica dinamica e piena di brio, e costruita su di un riff vivace e quasi spensierato. Diretto risulta poi essere il refrain, impreziosito da una buona sezione cori. Di nuovo tornano atmosfere romantiche con la successiva “Angela”, nella quale si fa notare il refrain nel quale ritmiche più sostenute si contrappongono al soffuso tema iniziale. “Get Down” si fa notare per un accattivante riffone hard rock supportato da una sezione ritmica ben impostata e convincente. Si inserisce bene anche l’assolo lungo il riff portante che dona tonicità al brano nel suo insieme. “Confession of love” è un brano dove s’impone un bel riff heavy rock supportato da ritmiche cadenzate. Questo pezzo si sviluppa lungo un riffing dai trattti capeggianti e l’assolo che si inserisce lungo queste linee melodiche, come a seguire un filo logico, ne amplifica l’impatto sull’ascoltatore. La conclusiva “Fire” è, al contrario delle precedenti ultime due tracks, una song dove ritmiche dinamiche e vivaci supportano un riffing diretto e dai toni quasi spensierati. Le vocals si innestano bene su queste linee melodiche, sfruttando nel refrain principale a dovere la forza trascinante dei cori.
Le ultime quattro song di questa ristampa erano originariamente incluse nell’ep di debutto. Fin dalla prima di queste tracks si nota una decisa virata del sound del combo che in “Increasing Action” si lancia in una cavalcata ritmica che supporta riffs diretti e potenti. La seguente “Forced Into Darkness” concentra l’attenzione dell’ascoltatore su un riffing più ragionato, supportato da ritmiche più lente. Molto suggestivo in apertura l’arpeggio acustico che accompagna vocals molto ispirate. Inoltre, in un gioco di contrasti, le parti acustiche, lievi e molto melodiche, si contrappongono all’irrompere cupo delle chitarre elettriche che permettono alle vocals di farsi più graffianti. Non manca di stupire la penultima bonus track, “Never Ending Love”, dove un’intro acustica in pieno stile barocco lascia poi spazio al riffing efficace e di forte impatto. L’ultima bonus track, “The savane Ramblers”, può essere considerato un altro interessante capitolo del platter. Il riff portante del pezzo delinea una song dai tratti melodici e le vocals, ispirate, tratteggiano atmosfere quasi malinconiche.
Concludendo questo “Axia” è un felice esempio di quanto prolifica sia stata la scena heavy rock degli eighties. Consiglio, dunque, l’ascolto di questa ristampa per approfondire le vostre conoscenze sulla scena hard’n’heavy scandinava di quel periodo popolata,tra le altre, da questa buona band.
Tracklist:
01. Intro (instrumental) 1:10
02. It Aint Love 3:34
03. Loser 5:17
04. In For Rock’n’ Roll 3:27
05. Falling Apart 4:55
06. On My Way 2:33
07. Angela 3:13
08. Get Down 3:49
09. Confession Of Love 3:57
10. Fire 3:15
11. Increasing Action 2:29 *
12. Forced Into Darkness 4:38 *
13. Never Ending Love 3:12 *
14. The Savage Ramblers 3:32 *
* Bonus tracks
Line Up:
Michael Alexandersen (Drums, Percussion and backing vocals)
Morgan Blomquist (Electric Guitar and backing vocals)
Niclas Ericson (Electric Bass, Fretless Bass and backing vocals)
Peo Pettersson (Lead Vocals, Electric Lead Guitars, Accoustic Guitar, Keyboards)
Robert Jacobsson (Lead Guitar and backing vocals)
Peter Andersson (Bass, backing vocals)
Michael Pethrus (Drums, backing vocals)