Recensione: Axiom
La sperimentazione è un terreno impervio, dove il confine tra la bontà o meno
del proprio operato è ancora più sottile che in ambiti più classici,
specialmente per dei giovani musicisti che presentano il disco di debutto.
Discorso che calza a pennello per i norvegesi Ansur, che racchiundono in
Axiom un universo musicale certamente ricco di fascino, ma dalle
coordinate ancora troppo acerbe.
Possiamo dire che i nostri si accodano a grandi linee alla grande scuola
sperimentale post-black che proprio in Norvegia vede i maggiori esponenti,
partendo da un lontano retaggio black metal per sconfinare in sonorità che
abbracciano il death e il prog, che si arricchiscono di slanci industrial, per
poi aprirsi in squarci melodici/apocalittici che ben si sposano con il concept
del disco, in cui si descrive la desolazione in cui è sprofondato il pianeta
Terra, ridotto ormai a un deserto sconfinato. Un sound basato su strutture molto
complicate, addirittura matematiche in alcuni passaggi, che rendono l’ascolto
assai difficoltoso se non si riserva una buona dose di pazienza per seguire
tutte le variazioni e gli scenari che gli Ansur inseriscono nella stesura
dei brani senza però badare a conferire agli stessi una dimensione reale, senza
donargli corpo, spessore, lasciando una spiacevole sensazione di vuoto che viene
colmata solamente dopo diversi ascolti.
Un vero peccato perchè Axiom è tutt’altro che un lavoro piatto
e monotono, tanto è ricco di dissonanze e di melodie spiazzanti, impregnato di
stacchi acustici di buonissima fattura, dove gli effetti elettronici e
tastieristici di Torstein J. Nipe sono utilizzati con scrupoloso
raziocinio nel sottolineare il carattere intimista e desolante della musica, che
riesce comunque pian piano a far presa. Praticamente inutile esaminare i brani
singolarmente, legati l’un l’altro anche cronologicamente dal concept scritto
dai nostri, che perdono la propria identità di fronte a una visione
d’insieme del lavoro. Che gli Ansur siano ottimi musicisti non è neanche
da porre in discussione, ma a mio avviso hanno preteso troppo dalle proprie
capacità, probabilmente osando eccessivamente nel rendere Axiom
sin troppo disturbante (a partire dai suoni) e visionario, mettendo tantissima
carne al fuoco senza però trarre delle conclusioni adeguate.
Una formazione che potrà dare parecchie soddisfazioni, ne sono sicuro (che
tra l’altro è gia al lavoro sul prossimo album), che ha dimostrato con
Axiom di avere ben in mente la direzione da prendere, si tratta solo di
presentarla al meglio. Un disco interessante e coraggioso, anche al di là dei
propri difetti, in cui si può apprezzare gia una buona personalità e una
predisposizione non comune a fondere splendidamente testo e musica. Da tenere in
seria considerazione.
Stefano Risso
Tracklist: