Recensione: Axis XXX Live In San Francisco MMXII
L’uscita di un live album da parte di una band con una lunga carriera alle spalle suscita spesso commenti come: “Un altro live?”; “Ma ne sentivamo il bisogno?”; “Non sarà un’operazione commerciale per compensare la mancanza di materiale nuovo?”. Domande legittime, certo, ma questo live una giustificazione sembra averla.
Axis XXX Live in San Francisco MMXII è un doppio album, con tanto di DVD blue-ray, che testimonia il concerto del 7 novembre 2012, tenuto al Regency Ballroom di San Francisco (poco prima, quindi, che Steve Howe lasciasse di nuovo il gruppo) e ha lo scopo di celebrare i trent’anni di attività degli Asia, riuniti nella loro formazione originale.
Com’era prevedibile sono presenti alcuni pezzi tratti dagli ultimi album, in particolare da XXX, uscito lo stesso anno, ma la setlist è incentrata soprattutto sui grandi classici. Dato l’intento celebrativo della serata non è casuale la scelta di comprendere solo brani incisi con la prima formazione anni ’80 e quella dopo la reunion del 2006.
Si parte, dunque, con “Only Time Will Tell” e “Wildest Dreams”, dallo storico debutto del 1982, per passare a “Face On The Bridge”, dall’album appena pubblicato. La formula è questa, una saggia alternanza di vecchi successi e pezzi recenti, che si conclude con quattro immancabili cavalli di battaglia: “Here Comes The Feeling”, “Open Your Eyes”, “Sole Survivor” e “Heat Of The Moment”, cantata, nel finale, da un pubblico sempre più entusiasta e coinvolto.
La musica degli Asia è senza dubbio più accessibile di quella che John Wetton e soci suonavano negli anni ’70, tuttavia il loro passato di maestri del progressive non è stato dimenticato, e ogni tanto possiamo ancora ascoltarli in quelle esibizioni di tecnica tipiche del genere da cui sono partiti. Ecco che Steve Howe ci delizia con la sua chitarra in “Pyramidology” e “The Golden Mean”, e Carl Parlmer si lancia in un esuberante assolo di batteria su “Holy War”. Anche Geoff Downes ha il suo momento da protagonista nel finale di “Cutting It Fine”. In generale la performance resta sempre su livelli alti, del resto ci troviamo di fronte a professionisti con un’enorme esperienza, che hanno potuto ritrovare la loro intesa negli anni della reunion. Il tempo non sembra aver stancato in modo particolare i quattro musicisti, e John Wetton, nello specifico, dimostra di essere sempre in grado di cantare parti (tutt’altro che semplici) incise quando aveva trent’anni di meno. Non ci si può lamentare nemmeno della produzione, piuttosto equilibrata e onesta nei suoni.
Per concludere, il nuovo live degli Asia è da considerarsi un buon prodotto, pensato per un’occasione particolare e per segnare un traguardo nella storia di questa band, seppur aggiunga poco o nulla di rispetto a quanto già sentito negli anni passati, complice una ben nutrita discografia di album dal vivo. Può essere consigliato a chi ha amato i successi degli Asia negli anni ’80, ma li ha persi di vista nel periodo successivo e, perché no, anche a chi li ha scoperti da poco. Il Live in San Francisco è indirizzato prima di tutto, però, ai fan più fedeli e accaniti, che difficilmente rimarranno delusi.