Recensione: Ayreon Universe – Best of Ayreon Live [dvd]
La recensione di chi avrebbe voluto esserci
Dire che il nuovo e tanto atteso live dvd degli Ayreon fosse un’uscita prelibata è praticamente un truismo. Per troppo tempo la creatura di Mr. Lucassen è rimasta confinata in studio e i molti video che mostrano gli ospiti coinvolti nel progetto space me(n)tal sono tutt’al più un palliativo. Dopo il Live on Earth targato Star One nel lontano 2003 e l’evento dedicato al capolavoro The Human Equation il passaggio rinvigorente a Mascot Records ha permesso ad Arjen di realizzare un bis azzardato, puntando ancora più in grande. Due ore di setlist, un numero incredibili di cantanti (tra cui sei donne), strumentisti sopraffini e quasi trenta brani per dar ragione alla conceptual discography del mastermind olandese (Ayreon, Star One), sempre più longilineo e lungagnone quasi fosse lui il vero alieno in scena.
Il live è stato registrato durante i tre concerti che hanno avuto luogo nel settembre 2017 a Tilburg, con la presenza di star indiscusse: Floor Jansen (Nightwish), Damian Wilson (Headspace), Hansi Kürsch (Blind Guardian), Tommy Karevik (Kamelot), Anneke van Giersbergen (The Gentle Storm, Vuur), Marco Hietala (Nightwish), Jonas Renkse (Katatonia), Mike Mills (Toehider), Marcela Bovio (Stream of Passion), Irene Jansen, Robert Soeterboek (Star One), John Jaycee Cuijpers (Praying Mantis), Edward Reekers (ex-Kayak), Jay van Feggelen, Maggy Luyten (Nightmare) e Lisette van den Berg (Scarlet Stories).
Tutto si presente ben confezionato, come fosse un’uscita di culto, anche se la copertina poteva essere meglio curata. Qualità audio (anche 5.1) e video sono buone, il teatro che accoglie il super-gruppo un gioiellino. Non manca qualche effetto speciale, tra macchine del fumo, effetti pirotecnici, video wall e impianto luci d’eccezione, meglio di quanto proposto in The Theater Equation.Per la gioia dei tanti fan assiepati è l’istrionico Michael Mills (già mattatore in sede live) a introdurre lo show, vestito nuovamente in modo decisamente poco sobrio (il suo copricapo futuristico è una vera chicca), cosa che non riguarda gli altri vocalist e musicisti, vista la mise nera indossata quasi indistintamente come dress code metal. Da brivido l’intro “Dreamtime” con Edward Reekers che ci riporta ai fasti del 1995, peccato non segua il classico “The Awareness”, ma un pezzo da Actual Fantasy, scelta alquanto discutibile in scaletta. Poco male, tuttavia, sono tanti i brani cui attingere ed era oggettivamente impossibile accontentare le aspettative di tutti (un po’ com’è avvenuto per gli Helloween Reunited). “River of time” convince con il cantante dei Blind Guardian (in forma invidiabile), mentre più in generale lungo lo show Marcela Bovio (divisa tra corista e solista) è sempre una garanzia al microfono e incanta con la sua bellezza discreta (vederla affiancata alla valchiria Irene Jensen è qualcosa di unico). “Merlin’s Will” e “Dawn of a Million Soul” sono due pezzi da manuale (d’applausi la maestria tecnica del panciuto Marcel Coenen alla chitarra e la voce graffiante di John Cuijpers). Tra i cantanti vince la palma del look più alternativo un’irriconoscibile Magali Luyten, che rilancia la sua immagine on stage e stupisce con la sua voce roca e ruvida, imprescindibile per riproporre alcuni brani come “Ride the comet” e la trascinante e divertita “Intergalactic Space Crusaders”.
Ma sono tanti i momenti apicali dello show. Strappa un sorriso commosso la presenza di un introverso e diafano Jonas Renkse (Katatonia) a duettare in “Comatose” (brano pensato per Jørn Lande in studio) con Anneke van Giersbergen, splendida visione che regala note fatate anche in “Valley of the queens“, pezzo tanto esile quanto poetico, complice la bravura di Ferry Duijsens che passa senza problemi dalla 7-corde elttrica alla chitarra ascustica. Da brividi la performance impeccabile di Damian Wilson in “And the Druids Turned to Stone”, tra i minuti più floydiani del live. Tutto da vivere il solo indiavolato di hammond in “Loser” e gli unisoni tra chitarra, violino e flauto traverso in “The Castel Hall”. Da segnalare, infine, i pochi secondi cantati da Ed Warby in “Love”, il drummer per eccellenza, che suona come una macchina da guerra, figura schiva, ma imprescindibile compagno di viaggio nell’avventura di Lucassen. Tra i pezzi meno convincenti, invece, al primo posto troviamo “Age of Shadows” (opener di 01011001) che non decolla come dovrebbe, complice la voce di Marco Hietala non così graffiante. Si poteva pensare a un altro brano tratto dall’album del 2008… Anche Tommy Karevik è una scelta di “ripiego” per la versione editata di “Into the black hole”, ma senza Dickinson sul palco era difficile trovare altra soluzione.
Spetta a Irene Jansen (in “The Two gates“) presentare i vari musicisti presenti sul palco, ma compare infine anche Arjen per suonare alcuni pezzi e, prima della strepitosa strumentale “Amazing Flight in Space”, si ritaglia ben dieci minuti per un discorso al pubblico, che forse poteva essere più conciso, ma rivela il lato umano e timido del songwriter. Anzitutto sottolinea l’unicità di questo evento live, ringrazia tutti i musicisti di differente nazionalità intervenuti (Joost van den Broek è definito il tastierista per eccellenza), i tecnici e assistenti coinvolti, poi passa a dedicare un omaggio alla campagna Lori Von Linstruth, chitarrista che ha saputo dare nuova linfa al progetto Ayreon nell’ultima decade. Divertenti le parole ironiche circa il sold-out pressoché immediato senza alcuna promozione e solo grazie a FB. Se l’evento nasce per fare cassetta, dopo tanti biglietti staccati il problema è come spenderli! Arjen parla a scatti, quasi balbetta in alcuni passaggi, un carattere da nerd navigato che stona curiosamente con la sua altezza vertiginosa.
In definitiva gli Ayreon si confermano l’isola felice delle metal opera, una grande famiglia cosmopolita dove coesistono voci, identità e reminiscenze sonore che danno vita a trame sci-fi dal sapore apocalittico, ma con un fondo di speranza. Il sound proposto è sempre potente e magnetico, non perde in fascino e incisività nella riproposizione on stage (alla faccia di chi definisce la musica di Lucassen cheesy, scadente). Basta ascoltare l’epilogo “The Eye of Ra” (degli Star One) per capire che questo tipo di musica vive di arrangiamenti pomposi ma genuini e testi corali cantati in gruppo come inno allo space metal.
p.s. Chi volesse concedersi un regalo questa primavera o farne uno importante, ha solo l’imbarazzo della scelta tra i vari i formati disponibili, dal prezioso 5-Disc Earbook con 2CD, 2DVD e Blu-ray al semplice doppio DVD o doppio CD, arrivando al triplo LP. Non perdetevi il Behind the scenes, ricco d’interviste, che svela quanto lavoro, ore di prove e tecnologia scenica è stata necessaria per questo monster-live.
Roberto Gelmi (sc. Rhadamanthys)
Il commento di chi c’era!
Sarò di parte, ma dopo tutto questa mia piccola aggiunta alla recensione di Roberto è dovuta proprio a questo, ma questo live è un gioiello!
Perché sono di parte? Perché quel 16 settembre ho avuto la fortuna di essere tra le 3000 persone che hanno presenziato al concerto degli Ayreon immortalato in questo disco. Rivedere quello show, riascoltare quelle incredibili esibizioni, è certamente emozionante; ora potrei infilarci un “Eh, ma di persona era tutta un’altra cosa!”, però non sarei onesto.Certo, un live visto dal proprio divano non potrà mai essere la stessa cosa di un concerto visto di persona, ma questo disco è quanto di più vicino possa esistere; ci sono live che non catturano appieno quello a cui hanno assistito gli spettatori, questo non è decisamente il caso. Quello a cui noi abbiamo assistito quel sabato, persone accorse letteralmente da ogni angolo del globo (come ricorda Arjen stesso nel “dietro le quinte” ci sono fan provenienti da 54 Paesi diversi), è stato catturato con maestria in ogni minimo dettaglio da questo live.L’ottima qualità audio e video, il missaggio fedele a quanto sentito quella sera, le inquadrature che cambiano frenetiche a catturare ogni dettaglio di quello show speciale non possono che soddisfare ogni fan della creatura di Arjen Lucassen che non ha potuto venire di persona al concerto.
Davide Sciaky