Recensione: Bab Al On
Il quinto, attesissimo album dei Dødsengel è finalmente tra noi ed è la colonna sonora ideale per ogni clima natalizio che si rispetti. Bab Al On suona quasi come una babality ma, nonostante renda l’ascoltatore piccolo piccolo, è tutt’altro: un mastodonte di oltre settanta minuti che va ad arricchire una discografia che, ad oggi, non ha mai conosciuto cali nonostante il suo continuo mutare forma. Volendo essere pignoli, Interequinox potrebbe collocarsi artisticamente in un gradino più basso, ma in compagnia di titani come Imperator il paragone sarebbe impietoso per chiunque.
Il disco è black metal a 360 gradi, zeppo di influenze, di cambi di umore e registri vari e, come di consueto in casa Dødsengel, offre una direzione artistica di altissimo livello. Bab Al On richiede tanto, tantissimo tempo per essere metabolizzato e apre completamente le sue porte in cambio di una glaciale e certosina dedizione. Concettualmente l’opera si raffronta col misticismo thelemico, con la dea Babalon e va costantemente a rompere barriere architettoniche per erigerne altre a suo uso e consumo.
Un esempio? Annihilation Mantra, un brano ambient servito in maniera quasi suicida come terzo in tracklist, oppure perle come Agnus Dei (cantata in latino) o Dies Irae, ce n’è per tutti i gusti e l’opera riserva sorprese praticamente ad ogni cambio di traccia. Bab Al On è sì un disco rituale, ma che riesce anche a giocare sugli ossimori: prima ti porta quasi al pianto poi ti annienta con la sua ferocia, ti fa soffrire, ti spaventa e ti fa rimanere incredulo per parecchio tempo.
A nostro avviso il vero punto di forza del disco sono le voci: è stato fatto un lavoro certosino e riuscire a pubblicare un disco black metal con praticamente tutte le tracce timbricamente diverse non è cosa da poco. La produzione però è fin troppo cristallina e in certi frangenti la mancanza della cara e vecchia sporcizia si fa sentire, soprattutto nei brani più aggressivi. Dettagli che in ogni caso non inficiano né compromettono l’ascolto.
C’è una sola strada per approcciarsi ai Dødsengel ed è quella dell’essere pronti a tutto senza dover rinunciare a nulla; Bab Al On non è un ascolto ortodosso e canonico ma un’opera che prova a spostare l’asticella verso altri lidi e ci riesce. Il territorio non è completamente alieno, gli Schammasch ad esempio ci sguazzano piuttosto bene già da un paio di lavori con risultati eccellenti. Si parla spesso di stasi nei generi e soprattutto di piattume generale schiavo di un’offerta sempre più soffocante e non sempre di qualità; questa piccola nicchia nera intagliata nel black metal è però viva, vegeta e ingloba gente che ancora riesce ad offrire prodotti artistici non indifferenti. Si può dire tutto a una band come i Dødsengel, tranne che non abbiano idee. Su un disco come questo ci si potrebbe tranquillamente costruire una discografia.
Troppa carne al fuoco? Probabile, ma noi addentiamo con un certo appetito e ci accingiamo a fare l’albero agganciando ben in vista una copia di Bab Al On. Piacerà? Non piacerà? Irrilevante. Quel che è certo è che terrà ben lontani i gatti.