Recensione: Babylon
Passano gli anni, i trend cambiano e gli stili si avvicendano, ma Blackie Lawless con i suoi W.A.S.P. è sempre in prima linea, immarcescibile cavaliere dell’heavy rock dall’immagine ormai consunta e corrugata, pronto a diffondere ancora una volta, manciate di grande musica intrisa di passione, scariche d’adrenalina e suoni ad alto voltaggio.
Un compito facile per un sommo fuoriclasse, iscritto da tempo nell’albo riservato alle leggende: con il minimo impegno, ed una formula collaudata da mille battaglie, il risultato non tarda mai ad arrivare, puntuale e sicuro. L’inconfondibile suono delle chitarre, la voce urlata, le atmosfere ricche di pathos e quell’alone di drammaticità carica di feeling, pronta ad esplodere in anthem ai limiti dell’epico, sono una ricetta che non ha quasi mai sbagliato un colpo, consegnando allo sterminato stuolo di fan album, di volta in volta, sempre dotati di più d’un motivo d’interesse e di soddisfazione.
I tempi di capolavori sconcertanti come “The Headless Children”, “The Last Command” e più ancora “The Crimson Idol” – vetta assoluta in carriera – sono troppo lontani e forse difficili da replicare.
Inutile disperarsi troppo ad ogni modo. A differenza di molti eroi d’epoche passate, ridotti a scolorita parodia di se stessi, Blackie ha ancora molto da dire: pur se non più in grado di sconvolgere gli animi come in gioventù, mantiene intatto un “tiro assassino” patrimonio di pochi altri eletti e dimostra d’essere ancora capace di reggere il confronto con chiunque, sparando a tutta forza in pieno volto agli ascoltatori, tonnellate di hard rock torrido, selvaggio e aggressivo che al solito riesce a divertire, eccitare gl’animi ed accendere, di quando in quando, quella scintilla ribelle fatta di pura rabbia, tipica di un songwriting corrosivo e mordace.
Il nuovo e fiammante “Babylon” – opera concettualmente incentrata sui temi dell’Apocalisse – così come il predecessore “Dominator”, in sostanza non smentisce nulla di un marchio di fabbrica che non smetterà mai di piacere e sollecitare l’incremento dei volumi, mandando in archivio un ennesimo passaggio riuscito di una carriera che, tolte alcune derive industrialodi frutto di follie ormai sepolte, non ha mai tradito le aspettative.
Forse un po’ risicata la tracklist, compatta nei numeri in pieno stile “vinile anni ottanta”, ma sufficientemente prodiga di scariche elettriche e passaggi ammantati dall’inconfondibile sentimentalismo “made in Lawless”. Sette pezzi originali più due cover – la tuonante “Burn” dei Purple e la scherzosa “Promised Land” di Chuck Berry, canzoni che s’inseriscono in modo perfetto nel contesto generale del cd – in cui non vengono a mancare una veloce randellata heavy rock n’roll alla “Helldorado” – stavolta intitolata “Thunder Red” – le cadenze martellanti ed appassionate dell’opener “Crazy” e le armonie dal grande trasporto emotivo ben rappresentate dalle solenni “Into The Fire” e “Godless Run”.
Un disco targato W.A.S.P., non è, in ogni caso, degno di fregiarsi di tal nome se sprovvisto di almeno una piccola pattuglia di brani cosiddetti da “panico”. Pronte e servite, le sontuose “Live To Die Another Day”, “Seas Of Fire” e sopra tutte, “Babylon’s Burning” arrivano a squarciare le casse dello stereo promettendo sfracelli dal vivo, a cavallo di melodie infuocate che emozionano e garantiscono le essenziali dosi di potente adrenalina, caratteristica immancabile nelle produzioni di mr. “Senza Legge”.
La vitalità non manca, la grinta non concede nulla al trascorrere del tempo ed il livello qualitativo – strumentale dei singoli musicisti si mantiene costantemente buono, quando non ottimo.
Il calore e gli ingredienti dei migliori W.A.S.P. sono insomma ancora tutti qui, presenti, ben definiti e racchiusi in un pugno di canzoni che sintetizzano con pregevole efficacia lo stato dell’arte di una band e di un frontman dalla storia lunga, ma ancora ben lontana dal dirsi esaurita.
“Babylon” non è che l’ennesimo eccellente tassello di questa avventura, incastonato in un mosaico dai contorni prossimi al mito.
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Tracklist:
01. Crazy
02. Live To Die Another Day
03. Babylon’s Burning
04. Burn
05. Into The Fire
06. Thunder Red
07. Seas Of Fire
08. Godless Run
09. Promised Land
Line Up:
Blackie Lawless – Voce / Chitarra
Doug Bair – Chitarre
Mike Duda – Basso
Mike Dupke – Batteria