Recensione: Back for the attack
Il 1987 per i Dokken, storica band hard’n’heavy, fu decisamente un anno fortunato sia per quanto riguarda la rendita di successo che per quanto concerne la creatività musicale. Già con “Under lock and key” la band aveva riscosso notevoli consensi sia a livello di critica che nei responsi dell’audience hard rock- metal del periodo. Forti di questo successo i nostri nel 1987 bissarono e consolidarono la loro fama con la produzione dell’ormai storico “Back for the attack”. Quest’album, che vede all’opera la stessa line up del precedente platter, può essere considerato un capitolo particolare della discografia del combo mostrando un gruppo in gran forma eseguire songs di forte impatto, in alcuni frangenti anche più “heavy oriented”, ma sempre elaborate con la ben collaudata miscela di potenza e melodia in un mix davvero coinvolgente. Corredato da una sontuosa front cover, l’album in questione divenne nel giro di poco tempo dalla sua uscita “disco di platino” permettendo al combo di partecipare alla storica kermesse hard’n’heavy “Monsters of Rock”. Andiamo, dunque, ad analizzare nel dettaglio “Back for the attack”.
Il disco mostra fin dalle prime note un’attitudine compositiva ed esecutiva decisamente più heavy, a partire dalla potente e diretta opener “Kiss of Death”. Il riff d’apertura, coinvolgente nel suo incedere incalzante, cattura subito l’attenzione dell’ascoltatore conquistandone il cuore soprattutto nello splendido refrain dove Don Dokken da un’ottima prova delle sue doti vocali. Menzione particolare non può essere fatta per il pregevole lavoro alla chitarre di George Lynch, che si lancia in un assolo davvero fulminante. Proseguendo con “Prisoner” notiamo qui un rallentamento delle ritmiche e una maggiore concentrazione del combo su temi musicali già ben collaudati dal combo, donando all’ascoltatore poco più di quattro minuti di elegante “hard’n’heavy” impreziosito da un bel refrain e soprattutto da un assolo melodico e per certi versi quasi struggente. Maggiore accento su riffs tipicamente hard rock viene dato nella terza traccia, “Night by night”, dove il lavoro alle chitarre del buon Lynch viene sostenuto a dover da una sezione ritmica “pomposa” al punto giusto. Ovviamente anche in questa track i solos sono tutti ben costruiti e compattano il sound del pezzo nel suo complesso. Un riff “pizzicato” (tanto da ricordare vagamente gli acdc dei bei tempi) ci introduce all’ascolto di “Standing in the shadows”, altro brano dove il drumming gioca un ruolo non indifferente insieme alle chitarre, che costruiscono solidi ed efficaci riffs sui quali la voce di Don ha il pregio di stendere vocals più graffianti. Particolare song risulta essere “Heaven Sent”, brano che vede alternarsi momenti più morbidi e abrasivi a parti in cui la band irrigidisce il sound dando luogo a linee melodiche non prive di accenti drammatici. A dare ulteriore “pathos” al tutto contribuisce Lynch che aggiunge, con un pregevole assolo, una certa “teatralità” al tutto. Giunti alla sesta traccia ci troviamo, a modesto parere del sottoscritto, di fronte alla vera gemma dell’album: trattasi della strumentale “Mr Scary”. La composizione è perfetta sotto tutti i punti di vista: arrangiamento, tecnica strumentale, originalità compositiva. Il tema fondamentale di questa instrumental song è molto “heavy” trascinando l’ascoltatore in un susseguirsi di riffs davvero uno più bello , potente e coinvolgente dell’altro! Qui c’è la prova definitiva, in estrema sintesi, dell’importanza di George Lynch nel dare un marchio inconfondibile al sound della band ( con tutto il dispiacere per il brutto modo in cui, in seguito, ha lasciato la band, aggiungo io). Proseguendo, “So many tears” risalta in tutta evidenza l’anima “melodic rock” del combo, dando in pasto all’ascoltatore quasi cinque minuti di grazia ed eleganza sia a livello di arrangiamenti che per quanto concerne la prestazione di ognuno dei membri del gruppo. Frizzante risulta essere “Burning like a flame”, grazie ad un brioso, ma sempre corposo, riffing che trova una risolutiva (e riuscita, aggiungo io) apertura melodica nel bel refrain. Da notare in particolare la prova vocale di Don Dokken, pulito nella tecnica e perfettamente a suo agio. La nona “Lost behind the wall” è una song impostata ai classici canoni hard rock, tanto da far balzare alla mente, ascoltando la voce di Don Dokken in alcuni passaggi, allo storico cantante degli Scorpions (Klaus Meine). Comunque sia qui troviamo grande maestria nel mixare riffs potenti ad altri di più melodico impatto. “Stop fighing love” viene introdotta da un liveve ed abrasivo arpeggio acustico, al quale subito segue un riffing roccioso e accattivante. Grande, in questo episodio, la capacità della band di calibrare il sound ora privilegiando momenti di più diretto impatto ora concentrandosi più sull’armonia (come bene viene eseguito il refrain principale….!). Il tocco di classe, come se non bastasse, lo mette ancora Lynch con un assolo che si innesta molto opportunamente lungo le linee portanti del brano. Riffs sontuosi ed incalzanti danno il via a “Cry of the Gypsy”, brano di grande impatto dove la band al completo regala all’ascoltatore un grande episodio di “hard’n’heavy” d’altri tempi. Chiude in bellezza l’album, dopo la sontuosità del riffing di “Sleepless Nights”, la splendida “Dream Warriors”, brano che venne inserito nella soundtrack dell’horror film “Nightmare on elm street III” (uscito proprio nel 1987). Non poteva chiudersi in modo migliore questo disco, con tutti gli ingredienti giusti che hanno reso famosa la band americana: classe, grinta e una punta di malinconica vena melodica che in ogni loro composizione ha sempre saputo colpire dritto al cuore di ogni buon hard rocker.
“Back for the attack”, in conclusione, può essere considerato il disco della maturità del combo americano. Non averlo nella propria discografia sarebbe davvero una imperdonabile lacuna per ogni amante del hard rock e dell’heavy metal made in ’80s.
Tracklist:
1. Kiss Of Death
2. Prisoner
3. Night By Night
4. Standing In The Shadows
5. Heaven Sent
6. Mr. Scary
7. So Many Tears
8. Burning Like A Flame
9. Lost Behind The Wall
10. Stop Fighting Love
11. Cry Of The Gypsy
12. Sleepless Nights
13. Dream Warriors
Line Up:
Mick Brown drums, backing vocals
George Lynch guitars
Don Dokken lead vocals
Jeff Pilson bass, backing vocals