Recensione: Back In Sin

Di Francesco Maraglino - 29 Dicembre 2024 - 8:00
Back In Sin
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I Venus in Vegas sono un nuovo super-gruppo rock incardinato nella scena romana. La band, infatti, nasce dall’ unione d’intenti di quattro musicisti “veterani” del rock capitolino, a cominciare da Fed Venditti, il chitarrista già con i Witches of Doom nonché partecipe delle opere degli Artificial Heaven.
Al canto troviamo la prodigiosa Gianna Chillà, vocalist già nota anche come solista (vista ed ascoltata, tra l’altro, anche a “Propaganda Live”) e componente di progetti come KILLA, JIA e Cherries.

Alla batteria, ancora, troviamo Alex Giuliani (Graal, Belladonna, Helligators) mentre Grabiel Alvarez si occupa delle quattro corde del basso (Acid Muffin, Stonewood).

Il primo lavoro della band s’intitola “Back In Sin” e rappresenta un omaggio al rock duro più classico. Il quale, però, è qui contaminato non solo da influssi blues, ma anche da certa oscurità derivata dalle suggestion del grunge.

Esempio lampante di tale scelta espressiva sono Last Train e No Faith, dai riff ficcanti e scuri tra hard settantiano, contemporaneità heavy rock e grunge.

Gli influssi della musica degli anni settanta del secolo scorso sono particolarmente brucianti in tracce come Another War (con i suoi cambi d’ atmosfere da roboante hard blues a passaggi più rarefatti), Back To The Farm (hard rock con qualche passaggo acustico nel finale),o, ancora, The Dark Side e Nightlife (dai riff squadrati a disegnare un hard rock dinamico e accattivante).

Le suggestioni grunge si palesano, di contro, nella magmatica Masters of Lies, contrassegnata dalla voce in bella vista e dal finale hard.
Don’t Blame Me è, invece, una semiballad oscura con tracce bluesy e con, ancora una volta, il canto sugli scudi.

“Back In Sin” è, in definiva, un disco intenso ed appassionato, che mescola influenze che vanno dall’ hard rock al dark, dal grunge all’heavy contemporaneo, con echi di Janis Joplin, Led Zeppelin, Beth Hart e, talora, con un piacevole effetto Pretty Reckless. E’ un’opera che lascia negli ascoltatori comunque un senso di coerenza ed omogeneità del sound nel suo insieme, grazie anche al collante rappresentato dalla chitarra e del canto.

Francesco Maraglino

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Genere: Grunge  Hard Rock 
Anno: 2024
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