Recensione: Back In The Dark [Reissue]
Se con Warning Games del 1984 i milanesi Hocculta si erano conquistati un posto al sole nell’allora affollato panorama della New Wave Of Italian Heavy Metal, quattro anni dopo, con il successore Back In The Dark, dal titolo sarcasticamente profetico, tornano parzialmente a immergersi nelle nebbie musicali del capoluogo lombardo, imprescindibile piazzaforte, insieme con Firenze, del movimento nazionale anni Ottanta. Alcuni cambi di formazione di sicuro minano l’equilibrio interno al gruppo capitanato da Massimo Lodini, a suo tempo etichettato come il Klaus Meine de noantri. I transfughi Luca Trabanelli e Marco Bona vengono sostituiti da una sola ascia, quella di Roberto Broggi che, seppur lodevole, non regge il peso delle altre due, mentre il resto della line-up rimane invariato, con la coppia Chiarito/Buratti saldamente concentrata sulla sezione ritmica.
Una virata verso suoni più cupi contraddistingue fin da subito la differenza fra questo album e il suo famoso predecessore dall’iguana in copertina su sfondo verde. Se con Dream Of Death – da Warning Games – i Nostri avevano iniziato ad esplorare territori musicali più oscuri, in Back In The Dark la vena ossianica costituisce il leit motiv del songwriting. La title track, in questo senso, è impietosa: le note british della chitarra di Broggi creano un’atmosfera che si taglia a fette e al resto ci pensa Lodini, sempre “Deutsch” oriented, nel confezionare un bridge degno degli Scorpions più malati. I richiami ai Black Sabbath si estrinsecano nelle seguenti Angel Of Death e Tempter mentre in Dirty Illusion gli Hocculta rispolverano il tiro dei bei tempi grazie a un pezzo massiccio e cadenzato dove il singer si carica sulle spalle l’intera responsabilità della resa finale. Per chi scrive l’highlight di Back In The Dark. Velocità mista a furia cieca in Along The River Of Memories, Haze Inside paga dazio al Paul Chain nazionale e Lonely Knights si allinea agli stilemi dell’HM classico del periodo. Chiusura affidata principalmente al cupo mantello nero di Supreme Sacrifice, debitore di certi Death SS del periodo Ghoram in quanto la scoordinata Shake Now costituisce poco più di un filler.
A Back In The Dark, principalmente, manca il wall of sound delle due chitarre, quello che sfiniva il collo dopo il furioso e doveroso headbanging provocato da mazzate come Owner Of Earth e Witches Chant oltre a quel pizzico di magia che tanto aveva contraddistinto il songwriting di Warning Games. Non si tratta di un disco brutto, sia chiaro, solamente ordinario, poca cosa quindi per le potenzialità di una band che in aria di consacrazione come gli Hocculta di fine anni Ottanta.
La resa sonora del Cd è onesta, tenendo conto che si tratta di puro travaso da vinile senza passare per il master originale, quello che stride è invece il packaging: buona l’idea del digipak ma resta discutibile l’uscita senza alcuna bonus track e libretto informativo. Il cartonato infatti riporta pari pari quanto uscito in vinile da parte della Metalmaster nel 1988, compreso l’imperdonabile errore di riportare il cognome del buon Massimo come Rodini al posto di Lodini ma, si sa, in quegli anni era così frequente leggere Maine invece di Meine che sicuramente il singer degli Hocculta, con gli anni, se ne sarà fatta una ragione, così come il vocalist degli Scorpions.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Discutine sul forum relativo
Tracklist:
1 – Back in the Dark
2 – Angel of Death
3 – Tempter
4 – Dirty Illusion
5 – Along the River of Memories
6 – Haze Inside
7 – Lonely Knights
8 – Supreme Sacrifice
9 – Shake Now
Line-up:
Massimo Lodini – Vocals
Roberto Broggi – Guitars
Tony Chiarito – Bass
Floriano Buratti – Drums