Recensione: Back Through Time
…l’avrò guardata, cento, mille volte questa luna e ha sempre lo stesso fascino, il suo adagiarsi sul mare, vestirsi di mistero, mentre urla senza fiato il silenzio attorno a noi.
Almeno per questa sera, echeggiano lontano i tamburi e non mi scalfiscono le reminescenze di quei boati di cannoni a squarciare la quiete intorno. Questa notte non è troppo lunga per pregare, domani è un altro giorno e non basteranno fiumi di alcol per soddisfare i nostri voraci stomaci e cicatrizzare le ferite… si sta alzando il vento… una nuovo viaggio sta per cominciare.
Pirati di tutte le latitudini, svegliatevi e unitevi armati di alcol (di birra sarebbe troppo riduttivo), perché dopo due anni di assenza ritornano più indiavolati di prima con Back Through Time gli Alestorm.
Per chi non li conoscesse, sono scozzesi, precisamente di Perth, sono attivi dal 2004 e hanno pubblicato negli anni due album. Il gruppo ruota attorno alla figura predominante del cantante-tastierista Christopher Bowes con il suo cantato “alcolico” e carismatico: un talento innato nel comporre arrangiamenti sublimi, dal sapore antico ed epico che si completano a meraviglia con le ritmiche gioiose e terremotanti di alcune composizioni.
Dall’ultimo episodio, qualcosa è cambiato: rimanendo fedeli al loro trademark, i nostri hanno affidato il loro destino a un lotto di pezzi di un impatto a dir poco devastante. Rimarrà sicuramente incredulo l’ascoltatore durante lo svolgersi di queste undici tracce (più le due bonus track della versione digipack), nonché disorientato dalla violenza con la quale sono state concepite e la follia con cui sono state eseguite.
A scanso di equivoci, possiamo facilmente dedurre che, anche in questo caso, gli Alestorm hanno svolto un grande lavoro confezionando un album di altissimo livello, intervenendo in maniera netta sui cali tensione che avevano caratterizzato i loro precedenti lavori, sperimentando più del dovuto per ricreare qualcosa di veramente unico e di diverso, ma che li rappresenti al 100%.
Possiamo dire che qualcosa in fondo si è veramente evoluto: le strutture si sono arricchite di nuovi elementi, diventando delle schegge impazzite. L’esempio lampante è costituito dall’opener “Back Through Time” che dopo il consueto colpo di cannone iniziale, parte in blast-beat a velocità siderali, confermando la tendenza degli ultimi tempi che vede anche i mostri sacri del genere (Rhapsody Of Fire in testa) apprezzare questo tipo di partiture, naturalmente cercando d’incastonarle bene nel complesso puzzle artistico, per avere poi dei risultati esaltanti e innovativi.
Possiamo dire senza ombra di dubbio che questo punto appena descritto è stato centrato in pieno, ma non mancano nella suddetta title-track, quel senso d’incurante gioia che tutto travolge e trova il suo massimo splendore nel ritornello, da cantare a perdifiato, caso mai con qualcosa di alcolico in mano.
Nessun calo di tensione anche nella canzone successiva “Shipwrecked”, dove la tempesta sonora non accetta minimamente di fermarsi. Incursioni thrash sguazzano nel mare di melodia creata dai violini sempre presenti in tutte le tracce di questo nuovo lavoro: un pezzo che farà sicuramente scatenare il pubblico in sede live. “The Sunk’n Norwegian” invece rappresenta il primo momento di “quiete” dell’album, dove le dinamiche serrate dei primi due pezzi, lasciano spazio ad armonie più cadenzate, ma non per questo prive di mordente.
Come inizio niente male, il mix di nuovi e vecchi meccanismi funziona a meraviglia anche nel quarto brano: Midget Saw, autentica esplosione di melodia e potenza, dal refrain irresistibile e dal finale a tratti commovente mette in risalto una band veramente in forma che vuole fare veramente sul serio.
Tornando a ritroso verso il concetto di cambiamento più volte menzionato durante il corso della recensione, ci sono alcune composizioni in questo album che innalzano a livelli ormai patologici la follia e la determinazione con la quale gli Alestorm si adoperano nell’intento di stupire a tutti costi.
Lo fanno con due pezzi di una genialità assoluta, “Buckfast Powersmash” e “Rumpelkombo”: il primo, caratterizzato da un assatanato riff thrash-oriented che ogni tanto compare nel pezzo, spazzando via la struttura già di per sé psicolabile, e il secondo dalla funzione alquanto discutibile della durata di quattro secondi, violento e deciso come un pugno in pieno volto, una specie di You Suffer dei Napalm Death.
Non mancano per fortuna i classici inni alcolici da cantare a squarciagola in mare aperto come “Rum” e gli stornelli pirateschi di “Scraping the Barrel” e “Barrett’s Privateers” che con la loro allegria permettono all’ascoltatore di continuare a sorseggiare il proprio drink senza altri traumi.
Trascurando “Swashbuckled” forse l’unico pezzo al di sotto delle aspettative, vorrei volgere, in chiusura di questa recensione, un pensiero per l’undicesima traccia in quanto incarna il momento più alto dell’evoluzione artistica di questa band.
“Death Throes of the Terrorsquid” rappresenta la pietra miliare di, forse, tutta la discografia degli Alestorm: un pezzo misterioso, deciso, epico, severo e tremendamente maligno nella sua interpretazione più osata e folle, con un break dal sapore black metal sinfonico di altri tempi che sicuramente disorienterà l’ascoltatore, ma lo travolgerà con tutta la sua maestria.
Il disco chiude con le due simpatiche bonus track “I Am a Cider Drinker” e “You Are a Pirate” che però non tolgono e non aggiungono nulla di quanto non sia stato già detto.
Un album veramente notevole che farà la gioia di tutti i fan e li unirà sotto un’unica bandiera.
Un disco vero e genuino che mette in vetrina una band con importanti doti tecniche, che sa osare e che suona e compone album per divertirsi e per far divertire.
Ottavio Pariante
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Tracklist:
1. Back Through Time
2. Shipwrecked
3. The Sunk’n Norwegian
4. Midget Saw
5. Buckfast Powersmash
6. Scraping the Barrel
7. Rum
8. Swashbuckled
9. Rumpelkombo
10. Barrett’s Privateers
11. Death Throes of the Terrorsquid
12. I Am a Cider Drinker (Bonustracks Digipack Edition)
13. You Are a Pirate (Bonustracks Digipack Edition)
Line up:
Christopher Bowes – voce, tastiere
Dani Evans – chitarra
Pete Alcorn – batteria
Gareth “Gaz” Murdock – basso