Recensione: Back To Basics
Molti di voi si chiederanno cosa ci faccia la recensione del disco degli Anvil su Truemetal a mesi di distanza dalla sua uscita ufficiale. Ebbene, anche a noi qui in redazione può capitare che sfugga, per vari motivi, la release di uno dei gruppi che si identifica meglio nella definizione di “True Metal“. L’importante secondo me è comunque che ci sia, anche se tardivamente.
A partire dalla splendida copertina fortemente vintage e dal titolo che non lascia spazio a dubbi, Back to Basics profuma maledettamente di inizio anni ottanta a partire dalla produzione, volutamente analogica. In questo disco infatti Lips ha riutilizzato la vecchia Gibson ES335 che non imbracciava più dai tempi di Metal on Metal!. Prima di affrontare la recensione vera e propria vi devo esternare un mio pensiero: per fare questo articolo mi sono risentito in questi giorni più volte il disco a parecchi mesi dalla sua uscita e, come spesso accade in questi casi, vuoi per la pochezza di concorrenza in questo periodo o per un personale mood diverso, le sensazioni che mi ha provocato sono sicuramente state più energetiche che non quelle originarie appena dopo il suo acquisto. Questo tanto per testimoniare una volta di più come una recensione sia frutto di un’opinione personale che viene poi divulgata e che non vuole né deve assolutamente essere presa come dogma o pubblicazione di una verità incontestabile così come possa assumere sfumature diverse con lo scorrere del tempo. Dopo queste valutazioni, nel momento in cui ho premuto il tasto Play del mio stereo per fare la recensione, il primo pezzo Fuel For The Fire mi ha colpito con la grazia di blocco di granito dell’Adamello in piena faccia. Il brano è fresco, cattivo al punto giusto, nella mia mente ho subito realizzato, come mesi prima, che gli Anvil sono ancora gli Anvil e sanno ancora scrivere ottimi pezzi di roccioso HM!. Alla fine dell’ascolto totale questa prima traccia risulterà uno dei pezzi migliori di tutta l’opera. Con una ritrovata fiducia mi accingo quindi all’assalto di Keep it Up che, purtroppo, qualitativamente parlando, rappresenta un netto calo di tensione rispetto all’opener. Un pezzo rock ‘n’ rolleggiante dal refrain ripetitivo che si trascina stancamente dove sembra già tutto sentito secondo i classici clichè degli Anvil fuori forma. Cambiamo fortunatamente registro in Song for Pain, una semi-ballad dove i quattro defender di Toronto danno prova di una insperata freschezza compositiva, partorendo il pezzo “meno Anvil oriented” dell’intero CD, un’ottima sorpresa per il sottoscritto. You get What You Pay For sprizza ritmi hard rock dei seventies da tutti i pori anche se fatalmente scorre via senza lasciare traccia. Un’intro sinistro costituito da una chitarra lontana fa da preludio a The Chainsaw che, pur non aggiungendo niente al tradizionale stile dei canadesi, mostra orgogliosamente il lato più duro dei Nostri, quello per il quale sono conosciuti da trent’anni in tutto il mondo. Riff assassino, Steve Lips Kudlow fottutamente monocorde, sezione ritmica senza redenzione: in un una parola il classico “pounding metal” degli Anvil !. (Exciter docet). Un titolo che e’ tutto un programma come Can’t Catch Me (When My Pants Are Down) è il brano successivo: chitarroni portanti di purissima derivazione NWOBHM, vocalizzi sgraziati e finale alla Motorhead. Questo pezzo sarebbe potuto comparire come riempitivo per esempio su Forged In Fire , dal tanto è ottantiano!. Doppie asce duellanti mi introducono a Go Away, un mid-tempo massiccio con Lips più in veste di cerimoniere che di lead singer, ma non basta, il brano non decolla mai, lasciando un senso di incompiuto. In Bottom Feeder si torna a velocità più consone agli Anvil con rifferama alla Megadeth che non stonano per niente anzi, conferiscono qual flavour thrashy che non fa mai male!. Il penultimo pezzo, Cruel World, è un lento “vero”, il primo mai composto dai kanucks in 13 album, un Lips irriconoscibile per un’esecuzione d’atmosfera non eccezionale ma sicuramente di buona fattura con comunque le fucking guitars sempre durissime e tenacemente HM. Altra speed song è Fast Driver, condita dai soliti cori sguaiati da osteria con i quali gli Anvil tante volte hanno “deliziato” i nostri padiglioni auricolari fino ad oggi.
Per concludere, ad essere sinceri, per ottenere una release alla pari di Metal on Metal o Forged In Fire, gli Anvil degli ultimi anni dovrebbero fare un best of degli ultimi 4 album e forse non sarebbe ancora sufficiente, questo in verità va detto!.
Resta comunque il fatto che la coerenza dei quattro metallari canadesi ha pochi pari nel mondo dell’HM attuale e Back To Basics, anche se non fa gridare al miracolo, da questo punto di vista non fa una grinza.
Gli Anvil sono tornati fra noi, lunga vita agli Anvil.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist
1. Fuel For The Fire
2. Keep It Up
3. Song For Pain
4. You Get What You Pay For
5. The Chainsaw
6. Can’t Catch Me (When My Pants Are Down)
7. Go Away
8. Bottom Feeder
9. Cruel World
10. Fast Driver
Line Up
Lips – Guitar, Vocals
Ivan Hurd – Guitar
Robb Reiner – Drums
Glenn Five – Bass