Recensione: Back To The Lombrosary
Quando l’underground precipita nelle più oscure e dimenticate lande del primigenio metal estremo, laggiù al centro della Terra, la sua fisionomia assume varie identità. Una di queste si materializza, come un ectoplasma, nei letali Mortal Fungus, act lombardo che scivola silenziosamente nel buio sin dal 1991.
A parte un intervallo compreso fra il 1994 e il 1998, la band è sempre stata attiva; producendo per ciò due demo-tapes (1991 ÷ 1994), un demo-CD (“Frightening Countries”, 1999) e uno split-album con gli Arkenemy nel 2003. Sino a giungere, finalmente, alla realizzazione del loro primo, vero full-length con la misconosciuta ma attiva Gentle Exhuming Records.
A onor del vero “Back To The Lombrosary” ha un minutaggio che potrebbe far pensare più a un EP che a un album di lunga durata, appunto. Tuttavia il numero dei brani nonché la loro coesione e unitarietà nel cercare di centrare l’obiettivo di una decisa personalità inseriscono, di fatto, i Nostri nell’insieme di chi ha realizzato almeno un lavoro completo, in carriera.
Tutto ciò fa ben capire quale sia lo stile entro cui il quintetto di Como fa risucchiare il proprio sound: death che sprizza marciume da tutti i pori, contaminato da elementi di proto-black e di thrash super-ignorante.
Attenzione, però: si tratta di definizioni che indicano una tipologia musicale arcaica, ormai estinta, e non di una mortificazione dell’opera dell’ensemble comacino.
Per rendersene conto basta rimarcare la somiglianza, a volte (“Repulsive Retaliation”), dell’interpretazione di Frank Wells a quella – leggendaria – di AC Wild dei mai troppo osannati Bulldozer. Non che ci sia stata una fotocopiatura di quanto fatto dalla band milanese, questo no; tuttavia il mood maligno e scellerato dei due combo lombardi non è così dissimile.
Come da insegnamenti dei maestri del death classico, il ritmo non eccede mai – a parte certi momenti come l’incipit di “Homopedophile” – , preferendosi, invece, un andamento più marcato e cadenzato, tendente quindi a dare l’idea dello sprofondamento in una maleodorante mota. Una sensazione decisa, rafforzata dalle armonizzazioni di Moonbeam (“Back To The Lombrosary”) che distorcono ulteriormente la realtà filtrata dal suono dei Mortal Fungus. Il rabbioso mulinare delle asce da guerra di AndreaS e Udo Usvardi si fa a volte imponente come nella «necrodeathiana» “Season Of Survival”, ricca di quella tenebra che, anni fa, avvolgeva spesso e volentieri il thrash più estremista; o nella «slayeriana» “Seeds Of Impurity”, rifinita con la carta da vetro a grana grossa dal rombante basso di Wells. Ottima, infine, “Abortive Foetus Disposal”, capace di scatenare sia l’headbanging, sia le più antiche paure grazie ai riusciti inserimenti di un violino malato.
Malgrado esista la possibilità di un primo approccio che possa condurre a un’idea riduttiva della proposta, dato il relativo minimale confezionamento complessivo, non bisogna prendere sottogamba “Back To The Lombrosary”. I Mortal Fungus sanno risvegliare quelle morbose sensazioni che albergano nell’anima dei deathster più anziani, da riversare, come esperienza artistica, nella mente di quelli più giovani. Se doveste imbattervi nella peritura micosi, fatela vostra!
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Back To The Lombrosary (intro) 1:30
2. Repulsive Retaliation 3:30
3. Homopedophile 3:25
4. Season Of Survival 3:04
5. Seeds Of Impurity 3:37
6. Frightening Countries 3:54
7. Abortive Foetus Disposal 4:26
Line-up:
Frank Wells – Bass guitar, vocals
AndreaS – Lead guitar
Udo Usvardi – Rhythm guitar, backing vocals
Joutsen – Drums
Extra-musicians:
Moonbeam – Rhythm guitar, violin, hang on “Back To The Lombrosary (intro)” and “Abortive Foetus Disposal”