Recensione: Backyard Babies

Di Fabio Vellata - 13 Settembre 2008 - 0:00
Backyard Babies
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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77

Tradizionalmente sottovalutati e meno noti di colleghi dalla classe spesso inferiore, i Backyard Babies mai hanno perso spirito ed identità, proseguendo con coerenza un percorso stilistico che, solo negli ultimi tempi, ha iniziato a garantire i frutti sperati.
Scompare, almeno in parte, il sogno da rockstar alimentato dal contratto con la tentacolare BMG, ma non tendono invece ad indebolirsi l’innato estro ed il valore artistico di una band in costante e progressivo sviluppo, nata quasi vent’anni fa ed ormai entrata, dalla porta principale, nel novero dei migliori esponenti del genere.

Un gruppo maturo e consapevole dei propri mezzi è quello immortalato dal settimo sigillo in carriera (semplicemente omonimo, quasi a voler testimoniare un nuovo inizio), album che segna l’approdo presso la Billion Dollar (divisione Spinefarm) e rilancia i quattro di Stoccolma in una dimensione nuovamente “underground” ma ancora una volta, prodiga di buona musica ed idee interessanti.

La carica d’esuberanza quasi adolescenziale degli esordi, trascinata sino al precedente “People Like People Like Us”, si è invero un po’ affievolita, lasciando spazio ad un songwriting maggiormente meditato ma non meno efficace.
La spigolosità e la matrice grezzamente punk n’roll hanno ancora una traccia indelebile nel sound del quartetto scandinavo, ma le doti d’esperienza hanno stavolta giocato un ruolo fondamentale nella stesura dei nuovi brani. Per la prima volta appare, infatti, necessaria una certa familiarità con le trame intessute lungo i tredici episodi in scaletta, obiettivo perseguibile attraverso qualche ascolto ripetuto ed un’adeguata metabolizazzione delle tracce che, mai come ora, appaiono dotate di numerose sfumature capaci di variare un’impronta di base, sempre e comunque radicata al solido hard rock d’origine.

Una maggiore forza espressiva, una più profonda capacità di stratificare la composizione dei pezzi, ed una saggezza acquisita attraverso anni di militanza nella scena, rendono dunque i Backyard Babies una band dal profilo evoluto e completo, come già detto, matura e non più del tutto accostabile alla corrente punk n’roll “mordi e fuggi” di facile assimilazione.
In tal modo, non vengono di certo mortificate le istintive caratteristiche di grinta ed energia, arricchite invece, da un sottostrato di dettagli aggiuntivi in grado di offrire ai pezzi un notevole dinamismo unito ad una più elevata longevità nel tempo.

Il successo dell’operazione è palese e si enuclea in brani fintamente “ignoranti” come “Degenerated”, “Drool”, “Voodoo Love Bow” e “Nomadic”, all’apparenza semplici schegge di piacevolissimo hard rock alcolico al cui interno tuttavia, non sarà troppo difficile notare un gusto raffinato per i ritornelli e la cura dei particolari, racchiusi in una produzione volutamente grezza ma in grado di dare pieno risalto ad ogni sfumatura sonora.

Prossimamente dalle nostre parti, il gruppo scandinavo si conferma ensamble di grande valore, capace di offrire un album convincente, scorrevole e dalle fondamenta solide ed efficaci ma soprattutto, abilmente bilanciato tra semplice schiettezza ed eleganza compositiva.
In altri termini, un disco riuscito, che ha tutte le carte in regole per piacere e soddisfare ogni appassionato di questo tipo di sonorità.

Tracklist:

01. Fuck Off And Die
02. Degenerated
03. Come Undone
04. Drool
05. Abandon
06. Voodoo Love Bow
07. Idiots
08. Nomadic
09. Back On The Juice
10. Where Were You
11. Zoe Is A Weirdo
12. Saved By The Bell

Line Up:

Nicke Borg – Voce / Chitarra
Dregen – Chitarra / Voce
Johan Blomqvist – Basso
Pedar Carlsson – Batteria

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