Recensione: Bad English

Di stell predator - 31 Marzo 2004 - 0:00
Bad English
Band: Bad English
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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86

Nati per iniziativa dell’ex Journey Neal Schon i Bad English con l’omonimo debutto verranno direttamente proiettati nell’olimpo dell’A.O.R grazie a un sound radiofonico ad alto airplay.
Merito delle sognanti tastiere di Jonathan Cain “Journey” e delle splendide vocals di John Waite “ex Babys” vero mattatore melodico, che con con il suo timbro sensuale ed avvolgente ci delizierà per tutta la durata del disco. Dinamici ed energici mid tempo tengono alte le emozioni, questo grazie alla solida sezione rimica formata da Ricki Phillips e Deen Castronovo, rispettivamente basso e batteria, brani come la bombastica “Best of what i got” o la rocciosa “Forget me not” ne sono un chiaro esempio. Addirittura il blues FMizzato – se mi concedete il termine – di “Rockin horse” ci cala in atmosfere da saloon tipicamente americane.
Permettetetemi di elogiare la superba prova alla sei corde di Neal Schon, sentitevi il suo lavoro ritmico sulla dinamica “Though times don’t last”, da brividi! Ma i Bad English sanno colpire ancora più basso con splendide ballate come la fantastica “Possession”, dettata dai tasti d’avorio di Cain e nella romanticissima “The Restless One”. Discorso a parte merita “Ghost in your heart”, mid tempo che con il suo incedere misterioso vi farà letteralmente sognare; sul disco sono presenti inoltre due ospiti del calibro di D. Warren e Mark Spiro che contrubuiscono al songwrithing in due canzoni. In chiusura troviamo l’episodio più pop del disco firmato da Pete Sinfield, “Don’t walk away”, tutto sommato piacevole.
Se siete dei fans dei Journey, Giuffria, ma anche formazioni minori quali Tradia, Aviator o Shout, fatelo vostro, non ve ne pentirete! Dimenticavo, lo trovate a prezzi assolutamente bassi.
FOREVER IN HEAVEN

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